Rassegna stampa

Ziche: «Per cominciare serve una Fiera Spa»

«Ritengo che la base di partenza per avviare collaborazioni fattive sia la trasformazione della nostra struttura in una società per azioni». Così il presidente dell’Ente Fiera, Valentino Ziche, si è espresso ieri a margine dell’incontro che ha visto riuniti in viale dell’Oreficeria i rappresentanti dell’Associazione Enti Fieristici Italiani. Che, dopo vent’anni, hanno scelto come sede di assemblea e consiglio direttivo non l’abituale ritrovo milanese ma il capoluogo berico. Un meeting che, almeno a parole, ha sancito la fine della corsa in solitaria a favore di una collaborazione tra Enti. E la condizione sine qua non per passare dalle enunciazioni ai fatti è, appunto, la riorganizzazione dell’assetto societario. Un argomento, questo, che ritorna così sotto i riflettori dopo un periodo di silenzio. La trasformazione in una Spa, infatti, pose il problema della divisone delle quote azionarie e la conseguente stesura di un lodo arbitrale. Lodo che, a sorpresa, affidò la totalità delle future azioni ai tre enti fondatori, estromettendo le categorie economiche. E fu l’inizio una lunga diatriba tra Comune, Provincia e Camera di Commercio, da un lato, e le associazioni produttive che fanno parte del Cda, dall’altro. La questione, momentaneamente in stand by, non è stata però abbandonata. A chiarirlo è il presidente della Camera di Commercio, Dino Menarin: «L’argomento non è chiuso: a breve ci dovremmo ritrovare per parlarne. Rispetto ad alcuni mesi fa, però, è cambiato il diritto societario e sembrerebbe che oggi non sia più possibile la semplice trasformazione da Ente in Spa ma che ci sia necessità della costituzione ex novo di una società figlia alla quale potrebbe essere affidata integralmente la gestione fieristica». Rimane aperto però il problema della proprietà. «La soluzione all’impugnazione del lodo promossa dalle categorie arriverà solo nel 2009. Fino ad allora si potrebbe trovare un accordo per la definizione del Cda. Comunque queste sono tutte valutazione preliminari e bisognerà vedere se sono corrette e condivise: la cosa certa è che la migrazione organizzativa verso una società di capitali è fondamentale per crescere». Intanto però le concorrenti estere galoppano mentre in Italia rimane difficoltosa la tanto sospirata sinergia. «Organizzarsi tra noi – spiega Ziche – è una necessità, arrivando anche alla costituzione di un polo fieristico regionale, per poter competere con il resto del mondo e non farci la guerra in casa». Ma Padova, quando ha dovuto scegliere per la sua privatizzazione tra la cordata veneta e quella francese, non ha avuto dubbi. A chiarire perché è proprio l’amministratore delegato della struttura patavina, Andrea Olivi: «Le decisioni vengono prese in un’ottica di investimento: la fiera è una azienda e quindi è normale che venga trattata come tale. Verona e Vicenza avevano fatto un’offerta ridicola che poteva avere un vago interesse politico ma limitato sul piano tecnico. Ciò non toglie però che il dialogo con Vicenza sia aperto e si possano studiare collaborazioni su presupposti tecnici». E anche Milano, attaccata su più fronti perché accusata di scippare mercato alle altre strutture, si dice pronta al gioco di squadra. Ad affermarlo l’amministratore delegato e presidente dell’Assofiere, Piergiacomo Ferrari: «La voglia di collaborazione c’è e noi, che veniamo accusati di essere predatori di manifestazioni altrui, siamo l’ente che ha in essere il numero maggiore di contratti di cooperazione con altre strutture». Ma anche Milano ha deciso di dare vita ad una sua rassegna orafa. «La nostra è una kermesse di nicchia e non vogliamo fare concorrenza a Vicenza che rappresenta una grande area dell’oro. Oro che a Milano interessa perché completa il mondo moda. Per questo tra noi si possono esplorare delle joint venture». Roberta Labruna

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