Rassegna stampa

«Vogliamo un fisco più leggero»

Una manovra che non rilancia la crescita, non traccia alcuna politica d’internazionalizzazione delle imprese (anzi la soppressione dell’Ice senza un rimpiazzo è una danno enorme), ma accentua la pressione fiscale sui consumatori ed elude il taglio della spesa improduttiva: coro quasi unanime ieri da parte di manager e imprenditori che hanno partecipato al convegno milanese promosso da Aefi e Cfi, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, sul tema del dopo crisi e delle sfide internazionali del sistema fiere.
In attesa che si sappia qualcosa di più sui provvedimenti per lo sviluppo annunciati dal ministro Tremonti, «mi auguro – ha osservato, a margine del convegno, Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare – che si adottino sostegni e strategie per le nostre imprese eccellenti: i mercati emergenti vanno conquistati subito, i nostri concorrenti sono già avanti. Simest e Sace sono di grande aiuto, ma serve anche il peso del Sistema Paese».
«Spero – ha aggiunto Duccio Campagnoli, presidente di Bologna Fiere – che si punti a ridurre il fisco su imprese e lavoratori. Eppoi si privilegi il supporto all’export delle nostre aziende: per questo però non serve l’ennesima lista delle buone intenzioni degli Stati generali. La fase attuativa, cioè il ruolo dell’Ice, si realizza semplicemente convocando le associazioni imprenditoriali dei settori e le fiere specializzate».
Quanto alla manovra finanziaria «questa – ha detto Ferrua – risponde alle legittime esigenze di aggiustamento di bilancio ma gli effetti sulla domanda italiana sono depressivi e senza aver previsto, almeno per ora, un alleggerimento fiscale sulle imprese. Meglio: il recente aumento dell’Iva dal 20 al al 21% colpisce quasi un terzo della spesa alimentare, indebolendo ogni velleità di rilancio, a breve, dei consumi».
«La manovra – ha aggiunto Ettore Riello, imprenditore e presidente dell’Associazione esposizioni e fiere italiane – non porterà nessun beneficio al mondo della produzione e inoltre non ha previsto nulla nemmeno per il sistema fieristico. Quello che è più grave è che non si capisce chi nel Governo abbia la delega per riordinare e coordinare l’offerta fieristica italiana, un formidabile moltiplicatore di contatti per il business».
Di più: «Secondo Cermes Bocconi – ha citato Gian Domenico Auricchio, presidente del Comitato fiere industria, l’agenzia di Confindustria per le fiere – per il 57% delle imprese italiane le fiere sono l’unico momento di promozione in assoluto».
«Peccato però – ha detto Roberto Ditri, ad della Fiera di Vicenza – che nella foga di rafforzare il supporto all’estero delle Pmi nessuno si sia ricordato di preparare un’agenzia che sostituisse l’Ice prima di sopprimerla. Un vuoto che mette in ginocchio l’internazionalizzazione delle Pmi». Ma poi Ditri si è soffermato anche sulla squadra dei rappresentanti del mondo imprenditoriale “testimonial” del Made in Italy ai quali è stata affidata la preparazione degli Stati generali. «Il rilancio – ha concluso – andrebbe affidato soltanto a imprenditori pratici di mercati internazionali e non a un’assemblea».
Anche Cleto Sagripanti, imprenditore e presidente dell’Associazione dei calzaturieri, ha sottolineato la stanchezza prodotta da comitati che sfornano documenti. «A fine mese – ha osservato – ci saranno gli stati generali dell’export. Ma di patrocini non sappiamo più che farcene». «La repentina chiusura dell’Ice – ha aggiunto Ferrua – non aiuta: è avvenuta in un momento sbagliato ed è noto che sono le Pmi ad avere più bisogno di supporti esterni, specie nei mercati più lontani e difficili da raggiungere». E poi ricorda la situazione paradossale creatasi: una serie di fiere e manifestazioni promozionali del Made in Italy all’estero, già programmate, non hanno la copertura finanziaria e rischiano di saltare. «L’impegno economico – ha sottolineato Ferrua – è di 46 milioni, ma ne sono stati sbloccati solo 15. Alcune decine di eventi sono perciò a forte rischio».
Fuori dal coro e un po’ rassegnato Enrico Pazzali, ad di Fiera Milano: «Prendiamo atto – ha detto il top manager – che il Paese è in difficoltà e non ci sono aiuti pubblici per l’internazionalizzazione, anche se poi qualche ampliamento di quartiere si fa lo stesso con i soldi della collettività. In generale, non è più tempo di pietire incentivi e agevolazioni, il mondo è cambiato: le imprese devono trovare al loro interno le risorse e le strategie per crescere sui mercati internazionali».
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FUNZIONA

ASPETTATIVE PER LE MISURE FUTURE

I provvedimenti per lo sviluppo
Le imprese ripongono attese per impegni e strategie a supporto delle realtà eccellenti e la conquista dei mercati emergenti
NON FUNZIONA

PROMOZIONE ALL’ESTERO INCEPPATA

Senza regia né soldi
Dei 45 milioni impegnati dall’Ice per la promozione all’estero delle Pmi, solo 15 sono disponibili. Decine di eventi sono a rischio

I GIUDIZI DELL’ECONOMIA

Il varo parlamentare della manovra mette infine un punto fermo dopo le molte modifiche delle ultime settimane. Il mondo dell’impresa resta però critico sulla validità delle misure

MANCA LO SVILUPPO
Le imprese registrano scarsa attenzione alla “fase 2”, cioè gli incentivi alla crescita. Così, spiegano, viene trascurato il comparto manifatturiero

AVANTI SUL LAVORO
Giudizio positivo sulle norme di flessibilità introdotte per dare più valore ai contratti aziendali. Starita (Amafond) vede nelle novità un modo per ridurre le disparità esistenti tra l’universo dei precari e quello degli “iper-tutelati”

PENSIONI INDISPENSABILI
Prima o poi, sostiene Manfredini di Confindustria Ceramica, bisognerà mettere mano alle pensioni. Avrei voluto vedere, spiega, un intervento strutturale in questo senso: lavorare un anno in più non sarebbe un dramma

SERVE DI PIÙ
I sacrifici, spiega Culicchi di Assocarta, dovremo farli tutti, ma operare solo sulle tasse non sarà sufficiente. Tra le poche riforme a costo zero fattibili l’auspicio è per un veloce snellimento degli oneri legati alla burocrazia

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