
Vini trentini sui mercati esteri
TRENTO – Più fiere internazionali per il vino trentino. È la richiesta che le locali cantine avanzeranno alla Trentino Spa, l’ente della Provincia autonoma preposto alla promozione dei prodotti tipici. L’obiettivo è la ricerca di nuovi mercati per fare fronte al calo della domanda in Italia e in Germania, i due mercati di riferimento delle etichette trentine. I produttori lanciano l’allarme anche sul decreto nazionale che introdurrà i controlli erga omnes a carico dei consorzi locali e rischia di mettere in ginocchio la vitivinicoltura provinciale.
Le vendite dei vini trentini stanno infatti registrando una battuta d’arresto sui principali mercati di sbocco. «Il mercato italiano e quello tedesco stanno assorbendo sempre meno vino trentino – spiega Luigi Togn, presidente della sezione Alimentari dell’Assindustria di Trento – mentre il mercato statunitense è stabile. Il nostro vino ormai ha consolidato la sua posizione sui mercati internazionali, per cui dobbiamo essere pronti a trovare nuove nicchie per compensare i cali sulle piazze tradizionali».
La posizione dei produttori, emersa nel corso dell’ultima riunione del Consorzio vini del Trentino, è orientata verso una maggiore presenza alle fiere internazionali per intercettare nuovi clienti. «La nostra idea – continua Togn – è di proporre a Trentino Spa la partecipazione alla fiera di Bordeaux sotto il cappello della Provincia, presentandoci come sistema trentino anziché andare alla spicciolata. Il Trentino è già presente al Vinitaly e a ProWine e la rassegna francese costituirebbe una buona occasione per cercare mercati di nicchia per alcune delle nostre varietà migliori».
Le cantine chiederanno alla Provincia anche un intervento sugli organizzatori del Vinitaly contro la decisione del trasferimento degli stand trentini in un padiglione più lontano rispetto all’entrata, a beneficio della Sicilia. «Noi produttori ci siamo confrontati e siamo preoccupati – aggiunge Togn – perché dopo tanti anni di partecipazione al Vinitaly i nostri interlocutori sono abituati a cercarci nel padiglione 2 mentre ora ci vogliono spostare al 3, che è meno visibile, per fare posto ai siciliani».
Ma dal fronte provinciale le preoccupazioni si estendono anche su quello nazionale. Come anticipato, le cantine temono l’introduzione dei controlli erga omnes, prevista entro l’anno dal decreto nazionale che modifica la legge 164/92. Quest’ultimo affiderà ai consorzi locali (o in alternativa alle Camere di commercio) una nuova serie di controlli sulla produzione e instaurerà tre tasse (sull’uva, sul vinificato e sull’imbottigliato). «Sarebbe un problema grave per le Doc trentine – sbotta Togn – che hanno dei margini di redditività già molto ridotti. Il fatto è che in primo luogo i controlli si aggiungono della Guardia di finanza, dei Carabinieri, del Corpo forestale e di altri soggetti. Quindi si tratterebbe di nuova burocrazia. Poi i costi sarebbero a carico dei consorzi e quindi dei produttori che li finanziano. Senza contare le nuove tasse».
Sulla stessa posizione si trovano anche i produttori aderenti all’Unione commercio e turismo di Trento. «Sarebbe un ulteriore colpo per il vino trentino – commenta Paolo Endrici, presidente della sezione vitivinicola dell’Unione – che sta già perdendo competitività sul mercato. Siamo molto preoccupati per questo aggravio di burocrazia. È giusto fare i controlli, ma potrebbero essere maggiormente coordinati e magari portati in capo ad un unico organismo».
AL.S.
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