
Villa Erba rinuncia all’ampliamento e punta tutto su convegni e mostre
Nessun ampliamento dei padiglioni, almeno per i prossimi tre anni. E un radicale cambiamento della sua ‘missione’. Villa Erba muta completamente pelle. Da polo espositivo, strutturato a sostegno della filiera produttiva del tessile a centro convegni di risonanza internazionale, inserito nell’orbita della grande Fiera di Rho-Pero. Una sorta di rivoluzione copernicana, che i soci hanno ratificato nell’assemblea di lunedì scorso senza sostanziali scossoni. L’analisi, condivisa da tutti, parte da un dato di fatto, vale a dire il cambiamento del mercato e l’impossibilità di competere con Milano nell’organizzazione dei grandi (e medi) eventi espositivi. Il segnale, chiaro, era d’altronde giunto a Cernobbio già da tempo, con il trasloco a Milano di gran parte delle fiere tessili. Adesso si cambia. Disegnando un nuovo piano industriale (le cui linee fondamentali dovrebbero essere presentate al Cda sin dalla riunione di dopodomani) e tentando di rilanciarsi. Obiettivo unico, non perdere quote di fatturato indispensabili per mantenere il bilancio in positivo e proseguire nella restituzione del debito, tuttora abbastanza pesante (9 milioni di euro). Le basi di questa rinnovata strategia sono state indicate con nettezza, tra gli altri, dai due soci di riferimento di Villa Erba: la Camera di Commercio di Como (che possiede il 21,8% delle quote azionarie) e Fondazione Fiera Milano (23,24%). Corrado Peraboni, direttore generale di Fondazione Fiera Milano, è anche nell’esecutivo di Villa Erba. «È finito un periodo – spiega – Abbiamo raggiunto l’obiettivo di ridurre il debito e adesso dobbiamo ricollocare la società in un mercato profondamente cambiato. Nulla di drammatico, intendiamoci, ma occorrerà ritarare l’offerta commerciale verso la convegnistica e l’organizzazione di mostre-congresso». Scelte obbligate, secondo Peraboni, per le «dimensioni piccole del polo espositivo lariano» ma anche per evitare una concorrenza «impossibile» con Fiera Milano. Salta, quindi, «l’ipotesi dell’ampliamento che – ammette il manager ambrosiano – è sostanzialmente incompatibile con le scelte per i prossimi anni. Dobbiamo agire molto rapidamente, parlare oggi di allargamento sarebbe inutile». Cambia la ‘missione’ di Villa Erba e crescono le preoccupazioni sulla capacità di mantenere alto il fatturato. Oltre alla paura di un confronto impari con Milano. «In Lombardia – dice ancora Peraboni – non ci sono ‘competitor’ comparabili. Il sistema fieristico non è integrato. Le sinergie sono possibili, ma non possiamo cedere quote di mercato. La sfida che Fiera Milano vuole attuare con Villa Erba è garantire un servizio al territorio ma sviluppando il proprio business». Nessun regalo, insomma. Ma una «collaborazione competitiva». Cernobbio si deve conquistare i propri spazi puntando sulla sua specificità. Un concetto ben chiaro ai soci che viene ripreso da Marco Citterio, presidente di Lariofiere. «La soluzione vincente per Villa Erba – dice l’ex numero uno di via Parini è intensificare la collaborazione con Milano per congressi e convegni, senza rinunciare ad attività di nicchia come ad esempio piccole fiere di settore». Citterio torna poi sulla «questione delicata» del rapporto tra la grande fiera milanese e i centri espositivi di corona. «Proprio domani (oggi, ndr) i rappresentanti dei poli minori si ritrovano per discutere la costruzione di un network capace di muoversi nel mercato indipendentemente da Rho-Pero. Ciò che serve assolutamente – insiste Citterio – è una politica regionale più integrata e non sbilanciata. Credo che la giunta Formigoni, dopo aver giustamente insistito nella legislatura precedente sulla realizzazione della grande fiera, possa adesso avere maggiore attenzione verso i piccoli e attivare politiche di sostegno che negli ultimi anni sono state insufficienti».
Nella foto: Cambia la ‘missione’ di Cernobbio: non più fiere ma convegni e mostre ad alto livello
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