
Veneto exhibitions fa gioco di squadra
Alla fine il seme è diventato germoglio: Verona, Vicenza e VeneziaFiere hanno deciso di fare squadra, dando vita a Veneto exhibitions. La società è stata costituita a fine dicembre dalle ceneri di Optimist, il primo tentativo – non proprio di successo – di sinergia tra i due big regionali per realizzare un polo del lusso. Ma questa volta c’è un’importante novità: con l’abbandono del partner privato, la società è stata ricapitalizzata e nella compagine è entrata con il 30% Veneto sviluppo, la finanziaria della regione.
Il timone è stato affidato a Giovanni Lasagna, già presidente dell’ente vicentino tra il 1998 e il 2003. «Dovremo potenziare il sistema fieristico, contribuendo a realizzare economie di scala e promuovendolo all’estero; lanciare start-up, esplorando l’interesse delle aziende di quei territori che non hanno un loro quartiere; e valorizzare con nuovi appuntamenti Venezia, contando sul suo appeal e sulle sue specificità». Il primo impegno consisterà – contestualmente all’elaborazione del piano industriale e alla definizione del budget – nello sviluppo dei principali asset già nel portafoglio della società: Luxury&yachts, in calendario a Verona; Nautic show a Jesolo, il Salone dei Beni e attività culturali e Restaura, a Venezia. Se Veneto exhibitions sia il trampolino per una partnership più stretta, lo dirà il tempo: qualcosa di più si capirà quando il comune scaligero metterà in vendita il 12% delle sue azioni della fiera di Verona. Intanto, però, dopo anni di tira e molla, un passo è stato fatto. «Credo molto nel gioco di squadra – dice Roberto Ditri, presidente della Fiera di Vicenza che, al pari di Verona, deterrà il 35% della neonata società –. I nostri concorrenti sono Hong Kong, Las Vegas e Basilea. E mentre ci facciamo laall’estero corrono. Ritengo anche che la presenza di Veneto sviluppo sia fondamentale». Sulla stessa lunghezza d’onda Giovanni Mantovani, direttore di Fiere Verona: «La concorrenza su scala nazionale ci penalizza nei confronti dei competitor esteri. E le nostre eccellenze dobbiamo valorizzarle».
Intanto la fiera scaligera gongola per un 2010 nel quale ha conquistato il podio tra i saloni italiani: un fatturato balzato del 10%, a 88,8 milioni, e un ebitda di 11 milioni. «Per il 2011 puntiamo a confermare il fatturato 2009, anno di riferimento vista la biennalità di alcune manifestazioni – dice Mantovani – e a far crescere utile netto ed ebitda, a seguito del contenimento dei costi. Investiremo sui padiglioni per migliorarne la dotazione tecnologica, sul potenziamento dei servizi e sull’estero». Il quadro delle novità è completato con il rilancio di Abitare il tempo, la trasformazione di Bionergy in evento annuale, e il ritorno di Transpotec e Logitec. «Svilupperemo inoltre la partnership con la fiera di Hong Kong che, attraverso la collaborazione fra noi, Buonitalia e Ice, farà si che sotto il marchio Vinitaly l’Italia sia per la prima volta country partner della International Wine & Spirits Fair».
Molte le novità in pentola a Vicenza, che ha approvato da poco il piano di sviluppo 2011-2015 e che ha chiuso l’anno scorso con conti in miglioramento. «Sono soddisfatto. Quest’anno – spiega Ditri – partiranno i lavori per il nuovo padiglione di 15mila mq e il parcheggio multipiano. Ulteriori ampliamenti saranno possibili, se ci saranno le condizioni di mercato. Puntiamo inoltre a consolidare VicenzaOro e sviluppare eventi sul turismo per disabili e il fai-da-te, che già hanno ottenuto buoni riscontri. E poi lanceremo un nuovo evento sul medicale».
C’è fermento anche in Trentino. Riva del Garda ha costituito una società per operare al l’estero: primo impegno lo sbarco, a luglio, del suo gioiello (Expo Riva Schuh), manifestazione leader nel calzaturiero. Se sul fronte societario sta maturando la possibilità di un ingresso dell’ente camerale, a fine febbraio dovrebbe essere presentato il progetto preliminare per l’ampliamento degli spazi. Nell’attesa, cantieri aperti per ulteriori 3mila mq. In Friuli-Venezia Giulia la spinta impressa dalla regione alla fusione tra Udine-Gorizia e Pordenone sembra essersi arenata. Con il precedente bilancio, erano stati promessi fondi alle fiere solo a fronte di passi verso l’aggregazione. «Non abbiamo ricevuto nulla», conferma Alvaro Cardin, presidente della fiera di Pordenone. La giunta ha rilanciato, assegnando alla finanziaria regionale l’incarico di realizzare uno studio di fattibilità, che però non vince le resistenze del polo della Destra Tagliamento: «Basterebbe un coordinamento del calendario. Con la fusione si creerebbero tre cda: due per l’immobiliare di Pordenone e Udine-Gorizia e uno per gli eventi. A parte il costo, la soluzione è poco funzionale. Senza contare che, per gestione eventi, rivendicheremmo la maggioranza delle quote della società».
andrea.lanzarini@ilsole24ore.com
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