
Vendo Global society
di Gabi Scardi
Con il titolo «The Unhomely: Phantom Scenes in Global Society» si è inaugurata la 2ª edizione della Biacs, Biennale internazionale d’Arte contemporanea di Siviglia.
Due sedi magnifiche, Centro Andaluz de Arte Contemporáneo e Reales Atarazanas, tre giorni dedicati ad artisti e professionisti con simposi, incontri, una meticolosa visita riservata alla mostra del re con il curatore e gli artisti per sancire, una volta di più, l’importanza che la Spagna attribuisce alla cultura del presente.
Curatore d’eccezione Okwui Enwezor, già noto per aver magistralmente diretto Documenta XI a Kassel nel 2002. Accomuna i quasi 100 artisti presentati l’attenzione nei confronti della perturbata realtà postcoloniale.
Quali sono – si chiede Enwezor – gli effetti di un mondo globalizzato, frammentato e cupo sugli individui e sulla loro capacità di convivere? E soprattutto: come può, l’arte, misurarsi con la realtà di un’umanità sempre più in transito in un mondo sempre meno accogliente? La risposta costituisce una critica radicale all’idea di autonomia che per decenni ha fatto dell’arte un ambito separato.
Coerente e rigorosa, la mostra nel suo complesso costituisce un atto di fiducia: nell’arte intesa come ambito etico e intellettuale, oltre che emozionale ed estetico, come spazio di reciprocità e di mediazione sociale, come espressione critica, ma anche come attività propositiva.
Variegate le opere, ma tutte strettamente legate all’idea portante della mostra, cosa che contribuisce a scongiurare l’effetto-fiera di molte Biennali. Il percorso espositivo si sviluppa per rimandi, dando adito a diverse traiettorie possibili. Oltre a fotografia e video Biacs comprende pittura, scultura e le bellissime incisioni crudeli e surreali di Dorota Jurczac. Ma soprattutto presenta un numero di "interventi" in cui la pratica artistica diventa contatto ravvicinato, diretto e specifico con un contesto definito. Si tratta, in molti casi, di interventi collettivi. Come quello del Parco de l’Hérmitage dei marocchini La Source du Lion, centrato sul recupero e riattivazione di un’ampia area verde del centro di Casablanca: basato sulla partecipazione, il progetto è inteso a far sì che questo luogo torni a rappresentare una risorsa per l’intera città; o come Voyage Croisées di Huit Facettes e Reporting System, storia di interculturalità vissuta direttamente, oggettivatasi in viaggi e incontri tra Italia e Senegal, in fotografie, video, e in un libro che raccoglie voci diverse sul tema della migrazione e dell’integrazione. Vero e proprio laboratorio di convivenza, Voyage Croisées è la sola presenza italiana alla Biacs oltre a quella di Olivo Barbieri con un video appositamente realizzato: una visione zenitale di Siviglia e dell’area circostante fino allo stretto di Gibilterra e alla costa africana. Numerosissime le opere di qualità, dal video di Salem Mekuria che racconta inediti itinerari nella natale Etiopia, a Yto Barrada che documenta con video e foto il difficile processo di modernizzazione del Marocco. I bidoni colmi fino all’orlo di petrolio di Alfredo Jaar su cui si riflettono visi emaciati di chi dalla globalizzazione non ha modo di trarre vantaggi, il tavolo da ping pong di Hang Yong Ping su cui, sotto un sinistro nuvolone popolato da pipistrelli, si affrontano in una partita di calcio estrema americani e iracheni sono commenti graffianti alla storia recente; più poetiche le silenziose, interiori, sculture abitabili di Absalon, gli "intens video" di Hannah Collins e di Runa Islam, le installazioni di Vivan Sunderam.
Enwezor rinuncia agli effetti speciali; dà spazio a ogni opera, lascia che diversi registri si alternino ma non ammette fratture nel discorso complessivo. La Biacs si distingue da molte kermesse di questi anni: è una mostra che passa dalla testa prima di arrivare al cuore e richiede un tempo per essere fruita e assimilata.
1Fino al 15 gennaio 2007. www.fundacionbiacs.com