
Una superfiera Scommessa da Il nuovo business per il futuro
– ROMA – U NA SUPERFIERA per promuovere il made in Italy nel mondo. L’Italia, che si lancia a capofitto nell’agone del mercato globale vorrebbe realizzare un sistema di servizi e di uffici all’estero comuni ai due più grossi poli espositivi nazionali. La svolta epocale del settore, che porrebbe fine a tutte le guerre di campanile del passato, sarebbe costituita dall’alleanza fra la Fiera di Milano, seconda al mondo per fatturato dopo quella di Hannover e Bolognafiere, la più importante in Italia dopo quella meneghina. Insieme, i due enti hanno registrato nel 2006 un fatturato di 455 miliardi di euro, pari a tre quarti del fatturato registrato da tutte le Fiere nazionali nel 2005. Gli accordi fra enti a livello nazionale non sono una novità (ci sono esempi in Emilia, Lombardia e Veneto); ma un sistema di relazioni che valga sia in Italia sia all’estero sarebbe una autentica svolta, soprattutto se a concluderlo sono città come Bologna e Milano. La strada da percorrerere è ovviamente lastricata di insidie perché molteplici e spesso contrastanti sono gli interessi che ispirano i variegati consigli di amministrazione, ma i vertici si dichiarano possibilisti. Del resto, la via è quasi obbligata perché le Fiere, ponendosi come interfaccia fra le aziende che producono e il sempre più vasto mercato dei compratori, non possono che puntare al massimo della efficacia promozionale. «L’alleanza Milano-Bologna allargata ad altri quartieri – ha detto l’amministratore delegato di Fiera Milano Claudio Artusi – se andrà in porto è un segnale che ci auguriamo possa avere numerosi sostenitori, a cominciare dalla istituzioni». E l’amministratore delegato della società felsinea, Claudio Porcelli, ritiene che le considerazioni espresse dal suo omologo a Milano vadano «nella direzione da sempre sostenuta da Bologna». Il minuetto fra ad, ci fa capire, insomma, che il corteggiamento è in atto e il fidanzamento un evento possibile. Dario C. Nicoli