
Una riforma che dà spazio a concorrenza e congressi
È stata definita una “privatizzazione morbida” la legge per la «Promozione e sviluppo del sistema fieristico regionale» (Lr 2/09) approvata a maggioranza dal Consiglio regionale della Puglia. Un testo portato in aula dalla Giunta Vendola, che fa sintesi con una proposta di legge del gruppo di An (primo firmatario Roberto Ruocco).
I privati per la prima volta possono accedere alla gestione del sistema fieristico pugliese: la loro partecipazione al capitale degli enti, però, non sarà più fissata al 51% come inizialmente prevedeva il disegno di legge della Giunta perché il Consiglio in fase di voto ha voluto tutelare maggiormente la presenza del capitale pubblico, da qui la svolta verso una “privatizzazione morbida”. Ai privati vanno la gestione e l’organizzazione degli eventi (senza avere la maggioranza delle società); al pubblico, invece, resta la proprietà degli spazi fieristici, il patrimonio e le strategie di rilancio.
Entro novanta giorni dall’entrata in vigore della norma (che avverrà il 28 marzo), la Giunta dovrà approvare il suo regolamento d’attuazione, per disciplinare i requisiti di qualificazione delle fiere, termini e modalità per le comunicazioni alla Regione. Insomma, quella che è stata ribattezzata come “governance morbida” (funzione regolamentare, calendario degli eventi, verifica della conformità dei quartieri espositivi).
L’accesso dei privati con la trasformazione delle fiere in società per azioni, dovrà avvenire entro sei mesi, attraverso procedure di evidenza pubblica per la scelta dei soci. E qui si poggia il punto focale della norma varata. Una riforma del settore che colma un vuoto legislativo di dieci anni e che si allinea ad altre realtà regionali, oltre a recepire le imposizioni comunitarie che intendono favorire la concorrenza e il mercato, nell’ottica di aprire sempre più i quartieri fieristici ad espositori e acquirenti esteri.
Se la filosofia è questa (Regione e parti sociali hanno lavorato al testo per oltre un anno, con anche alcune difficoltà sull’impostazione da dare alla norma) non è da trascurare un aspetto rilevante nella riforma: quello della centralità del settore congressuale, ancora carente di spazi in Puglia. All’interno della norma, infatti (articolo 9), è prevista la possibilità dell’Amministrazione regionale di concorrere al finanziamento dei programmi di ammodernamento e riqualificazione dei quartieri fieristici e al loro adeguamento per l’attività congressuale. Un’idea alla quale da tempo (si veda altro servizio) sta lavorando la Fiera del Levante di Bari, per supplire a una carenza di spazi nella città capoluogo.
Ma vediamo altri dettagli dei 14 articoli approvati dal Consiglio. Oltre a fissare la ripartizione tra fiere generali, fiere specializzate e mostre mercato (articolo 2), si fissano le regole per l’avvio delle attività: «Gli organizzatori di manifestazioni (recita l’articolo 7) entro il 28 febbraio dell’anno che precede l’evento, comunicano alla Regione la richiesta di inserimento nel calendario regionale, unitamente a quella di riconoscimento o conferma della qualificazione di manifestazione fieristica di rilevanza, internazionale, nazionale o regionale». In caso di silenzio da parte della Regione, «gli organizzatori possono svolgere le manifestazioni se entro il 30 aprile dello stesso anno non abbiano ottenuto riscontri alla loro comunicazione».
Vige ovviamente il principio per il quale la Regione, oltre ad avere il coordinamento della materia, dovrà (articolo 10) concorrere alla promozione dello sviluppo del sistema fieristico sui mercati nazionali ed esteri, attraverso aiuti comunitari e incentivi in favore di organizzatori e gestori delle attività.
Tra le norme transitorie, poi, quella per la quale nelle more della trasformazione delle fiere in spa, gli eventi già programmati potranno essere svolti dagli enti pubblici originariamente titolari.