
«Un buon esempio da seguire»
«Se il settore orafo italiano vuole vincere la sfida del cambiamento, deve seguire la strada tracciata dal Tarì». Gian Carlo De Paulis è uno dei massimi esperti in Italia del mondo orafo. É socio del Club degli Orafi Italia, docente e consulente dell’Ente Fiera di Vicenza.
In che cosa differisce il caso Tarì da quello degli altri poli orafi?
In Campania sono stati vinti i personalismi. É l’unico caso nazionale. Si è capito che il cambiamento va affrontando consorziandosi. C’è qualcosa di simile al Tarì solo a Valenza. Manca però un progetto comune. Le strutture restano separate.
Come è cambiato il mercato dell’oro?
Dopo Maastricht e l’introduzione dell’euro, l’oro non è più ritenuto una risorsa da tesaurizzare, un investimento. Oggi si acquista l’oro per il piacere di avere un gioiello.
I produttori non hanno saputo adeguarsi al cambiamento?
Sono impreparati. Il cambiamento si traduce nello stravolgimento dei canoni di commercializzazione. Mutano sia il dettagliante che il consumatore.
Quali sono i vantaggi di un consorzio, oltre all’abbattimento dei costi dei servizi?
Il consorzio è ideale per confrontarsi tra colleghi, per formare gli operatori alle nuove esigenze del mercato.
Il consorzio può offrire vantaggi anche nell’accesso al credito?
Pochi. Le banche con Basilea 2 si orientano su parametri molto rigidi. Non credo che siano disponibili a rivedere questa scelta. Anche i casi Cirio e Parmalat hanno contribuito a questo irrigidimento. Molti imprenditori dicono che i tassi negli ultimi mesi sono raddoppiati. Il consorzio dà però la possibilità di accedere più facilmente ai finanziamenti europei, specialmente nel campo del Fondo sociale.