Rassegna stampa

Tv e gioielli: l’elettronica italiana sceglie il lusso

Paola Guidi

BERLINO

Sono pochi gli operatori italiani qui a Berlino, alla Ifa (Internationale Funkaussltellung), la megafiera dell’elettronica di consumo che chiuderà mercoledì. Pochi, appena 21, in gran parte assemblatori e importatori. Tutti però accomunati da un filo rosso: puntare sulla nicchia forte dell’alta gamma.

È il caso della la G&Bl di Padova (30 milioni di fatturato, fortissima in Germania), che punta anche su una sponsorizzazione forte quella della Ferrari F430 Challenge, presente fisicamente nello stand per la meraviglia dei visitatori. L’azienda produce cablaggi speciali, ma anche borse fashion per pc, supporti per mega tv, raccogliendo ordini da tutta Europa. «Abbiamo puntato tutto sul made in Italy e sulla grande qualità – dichiara Stefano Clemente direttore generale -. Con Venice Class abbiamo deciso di entrare nel settore dei supporti di cristallo speciale per flat tv: è stato subito un successo».

L’abruzzese Proel Spa (75 milioni di fatturato, 130 dipendenti, in Borsa nel 2007) produce accessori e connettori ma soprattutto sistemi e componenti elettronici professionali per discoteca. In fiera ha annunciato uno spin-off che apre un’attività per la produzione di componenti per car-stereo. Sarà avviato un nuovo stabilimento da 36mila metri quadri che vanno ad aggiungersi ai 16mila esistenti, con un auditorium da 400 posti e un museo della musica.

Ma la star della fiera è Keymat, azienda italiana, anzi napoletana (120 milioni circa di ricavi 2006 e investimenti in fabbriche per 8,6 milioni): il suo schermo Lcd tempestato di diamanti (20 carati) incastonati in oro bianco è stato un formidabile driver per l’azienda al suo debutto a Ifa. Keymat, come riferisce Marco Formica, direttore commerciale, è una storia esemplare di rilancio di un’azienda che aveva cominciato importando elettronica dalla Cina per poi passare alla produzione, ma con la necessità di uscire da prezzi e posizionamento bassi. Oggi la fase nuova è avviata e prevede l’inizio dell’attività industriale in un nuovo stabilimento l’anno prossimo e tra due anni il debutto in Borsa. Per la tv arrivano già ordini dai Paesi arabi e dagli Usa.

Ma alla fiera di Berlino va in onda anche un altro film: i cinesi, ma anche i turchi e gli indiani, sono scatenati nello shopping di marchi famosi. La caccia ai marchi europei ha come obiettivo quello di vendere a prezzi meno stracciati i prodotti che escono dalle fabbriche asiatiche. Ma dopo l’acquisizione della Thomson e ancor prima della Schneider da parte del colosso cinese Tcl, e dopo il passaggio alla turca Beko di Grundig e di Roadstar, la caccia rischia di bloccarsi. Come del resto è avvenuto per il marchio Technics della Matsushita. Venderete il brand ai cinesi? «Mai. Non abbiamo nessuna intenzione di farlo» risponde Munetsugu Takeda, responsabile del gruppo per l’Europa. E aggiunge: «Siamo in pieno rilancio, abbiamo investito 1,9 miliardi di euro per le due nuove fabbriche dei plasma e arriveremo a 11,5 milioni di tv al plasma prodotte nel 2008».

Newsletter