Rassegna stampa

Tutti gli uomini che hanno fatto la nuova Fiera

«Quante ore lavoro al giorno? Non lo dico, mi vergogno». Sergio Garattini è il capocantiere della Grassetto appena fuori dal recinto del Nuovo Polo Fieristico (Npf) fra Pero e Rho, la sentinella più avanzata spedita nel deserto dei tartari dalla Fortezza Bastiani. Fra ruspe ed escavatrici si lavora giorno e notte per preparare l´accesso al Npf in vista della mega inaugurazione programmata da martedì 29 marzo a sabato 2 aprile, il giorno prima delle elezioni regionali. «Per domani (cioè oggi) è tutto finito», urla Garattini per farsi sentire. Ma aggiunge subito: «Per la galleria di collegamento alle autostrade è ancora lunga, nel frattempo si prepara una viabilità a raso portando le corsie da due a quattro. E il lotto dell´ultimo pezzo della galleria, con il raccordo alla tangenziale, che spetta alla Milano Serravalle, è ancora tutto da fare. Ci vorrà un paio d´anni». Sullo sfondo, la Fortezza si consegna severa agli sguardi. «Io ci sono – sembra dire – il resto non conta». Anche se per raggiungerla si percorrono tratturi sterrati fra container e operai che piantano la segnaletica (Berlusconi lo faranno passare dall´altro lato del perimetro quando il 31 presenzierà alla principale delle sei inaugurazioni del calendario ufficiale). Il Npf è un´opera grandiosa, il più grande cantiere d´Europa. Però non sarà davvero terminata prima di qualche mese al suo interno e quanto ai collegamenti con il resto del mondo, le strade sono costruite al 30 per cento, la stazione della metro di Rho verrà chiusa dopo le celebrazioni e funzionerà a tempo pieno da settembre, quella di Pero sarà operativa da dicembre 2005, l´alta velocità ferroviaria verrà portata al Npf con una stazione da 9.000 metri quadrati (costo 70 milioni) nel 2008. Tutte date ben conosciute fin dal luglio del 2004. Non sono in ritardo la Fiera o la Mm, che in 26 mesi ha costruito un tunnel di 2.100 metri: è Formigoni che è in anticipo. Di pronti ci sono tre capannoni degli otto coperti da sei ettari e mezzo ciascuno, previsti dal progetto. Quelli della zona est, numeri 1, 2 e 10: «La bonifica dell´area dell´ex raffineria Agip in quell´area è iniziata 4-5 mesi prima di quella della zona ovest», spiega Massimo Federici, responsabile della logistica, spianando la cartina come un generale. Quando saranno finiti i capannoni ovest? «A maggio, qui lo dico e qui lo nego. Speriamo». Le strutture sono pronte, però vanno attrezzate. Gli elettricisti egiziani della Gavazzi, società di impiantistica con filiale al Cairo, si dannano per fare presto. Qui cammini facendo attenzione a non calpestare le cannette del riscaldamento sul sottofondo del pavimento. Se ne rompi una, vanno cambiate tutte. I tapis roulant sono fermi, il pavimento della Vela lo stanno resinando. Pasquale Scalise sta finendo di saldare i 4.000 metri di corrimano assegnati alla sua azienda. Concluderete in tempo, Scalise? «Sì». Sicuro? «Penso di sì», aggiunge incerto. Gli altri, italiani e stranieri, alla domanda, ridono. Come Lindbergh Brasil, un 42enne con un nome come li danno solo i brasiliani, sbarcato da Belo Horizonte per dirigere l´installazione nella Vela di 70 sagome alte una ventina di metri, giganti per «ambientare» i visitatori nell´imponenza degli spazi. Opera del viennese Klaus Pobitzer (che ne parlerà sabato 2 aprile), raffigurano uomini stempiati e donne sovrappeso bollati spregiativamente come «pupazzoni» da Massimiliano Fuksas, il progettista. «Amigo, io li metto e 24 ore dopo sono a Tokyo per un altro incarico», sghignazza Lindbergh. Ma eccolo, Fuksas, il lituano di Roma. L´architetto si aggira nelle viscere della sua creatura, cappottone lungo e abiti neri come i ribelli libertari di Matrix. Sarà presente il 30 ma non il giorno della passerella di Berlusconi, «altrimenti la mamma mi toglie il saluto». Un pirata anarchico che sarebbe capace di lasciare una mappa per un forziere pieno non di dobloni ma di grano, perché è quello il vero tesoro. Ha voluto lucernari a imitazione del profilo delle montagne. Bulloni a vista ovunque, in nome della trasparenza. Cielo e cristallo. Attratto da richiami immediati, ha disegnato ristoranti a forma di fagiolo e sale congressi a forma di bolla d´aria. La sua Vela, vista dall´alto, commuove. Un´onda, un brivido di movimento lungo 1.300 metri che scuote lo spazio a trenta metri dal suolo e lo riscatta dal rigore squadrato dei capannoni e degli uffici. Adagiata sopra superfici massificanti (la capacità complessiva dei padiglioni, della Vela e del cosiddetto sottovela, il porticato inferiore, sarà di 120mila persone), riafferma l´unicità dell´individuo: fra le 150mila vetrate che la compongono, non ce ne sono due uguali. Dalla cabina della gru di Cosimo Solombrino, che montava i pannelli dei ristoranti fagiolo – «70 pannelli a fagiolo, per ognuno due mesi di lavoro per una squadra di 16 persone» – si nota un altro segno di inaugurazione: gli operai che lavano i vetri con gli idranti. Ben legati ai cavi perché sono sempre all´erta i «caschi rossi», i 12 addetti alla sicurezza in cantiere che per due anni hanno braccato per il loro bene i «caschi gialli», i 9.000 operai di 62 nazionalità diverse, spiegando loro in tutte le lingue che «la sicurezza è responsabilità», come recita uno striscione a caratteri cubitali uno striscione. L´acqua si riversa di sotto, sui cubetti di porfido da sistemare, sulle aiuole color terra appena seminate dalla Peverelli. Sabato 2 aprile il Npf accoglie i cittadini per l´open day, domenica 3 si vota, lunedì 4 il cantiere riapre.

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