Rassegna stampa

Tre società per gestire l’Expo

Prima puntata di una serie Marco Alfieri

MILANO

Tutto è rinviato a dopo il voto. Rimesso alle incognite dei rapporti di forza che usciranno dalle urne di domenica e lunedì. Ma la silhouette della newco che dovrà gestire la macchina dell’Expo 2015, al riparo dalle polemiche mediatiche sulla Milano verticale sì o no, sta prendendo forma. Al dossier sta lavorando Paolo Glisenti, il Richelieu di Letizia Moratti. Che un po’ ambirebbe a presiederla, un po’ potrebbe invece lasciare il campo entro il 30 giugno, quando verrà presentato il primo masterplan operativo, dopo aver diretto per un anno e mezzo il Comitato Expo. Il modello su cui ci si sta indirizzando è quello della holding di controllo con in pancia tre società gestionali rispettivamente dedicate a turismo, infrastrutture e sito espositivo. Ma sul risiko delle poltrone tutto è ancora fluido. Di nomi ne circolano parecchi: Parisi, Buora, Glisenti, Bicocchi, Roth, Cattaneo. Qualcuno addirittura azzarda Dell’Utri. Ma anche qui sarà decisivo il voto. E poi anzitutto ci sarà da rimpiazzare il preziosissimo Roberto Daneo, capo della struttura tecnica, l’esecutivo che ha materialmente gestito la candidatura Milano che l’altro giorno ha rassegnato le dimissioni, non senza qualche polemica.

Ma di certo, un primo effetto l’assegnazione dell’Expo l’ha già avuto sulla galassia Fiera Milano, nel più classico dei giochi a incastro. Non è un mistero che al quartier generale di piazzale Carlo Magno la vittoria parigina sia stata accolta con un lungo sospiro di sollievo. Gli investimenti che pioveranno sul sistema lombardo rappresentano un balsamo fondamentale per il rilancio dell’ente fieristico. Un toccasana salutato non a caso da uno spettacolare rally di Borsa – dopo i minimi storici del gennaio 2008 – seguito da realizzi e forti vendite sul titolo.

Il vincolo di Fiera, si sa, è il drenaggio di risorse che la capogruppo è costretta a girare all’azionista Fondazione. Per la precisione 56 milioni di euro annui: 45 per il nuovo Polo di Rho-Pero, 11 per il terzo rimanente di Fieramilanocity (dopo la cessione dei due terzi alla cordata Citylife di Salvatore Ligresti). Un affitto che riduce le possibilità della Spa di rilanciare la propria azione, al netto di un po’ di riorganizzazione e alcuni buoni accordi internazionali (soprattutto con la Fiera di Hannover per organizzare eventi in Cina). La contemporanea scelta di mantenere le due gambe espositive, imposta a suo tempo dall’Unione del commercio per salvaguardare gli interessi degli associati nel quartiere, è dunque da tempo insostenibile. Basti dire che la superficie espositiva netta complessivamente venduta, pari a circa 1,7 milioni di mq, è stagnante rispetto al 2007 e in flessione sulle previsioni 2008 scritte nel piano 2007-2011 (1,8 milioni). Con stime sul triennio 2009-2011 di una contrazione dell’8-10% rispetto al piano industriale originale.

L’assegnazione dell’Expo 2015 casca così a pennello, in una congiuntura segnata da un fortissimo surplus di offerta espositiva. Sia sul lato della valorizzazione edilizia: perché la cittadella verrà costruita anche sui 600mila metri quadrati di proprietà di Fondazione limitrofi a Rho-Pero (il Comune ne conserverà poi a titolo definitivo 55mila) su cui, dopo il 2015, cambiando la destinazione d’uso, si potranno sviluppare volumetrie interessanti: residenziale e commerciale. Sia su quello meramente espositivo: perché la candidatura darà l’abbrivio finale alla dismissione del vecchio Portello, necessario per rimettere i conti di Fiera in ordine e ridurre la superficie degli stand dagli attuali, abnormi, 480mila metri quadrati a 360mila concentrandosi nel nuovo Polo esterno.

Al suo posto, nell’area di Fieramilanocity, sorgerà un nuovo centro congressi da oltre 16mila posti. Quaranta milioni di investimento previsto di cui si farà carico la Fondazione, proprietaria dell’area. Un centro congressi che dovrà essere l’unico di queste dimensioni a Milano, tassativo. Ricordate le polemiche? Sulla carta esiste una convenzione, sottoscritta dal Comune nel marzo 2005, che prevede la sua costruzione sulle aree Risanamento del quartiere Santa Giulia: un’infrastruttura fondamentale nel business plan di Luigi Zunino per trainare il commerciale. Che fare dunque? «C’è la necessità di dotare la città di un centro di dimensione doppia a quella prevista nella ipotesi progettuale presentata dal gruppo Zunino (32mila metri quadri), ma c’è anche la volontà di Fiera di ospitare all’interno della Stecca del Portello questa funzione pubblica. A fronte di quanto emerso, verrà quindi aperto un tavolo di lavoro con i tre principali attori coinvolti per definire una linea d’azione concordata e condivisa», ripete da qualche tempo l’assessore Carlo Masseroli. In realtà esiste già una bozza d’accordo. Il costruttore piemontese è disposto a rinunciarvi in cambio di maggiori volumetrie commerciali su Santa Giulia.

Il punto è che Zunino ha problemi finanziari, dunque ha chiesto a Masseroli qualche settimana per capire se il volano Expo permetterà al suo gruppo di trovare risorse per completare i due grandi progetti che ha su Milano (Santa Giulia e aree ex Falck a Sesto San Giovanni) oppure se sarà costretto a vendere (si parla di un subentro di Euromilano/Caltagirone su Sesto). Ma anche Fiera aspetta di sedersi al tavolo. Prima vuol capire come andranno le elezioni. Per intendersi: Roberto Formigoni andrà davvero a Roma o resterà al Pirellone? È lui il grande azionista della galassia Fiera (insieme alla Camera di Commercio di Carlo Sangalli) e da lui dipenderà molto della tornata di rinnovi societari alle porte. I consigli di Fondazione e Spa andranno infatti a scadenza a fine anno.

Ma l’incrocio con la partita Expo rende il risiko incandescente. Sia Luigi Roth (presidente di Fondazione) che Claudio Artusi (a.d. di Fiera Spa) dovrebbero venir avvicendati. Roth, appena riconfermato in Terna, starebbe così lavorando per andare al vertice dell’ambitissima holding che dovrà gestire l’Expo 2015. Artusi, invece, potrebbe andare a guidare la controllata che gestirà l’ampliamento, la costruzione e l’infrastrutturazione dei padiglioni espositivi. Al suo posto si fa il nome di Enrico Pazzali, attuale d.g. della spa. Dunque un risiko che attende l’esito del voto per misurare i nuovi rapporti di forza tra gli azionisti. Con il sindaco Moratti, finora abbastanza marginale dentro il sistema Fiera, che dopo la conquista dell’Expo è decisa a contare di più.

marco.alfieri@ilsole24ore.com

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