
Tour dei palazzi aperti
Bologna città aperta: per due giorni, il 30 e il 31 gennaio, e grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna. L’iniziativa «Bologna si rivela», giunta alla quinta edizione, coglie l’opportunità di Arte Fiera per aprire al pubblico palazzi e chiese monumentali, offrendo incontri, spettacoli, musica e arte. In San Giorgio al Poggiale (via N. Sauro, 22) parleranno Bergonzoni e Daverio, padre Garuti e Bonaga, mentre Claudio Parmiggiani presenterà un nuovo e monumentale “affresco” dipinto dal fuoco e dal nerofumo. In San Colombano (via Parigi, 1/2) si ascolteranno musiche di Frescobaldi e ammireranno antichi strumenti della collezione Tagliavini, mentre a Palazzo Fava (via Manzoni, 2) sarà allestita, tra i mirabili affreschi dei Carracci, una mostra di poesia visiva a cura di Massimo Pignat.
Una rassegna sul paesaggio emiliano tra ‘700 e ‘900 (dalle collezioni della Fondazione Carisbo) animerà le sale di Casa Saraceni (via Farini, 15), mentre in Santa Cristina si ascolteranno conversazioni e musiche (presenti tra gli altri Daverio, Bergonzoni e Guccini, con l’intervento della Schola di Canto Gregoriano Benedetto XVI) attorno alla figura dell’artista Sandro Luporini, paroliere e autore dei testi di Giorgio Gaber.
Ma il clou di «Bologna si rivela» è atteso in Palazzo Pepoli Vecchio (via Castiglione, 8). Qui, in anteprima, si potranno visitare alcune sale del futuro Museo della città che si chiamerà Genus Bononiae. Fabio Roversi Monaco, presidente di Fondazione Carisbo e di Bologna Fiere è particolarmente fiero di questa anteprima: «Diciamo che è diventata la ragione della mia vita» scherza il professore. E spiega l’essenza del progetto: «In Italia i musei sono scarsamente visitati, se si escludono i più celebri di Roma, Firenze e forse Venezia. Aprirne uno come tanti sarebbe inutile. Il nostro si ispirerà a un principio guida: che Bologna è sempre stata una città “al centro”. La collocazione geografica e il tracciato della via Emilia, ad esempio, le hanno garantito fisicamente questa centralità. Poi, nel Medioevo, Bologna è diventata con l’università un centro privilegiato per la trasmissione del sapere, e si è sviluppata una grande attenzione per linguaggio e scrittura. Il fatto che qui siano diffusi i notai, che qui siano venuti Dante, San Tommaso ed Erasmo da Rotterdam si giustifica proprio per la centralità di Bologna in questo settore. Poi, sarebbero sopraggiunte le manifatture seriche, lo studio della medicina, i primi musei scientifici, l’artigianato e l’industria. Insomma il Museo andrà a valorizzare il genus bononiae». L’appuntamento è per il prossimo aprile.
Marco Carminati
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