Rassegna stampa

Torrigiani direttore della Fiera

La notizia è arrivata dagli analisti di Artprice e di Bloomberg, dando una bella botta all’orgoglio anglosassone dei due ex numeri uno, Stati Uniti e Gran Bretagna: la Cina sta diventando il primo mercato dell’arte al mondo. In soli tre anni, superata rapidamente la Francia, ha rimpiazzato anche l’Inghilterra al secondo posto delle vendite globali e ed è già in testa alla classifica per quanto riguarda il volume di opere vendute all’asta. Per questo sarà interessante osservare quel che accadrà a Shanghai dall’8 al 10 settembre (preview il 7) durante la quinta edizione di «SH Contemporary», una fiera che ha una storia breve ma intensa. Nata nel 2007 come “costola” asiatica di Bologna Fiere, ha attraversato acque un po’ burrascose e si rinnova quest’anno completamente. A partire dal direttore, uno dei nostri italiani da esportazione: Massimo Torrigiani, 45 anni, barese di nascita, imprenditore indipendente nel campo del l’arte (la società editoriale Boiler, il trimestrale fotografico «Fantom»). Sotto la sua guida si sono radunate 90 gallerie, metà delle quali cinesi, il 30% asiatiche e il 20% non asiatiche. Tra le big della cosiddetta “mainland China” ci saranno ShanghArt, Long March Space, Tang Contemporary, e le due occidentali con sede a Pechino James Cohan e Pace, mentre da segnalare tra le emergenti ci sono la 01100001 (che in linguaggio binario significa «arte») ed E-space.
Lo scopo, spiega Torrigiani, era «creare una piattaforma che mostri ciò che di più interessante accade sulla scena creativa cinese e asiatica. Era necessario far saltare ogni forma di pensiero fisso perché – nonostante ciò che si crede – in Cina tutto ciò che riguarda la produzione artistica e il collezionismo è molto meno codificato e prevedibile che in Occidente. Si tratta di un mercato aperto e velocissimo».
Eravamo abituati a pensare che i cinesi comprassero solo cinesi? Errore. «Il collezionismo cinese è molto segmentato e differenziato, ci sono certo i collezionisti che hanno comprato solo pittura cinese contemporanea dagli anni Ottanta a oggi, ma ci sono nuove generazioni che hanno studiato all’estero e innestano nelle loro raccolte tutta la loro curiosità sull’arte occidentale. Il ruolo di questa fiera è invitarli a guardare verso il lato giovane e sperimentale (la sezione First Issue, per artisti che hanno avuto la loro prima mostra solo nell’ultimo anno, o la videoroom), che anche dal punto di vista dell’investimento è quello che sul breve periodo può dare maggiori soddisfazioni». La pittura dominerà comunque la scena con il 70% circa dei lavori esposti (tutti già selezionati da tempo per assecondare il lungo iter della censura del Paese), ma ci saranno 7 gallerie specializzate in fotografia e una sezione dedicata a opere monumentali nella quale entrano anche lavori e installazioni decisamente concettuali. E intorno ci sarà Shanghai, con i suoi 20 milioni di abitanti e una nuova costellazione di eventi collaterali (www.shcontemporary.info).
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