Rassegna stampa

Su Fiere delle Marche rosso record di 1,44 milioni

Una perdita netta di 1,44 milioni di euro, che ha a monte un Mol in rosso di 1,56 milioni. È un buco senza precedenti quello con cui Fiere delle Marche (ex Fiera di Pesaro), chiude il bilancio 2010: bassi i ricavi (443mila euro) rispetto gli oltre 2,12 milioni di costi di produzione, in un anno senza la boccata di ossigeno rappresentata dal salone del mobile. Eppure, né l’emorragia dei conti (peraltro totalmente ripianata dalla Camera di commercio di Pesaro) né la previsione di un 2011 ancora in perdita – visto lo stop all’ultima ora a Domo360 in programma a settembre – preoccupano il nuovo socio privato. Mario Formica, entrato con il 40% delle quote (e l’impegno a salire al 70% nel 2014, con un graduale raddoppio del capitale sociale da 1 a 2 milioni di euro), si dichiara soddisfatto dell’investimento concluso a maggio e delle prospettive che vede in regione.
«Il bilancio 2010 – spiega il neopresidente di Fiere delle Marche, origini pesaresi ma riminese d’azione, amministratore unico di Alfad (specializzata in allestimenti e servizi fieristici) – rispecchia l’assoluta inesistenza di attività a Campanara, la chiusura di un iter che è servito a maturare la consapevolezza che era necessario mettere mano a una generale riorganizzazione fieristica. Ed è quello su cui sto lavorando. C’è già l’ok formalizzato della Regione affinché Pesaro gestisca, a partire dal 2012, anche tutta l’attività fieristica di Ancona e Civitanova dell’ex Erf, e questo a prescindere dall’ingresso nella compagine sociale delle altre camere di commercio, che noi auspichiamo». Palazzo Raffaello non si sbottona – come non lo fanno le Cdc – sulla possibilità di acquisire quote di minoranza della nuova Spa, di cui Pesaro oggi controlla il 45 per cento. E l’incertezza è giustificata, visto che il modello messo in piedi da Alberto Drudi, numero uno dell’ente camerale pesarese, e Formica, è il primo esempio in Italia di sistema regionale fieristico privatizzato, «tanto che siamo già stati chiamati a fornire il nostro know-how ad altri territori», racconta Formica durante uno dei suoi quotidiani viaggi su e giù per le Marche per incontrare imprenditori e categorie.
Della bontà del suo piano industriale – che presenterà a metà luglio a tutta l’Unioncamere – è certo: «Manterremo una struttura snellissima – assicura l’imprenditore, che è anche vicepresidente di Confindustria Rimini e unico socio privato del Convention Bureau romagnolo – oggi siamo una decina di persone e prevedo poche nuove assunzioni mirate. Tenere i costi bassi e quindi tariffe competitive con servizi all inclusive è la premessa per qualsiasi strategia di sviluppo». E lo sviluppo passerà da «nuove manifestazioni in comparti nuovi – precisa – e fiere rinnovate nei settori lasciati troppo a lungo appannaggio di gestioni inefficienti». A partire dal salone del mobile, «che abbiamo rimandato al 2012, l’8-10 giugno, e che tornerà biennale; mentre nel 2013 e in tutti gli anni dispari, sempre in giugno, ci sarà lo speciale cucine, per evitare il più possibile sovrapposizioni con Milano», dice Formica, puntando a sinergie con Federlegno e le aziende lombarde e venete per fare un salone del mobile classico, del complemento d’arredo e dell’outdoor (segmento chiave, quest’ultimo, per la costa adriatica).
«Pur senza il mobile, il bilancio 2011 sarà comunque migliore del precedente», assicura Formica, avendo messo in conto tempi medio-lunghi di ritorno degli investimenti. E annuncia una new entry, per il 10-12 febbraio prossimi: l’evento “Futura Energy”, sposato da Legambiente, sulle energie rinnovabili. «Ma stiamo anche progettando di riportare a Pesaro iniziative storiche – puntualizza – mantenendo tutte le specificità territoriali della regione, all’interno però di un sistema fieristico diffuso in cui i sedimi espositivi si tengono solo se ci sono contratti vantaggiosi. Altrimenti le tensostrutture offrono oggi soluzioni bellissime in location anche più adatte». L’ambizione di fare concorrenza all’expo riminese trapela. Dal canto suo, Alberto Drudi, assicura che Fiere delle Marche sarà la fiera di tutti i marchigiani: «Il bilancio 2010 chiude un percorso e tutti i suoi lasciti per aprirne uno nuovo. Per qualsiasi progetto c’è un prezzo da pagare e la privatizzazione era la direzione indicata dalle imprese pesaresi. Mantenere aperto il quartiere di Pesaro è stato un costo ma ci ha permesso di preservare l’appeal della struttura verso i potenziali acquirenti».
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IL CONSUNTIVO

-1.443.597
La perdita d’esercizio
Quello del 2010 è il risultato peggiore dell’ente fieristico pesarese negli ultimi 5 anni
615mila euro
Il capitale sociale
La Camera di commercio di Pesaro ha effettuato un’iniezione di capitale di 500mila euro l’anno scorso
2,12 milioni
I costi della produzione
Il valore della produzione ha superato di poco i 539mila euro (443mila euro i ricavi) con un margine negativo di 1,58 milioni

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