Rassegna stampa

Socio estero in vista per Fiera di Bologna

BOLOGNA – Una crescita media annua del fatturato consolidato dell’8%, mentre il margine operativo lordo passerà dal 21,4% al 25-28 per cento. Uno sviluppo sostenuto da investimenti per 85 milioni di euro, 50 milioni dei quali destinati a nuovi spazi espositivi e 30-35 milioni a iniziative commerciali, fra cui nuove manifestazioni e acquisizioni, spin off, sviluppo del filone estero, in Asia, Russia e Sud America, sulla scia di iniziative valide come il Cosmoprof di Las Vegas, chiuso pochi giorni fa.
Sono gli obiettivi del business plan 2004-2010 della Fiera di Bologna (che controlla, con il 51%, anche Ferrara e Modena), un programma ambizioso che porterà in sette anni il giro d’affari da 70 milioni circa a 120-130 milioni, ma anche un piano concreto, nel quale credono i privati. Il bando per le manifestazioni d’interesse a partecipare all’aumento di capitale di BolognaFiere Spa (non inferiore a 6,5 milioni di euro), per sostenere almeno in parte i programmi, ha incontrato molti consensi. “È un successo – dice l’amministratore delegato, Luigi Mastrobuono – sono passati 15 giorni e le richieste d’informazioni insieme alle lettere d’interesse sono molte di più di quanto ci aspettavamo”. La chiusura è a settembre e in ottobre la Fiera prenderà le sue decisioni, ma già si sa che, accanto agli operatori del settore, sono pronti a investire nella società banche e fondi, sistema camerale e associazioni di categoria oltre a “un soggetto estero molto interessante”, che probabilmente rappresenta un’importante Fiera europea. La privatizzazione di BolognaFiere procede dunque a ritmo sostenuto, mentre i conti 2003 tornano in linea con il budget. Dopo un primo trimestre deludente, penalizzato dall’effetto Sars e Irak, il semestre si chiude positivamente: +21% il Mol rispetto a giugno 2002 e +2% circa il fatturato. “Abbiamo lavorato sodo e tagliato i costi – sottolinea l’amministratore delegato – e prevediamo di chiudere l’anno in modo soddisfacente”.
Per decollare poi sono necessarie alleanze a tutto campo: Bologna è attenta al sistema regionale, ma pensa soprattutto alla competizione sul mercato globale. È quindi il sistema fieristico italiano nel suo complesso che deve attrezzarsi contro i colossi stranieri. “Si tratta di dare vita a una cooperazione rafforzata – sottolinea l’amministratore delegato – di estendere cioè il termine alleanza a tutto il sistema fieristico italiano”. Bologna tende la mano a Roma e riceve “messaggi da Verona e Vicenza”, ma sarebbe utile “che un interlocutore istituzionale aiutasse questo processo”. Con Rimini il dialogo resta aperto, ma non si prevedono, per ora, scambi azionari: “Non hanno senso se non c’è un piano industriale comune”.

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