
Società per «buone» azioni
PADOVA – Aziende in ordine sparso nel campo della responsabilità sociale. È quanto emerge dai primi risultati della ricerca condotta da Veneto Responsabile su un campione di imprese della regione. «Il nostro obiettivo – spiega Francesco Peraro, presidente di Veneto Responsabile, la "rete" di promozione della responsabilità sociale d’impresa (Rsi) – non è quello di certificare quali siano le aziende buone per distiguerle da quelle che non sono tali, ma di verificare in concreto le buone pratiche che vengono poste in essere dalle singole realtà produttive. Si va così dalle aziende che redigono il bilancio sociale a quelle che fanno donazioni passando per coloro che mettono in atto veramente delle buone pratiche di Csr (Corporate social responsibility, ndr)». Le aziende, insomma, sono in ordine sparso: «Di per sé – prosegue Peraro – non è una cosa negativa perché ognuno traduce nella sua realtà le attenzioni sociali e ambientali, ma manca ancora la cultura di cosa sia veramente la responsabilità sociale di impresa. Emerge, nelle interviste che abbiamo condotto, una certa confusione in merito alla differenza esistente tra una azione di responsabilità sociale e, ad esempio, la donazione effettuata a favore di una azienda. Nella impresa veneta c’è una innata vocazione a essere presente sul territorio e attenta alle dinamiche locali, ma forse la responsabilità sociale è qualcosa di più. È una filosofia di impresa che implica l’effettivo coinvolgimento degli stakeholder, ovvero tutti coloro che sono interessati in ogni modo dall’attività dell’azienza stessa».
Molti bilanci sociali sono così redatti direttamente dagli stakeholder, ma il coinvolgimento delle parti sociali è tutto da verificare. «Cresce la consapevolezza degli imprenditori che la Rsi si possa tradurre in un fattore di aumento della competitività. Le aziende che sono più socialmente responsabili – spiega Antonio Sambo, coordinatore della mostra convegno della solidarietà "Civitas" – sono anche quelle che vanno meglio nei periodi di crisi e riescono ad avere sempre una forte attenzione e partecipazione da parte di tutti intorno alla necessità di essere flessibili rispetto alle esigenze del mercato e quindi alla possibilità di organizzarsi adeguatamente sia nei singoli comportamenti sul lavoro, sia nei rapporti con i fornitori, sia nel marketing».
A credere nella responsabilità come fattore di competitività sono soprattutto gli imprenditori che sono stati solo sfiorati dalla crisi. «Imprenditori che sono a un livello superiore di riflessione nella gestione aziendale e che vedono la Rsi – aggiunge Peraro – come un altro campo di innovazione non tanto tecnologica, ma culturale. Per quanto riguarda il riflesso sulla competitività, diversi studi dimostrano che l’attenzione del consumatore, oggi, si orienta proprio sul sociale. Ma un’altra implicazione, più sottile, è la riduzione drastica dei conflitti interni all’azienda con una crescita della produttività legata alla diminuzione dei fattori di divisione interna con i lavoratori».
Sul campo della responsabilità sociale delle imprese si muovono anche le Camere di commercio. Queste ultime «hanno attivato uno sportello Csr in forza di una convenzione con il ministero del Welfare – spiega Roberto Crosta, vicesegretario generale della Camera di Commercio di Venezia e componente del tavolo di lavoro costituito da Unioncamere Veneto sui temi della Csr – È presente in tutte le strutture della regione ed è lo strumento con cui si diffondono le informazioni relative alla responsabilità sociale d’impresa. Alcune Camere hanno anche organizzato corsi rivolti agli imprenditori sui "rudimenti" della Csr dove si spiega alle aziende quali siano i comportamenti socialmente responsabili. A Venezia è stato anche attivato uno sportello che aiuta le imprese nella redazione del bilancio sociale. Alla Rsi crede fermamente il 5% delle aziende, mentre il 55% non è interessato. C’è poi un 40% rappresentato dalle aziende che potrebbero essere interessate alla Csr una volta colto il vantaggio competitivo a essa legato. Il Veneto e il Nord-Est non sono ancora maturi in tema di responsabilità sociale e c’è ancora molta strada da percorrere, a partire dalla semplice informazione».
PAGINA A CURA DI
CARLO SACCON
– Il programma
I principali appuntanmenti della "tre giorni" di Civitas alla fiera di Padova dal 5 al 7 maggio
Più di 100 appuntamenti per una tre giorni che sarà inaugurata da Marina Silva, ministro dell’ambiente del Governo federale del Brasile. "Civitas" si svolgerà in fiera a Padova dal 5 al 7 maggio (l’ingresso è gratuito dalle 9 alle 19.30). Il programma di quest’anno prevede, tra l’altro, la presentazione di quindici progetti tematici; un nutrito programma culturale; una "sezione" dedicata all’alta formazione e un buon numero di convegni. Verranno inoltre lanciate le campagne contro la povertà e contro il turismo sessuale con minori in Brasile. La maggior parte dei visitatori di Civitas sono distribuiti entro un raggio tra i 50 e i 200 chilometri da Padova, e non sono operatori del settore. La maggior parte degli espositori sono invece associazioni che operano nel campo della tutela dei diritti. Seguono il settore dell’assistenza e quello internazionale.