
«Si deve pensare alle fiere come a un vero distretto»
da Finanza&Mercati del 07-11-2006 «Oggi siamo a una svolta dopo anni di immobilismo. Il sistema fieristico attraversa cambiamenti strutturali importanti verso i quali l’atteggiamento degli operatori e delle istituzioni non può essere solo da spettatori». Sono le riflessioni di Pierpaolo Vaj, presidente dell’associazione Asal – Assoallestimenti, l’associazione di Federlegno-Arredo che rappresenta circa 500 aziende di allestimenti esistenti sul mercato italiano. Asal ha presentato in questi giorni un progetto integrato per lo studio, la promozione e la valorizzazione del sistema fieristico italiano che ha come principale obiettivo fare del sistema fiere un distretto industriale. «Il dibattito economico sulle fiere – spiega Moreno Zaccarelli, imprenditore, delegato al coordinamento del progetto – attualmente è dominato da una logica che ha al centro il quartiere fieristico, dimenticando che il nostro settore funziona perché tutti gli operatori della filiera si collocano su livelli di eccellenza nella loro specifica fase produttiva. In un certo senso funzioniamo come un distretto industriale, non necessariamente localizzato, con grandi capacità di flessibilità ed apertura verso l’esterno». La prima fase del progetto di Asal sarà l’organizzazione del primo Forum della filiera fieristica che si terrà il 29 novembre a Milano presso la Sala Azionisti della Fondazione Edison. In discussione le strozzature che impediscono di migliorare l’efficienza del sistema e gli ambiti di collaborazione tra le diverse componenti della filiera. «Stiamo assistendo – continua il presidente Vaj – alla realizzazione di consistenti piani di ampliamento da parte degli enti fieristici e in alcuni casi ci si può chiedere se si stia seguendo una logica industriale o semplicemente l’appagamento di un desiderio di gigantismo da parte di operatori e istituzioni locali. Il rischio non è soltanto di ritrovarsi con un eccesso di offerta di spazi, ma anche con un proliferare di manifestazioni fieristiche simili, in una lotta competitiva che potrebbe avvantaggiare sistemi fieristici esteri più concentrati e quindi con più risorse da gestire. Dobbiamo chiederci se lo scenario tra cinque o dieci anni sarà quello di un sistema con pochi grandi poli fieristici o una fiera per ogni campanile». L’ampliamento dei poli fieristici non è un tema che riguarda unicamente i quartieri fieristici. I costi di un’eccessiva concorrenza tra i medesimi e una non coerente strategia politica di ampliamento degli spazi inciderebbero inevitabilmente in modo negativo sulla qualità e la forza competitiva delle manifestazioni italiane, finendo per indebolirle rispetto alle manifestazioni estere. «La qualità delle manifestazioni – precisa Zaccarelli – è direttamente correlata alla capacità di sincronismo di tutta la filiera. Non solo gli enti e gli organizzatori, ma anche allestitori e fornitori di servizi fieristici devono collaborare facendo sistema. È l’unico modo per poter mantenere manifestazioni internazionali in Italia». Il settore degli allestimenti sta vivendo un momento relativamente positivo. «Il settore degli allestimenti – conclude il presidente Pierpaolo Vaj – ha chiuso lo scorso anno con dati complessivamente positivi con un incremento vicino all’1% sia per il fatturato che per i metri quadrati allestiti. È stato soprattutto il fatturato estero la componente che ha trainato la crescita raggiungendo i 120 milioni di euro, testimoniando che l’offerta italiana ha ancora una forte potenzialità di sviluppo. Queste potenzialità potranno essere colte solo se sapremo fare sistema». Per quanto riguarda il 2006, le aspettative degli imprenditori sono ancora orientate all’ottimismo. Sia per gli allestitori sia per i fornitori di servizi e materiali per l’allestimento, l’anno in corso si chiuderà con un incremento (circa il 40% dei rispondenti all’inchiesta di Asal) o comunque con una conferma dei già buoni risultati del 2005 (circa il 50% dei rispondenti). ANDREA SETTEFONT