Rassegna stampa

Sempre più vita Fuori salone

Vertiginoso. Con un programma sempre più tentacolare e vulcanico, il Fuori salone è diventato un appuntamento imperdibile nel l’agenda di buyer, giornalisti, studenti delle accademie internazionali e collezionisti. Del resto, l’aria più vivace si respira qui, fra feste, installazioni e vernissage. E così, mentre gli addetti ai lavori sono pronti a riversarsi sulle strade di Zona Tortona per scovare l’ultima tendenza e fare scounting di giovani talenti, DesignPartners è pronta a rilanciare la sfida.
«Quest’anno nasce Zona Romana», racconta l’amministratore delegato Maurizio Ribotti. «Stesso format di Zona Tortona, ma su un tessuto sociale diverso. Partiamo con due location, gli spazi industriali di via Botta e il Teatro Franco Parenti».
I loft di via Botta ospitano diverse collettive, fra cui Love Design, un viaggio intorno agli oggetti dell’intimità. Il Teatro Franco Parenti, invece, è il quartier generale di un nuovo progetto, StatuStories, il primo concept store temporaneo realizzato per il Fuori salone con complementi d’arredo in edizione limitata e pezzi di modernariato. «La formula è nomade. Dopo Milano, StatuStories volerà a Londra per la Design Week. Ma quello che ci interessa di più, è che diventi un aggregatore di idee. Per questo, abbiamo chiesto a designer del calibro di Karim Rashid e Tom Dixon di esibirsi come dj. Ma solo dopo mezzanotte».
L’ibridazione delle discipline – design, musica, ma anche arte, moda e food design – fa parte del dna del Fuori salone, tanto nel circuito collaudato di Zona Tortona, quanto nei poli emergenti, come via Ventura, a Lambrate. «L’atmosfera di via Ventura nasce da un mix di identità creative. Ci sono le gallerie d’arte, la redazione di «Abitare», il Politecnico», racconta Mariano Pichler, architetto responsabile della riqualificazione dell’area. «In questo contesto, il design entra con naturalezza. Soprattutto, nella sua dimensione più sperimentale». Accompagnata da cocktail e dj set, la galleria Plusdesign, specializzata in design art, presenta nove pezzi d’autore, con nomi come Fernando e Humberto Campana, Richard Hutten, Patrick Tuttofuoco (www.plusdesigngallery.com).
Ma, l’attrazione crescente per la design art è confermata da una presenza d’eccezione: quella di Design Miami, che, per la prima volta, organizza un evento fuori sede. E, per farlo, ha scelto gli spazi Fendi di Milano. «Con Craft Punk, vorrei mettere in luce il valore del fatto a mano e dell’ispirazione individuale», racconta Ambra Medda, direttrice di Design Miami. Ogni giorno, dalle 16 alle 20, i designer si esibiscono in performance live, intervenendo sui materiali di scarto Fendi con tecniche diverse, come il ricamo, la saldatura o la bollitura (nel caso dei ritagli di cuoio). L’idea è quella di creare dei pezzi unici riscoprendo metodi antichi e a basso costo. Complice la crisi, il mondo del lusso dimostra di voler mettersi in gioco per trovare nuove soluzioni creative, dando vita a un orizzonte culturale chic&cheap.
Accanto alle proposte radicali di Craft Punk, tutto il sistema moda fa rete, trasformando i propri showroom in palcoscenici multimediali. Nella sede di C’N’C’ Costume National, Ennio Capasa ospita Marteen Baas, l’enfant terrible del design olandese che, per l’occasione, presenta tre film-orologio, alterando la dimensione temporale per creare uno spazio fluttuante e visionario. Ermanno Scervino, invece, sceglie i riflettori del Fuori salone per celebrare la nascita di Ermanno Scervino Home, una collezione di complementi d’arredo per il living. La ridefinizione dei confini fra moda e design è confermata anche da Diesel che lancia la sua prima linea di arredamento, Diesel Home Collection, in collaborazione con Moroso e Foscarini.
Ma, se la scintilla amorosa (e mondana) fra moda e design è dappertutto, il calendario offre anche momenti di riflessione e di approfondimento.L’esigenza di fare rete e trovare risposte al clima di crisi generalizzata è confermata dall’ampia offerta di speech, convegni e tavole rotonde. Fra gli appuntamenti, la prima edizione di Public Design Festival (www.publicdesignfestival.org), un’indagine sul valore d’uso dello spazio pubblico, Design Why?, un palinsesto informativo organizzato dall’Accademia di Design de L’Aja, che si interroga sulla necessità di produrre design (in streaming su www.designwhy.nl), e il circuito Best Up (www.bestup.it), interamente dedicato a uno dei temi “caldi” del Fuori salone, quello dell’abitare sostenibile.
L’altro grande polo dedicato all’ecodesign si trova nei Cortili dell’Università Ca’ Granda (ex Ospedale Maggiore), sede espositiva di Interni Design Energies. Con firme come Patricia Urquiola e David Chipperfield, il percorso presenta dodici installazioni-manifesto sul l’abitare a basso impatto, ispirandosi alle tecniche costruttive degli indios brasiliani (Parasols, fratelli Campana), o servendosi di moduli in materiale riciclabile come il bambù (BambooEcoDome, Mauricio Cardenas).
In sinergia con gli spazi universitari, tutto il network culturale milanese è in piena mobilitazione. Mentre la Triennale propone un’apertura non stop fino alle 22 con oltre quindici fra mostre e installazioni, Villa Reale ospita l’autorevole British Design Embassy con un allestimento curato dallo stilista Paul Smith in tandem con Moroso. Tra le iniziative del Sole 24 Ore segnaliamo la mostra Surfacin’- Materials Innovation, promossa da Zona Tortona e dedicata ai materiali e in particolare alle superfici (22-27 aprile, Museo della Scienza e della Tecnologia di via Olona 6) e dal 22 al 26 aprile la mostra Dreaming Milano, a cura di Luca Molinari presso l’ex Fondazione Mazzotta, in Foro Bonaparte 60.
Alla fine, per esorcizzare l’ebbrezza da Fuori salone, i Chiostri di San Simpliciano (sede di «The Gospel», ultimo lavoro di Studio Job) sono il posto giusto per trovare un angolo di pace. All’ombra dei portici del Cinquecento. In assoluto silenzio.
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‘Oggi ci sono 5 modi per fare un oggetto: eliminazione, modellatura, formatura, assemblaggio, ingrandimento. – Ron Arad

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