Rassegna stampa

Segnali di fiducia da Miart i collezionisti tornano in città

Il rilancio della 14esima edizione di MiArt, guidata da Giacinto di Pietrantonio, curatore della sezione contemporanea e direttore della Gamec di Bergamo, ha soddisfatto le attese: «All’inizio avevo qualche perplessità, dato l’esiguo tempo a disposizione» ha dichiarato la gallerista Lia Rumma, mostrando il progetto artistico «From here to Eternit» (2009) di Marzia Migliora che insieme a «Infinte Jest» (2009) di Mario Airò ha arricchito con un ingrediente culturale la formula di riposizionamento della fiera. Nella stessa logica, sono state scelte le fotografie del paesaggio urbano milanese di Gabriele Basilico per la comunicazione, che con un budget di 850mila euro ha riportato in fiera 37mila visitatori per un volume d’acquisti superiore agli 8 milioni di euro del 2008. Sempre secondo i dati di chiusura, gli acquisti del contemporaneo hanno superato in numero quelli del moderno, oscillando tra 20mila e 150mila euro ad opera per i 958 gli artisti (di cui 429 stranieri). «MiArt ha dialogato con le gallerie –prosegue Lia Rumma – ha accolto le nostre istanze culturali e qualitative, con una selezione più restrittiva (da 195 a 140, il 30% in meno, ndr) e un restyling degli spazi». Per il rilancio, ci sono stati sconti per le gallerie «di qualità» sulla tassa d’iscrizione (1.800 ) o sull’albergo (circa 500 per tutto il periodo). Pratica di cui tipicamente godono le gallerie straniere, ma MiArt parlava soprattutto italiano quest’anno. Internazionali sono stati gli ospiti: 70 collezionisti europei e alcuni americani che hanno aderito al Vip Program ideato da Laura Garbarino, oltre ai 600 nomi segnalati dai galleristi. Obiettivo: dare visibilità al sistema dell’arte milanese collaborando con le realtà locali, come l’Associazione Acacia. I collezionisti del Vip Program hanno conosciuto opere permanenti come «Via Dolorosa» di Mark Wallinger, in Duomo dal 2005, il trittico di Bill Viola «Study for the path» dal 2008 nella Basilica di San Marco e i neon di Dan Flavin «Untitled 1996» nella Chiesa Rossa. Peccato che alla fine erano forse un po’ troppo impegnati per stare in fiera, come ha rilevato il gallerista Umberto di Marino. «Nonostante l’ottimo lavoro di Giacinto – confessa – il pubblico più interessante era assente, e vendere due, tre lavori non cambia certo la vita: sono i contatti che contano». Della stessa opinione Francesco Giordano della galleria palermitana Francesco Pantaleone. «Soddisfatti, non entusiasti – dice con riferimento al pubblico della fiera, ma aggiunge – riteniamo sia stata un’occasione importante per consolidare i contatti già attivi in attesa che la relazione si sviluppi, data la nostra posizione delocalizzata». Meglio sul fronte acquisti con la presentazione inedita delle serie fotografiche complete del progetto «Notes by chance» di Stefania Galegati Shines («Coca», «Alvarez Boia», «Bonjour Tristesse», 2006–2007), ciascuna circa 20 scatti, edizioni di 7, prezzi 1.100 per ogni fotografia e 15mila per ogni serie. Entusiasta Paola Capata di Monitor, Roma, che ha venduto a colpo sicuro le installazioni di Ian Tweedy (Hahn, Germania 1982; prezzi tra 3-7mila ) e i collage di Nico Vascellari (Vittorio Veneto, 1976; prezzo 3mila), presentato contestualmente al Lambretto Art Project di Mariano Pichler. Insomma, crisi o non crisi, MiArt ha dato prova di ricercare con serietà un posizionamento con un investimento triplicato rispetto al 2008 e contenuti di qualità. «E nel prossimo biennio lavoreremo affinché ci sia la partecipazione delle gallerie internazionali» conclude Alessandro Capello, project manager di MiArt.
Sara Dolfi Agostini

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