Rassegna stampa

Se le fiere fanno squadra

Il bilancio 2010 di Bologna Fiere ha chiuso in positivo con largo anticipo sul piano industriale recentemente approvato, e ha confermato la valenza del ruolo imprescindibile che non solo Bologna, ma tutti i principali quartieri fieristici italiani, rivestono per il supporto del made in Italy. La risalita della china, come stanno indicando i principali rivelatori economici, è infatti passata principalmente per le fiere. Quasi tutti i quartieri, soprattutto quelli strettamente legati ai distretti produttivi, hanno portato dei risultati migliori del previsto. Bologna in particolare ha chiuso i primi sei mesi del 2011 con aumenti significativi sia di espositori che di area venduta, ma anche di visitatori professionali, soprattutto esteri. Questo chiaro segno di ripresa è anche la dimostrazione della validità di un sistema fieristico che rimane fondamentale per la promozione delle eccellenze industriali italiane. Una recente ricerca di Aefi ha sottolineato come oltre il 10% dei rapporti commerciali con l’estero vengono conclusi durante le fiere internazionali in Italia. Tutto questo dimostra che il sistema fieristico italiano è un volano fondamentale della nostra industria e dei principali settori che rendono il made in Italy unico al mondo. Per questo motivo il nostro sistema fieristico ha bisogno di una politica di riorganizzazione e di sviluppo finora mancata, e di essere riconosciuto, come già accade in Germania e in altri paesi, come una parte fondamentale di una politica industriale che deve puntare sull’industrializzazione e sull’export delle imprese.
La legislazione regionale dopo anni di immobilismo ha rimesso mano al sistema fieristico italiano, dando il via alla trasformazione delle fiere da enti pubblici in società per azioni, percorso in cui le fiere dell’Emilia-Romagna sono arrivate per prime. I quartieri stanno diventando, e devono diventare sempre più, centri di servizio, per ospitare manifestazioni non più solo come esposizioni, ma come grandi eventi di comunicazione e di logistica. Gli stessi quartieri inoltre stanno diventando sempre più organizzatori di manifestazioni essi stessi. In questo nuovo quadro soltanto la specializzazione può indicare la strada della qualità, e non si può più ipotizzare una reductio ad unum dei quartieri fieristici italiani. Un sistema fieristico più ordinato ed efficiente può nascere solo dalla collaborazione, e non dalla contrapposizione, tra i grandi centri fieristici italiani, che insieme possono promuovere una nuova e grande piattaforma dell’internazionalizzazione, di cui tener conto nella riforma dell’Istituto per il commercio con l’estero di cui si discute da anni. I quartieri come Bologna o Verona, da sempre dedicati al business, che si trovano al centro dei distretti produttivi più grandi d’Europa devono mantenere un’elevata specializzazione e un adeguato tasso di professionalità delle manifestazioni. D’altro canto può essere ripensato e valorizzato il ruolo dei centri fieristici più piccoli per le fiere dedicate ai consumatori e al pubblico non specializzato. Serve poi una nuova impostazione del rapporto tra centri fieristici, organizzatori e associazioni di imprenditori, per far sì che il valore aggiunto del business fieristico non sia disperso ma si arricchisca della loro collaborazione.
L’ultima assemblea dell’Aefi, l’associazione degli enti fieristici italiani, che si è svolta a Bologna lo scorso 8 giugno, presieduta dal presidente di Verona Fiere Ettore Riello, e a cui ha partecipato l’amministratore delegato di Fiera Milano Ettore Pazzali, ha messo in rilievo la necessità comune di piccoli, medi e grandi quartieri di ricomporsi in una voce unica anche e soprattutto davanti le istituzioni che si occupano dello sviluppo economico del paese. Proprio per questo motivo l’Aefi, ha quindi rilanciato la proposta ribadita anche in altre sedute di aprire con i ministeri con le associazioni di categoria e con tutti gli organizzatori fieristici per la riorganizzazione del sistema, ma deve anche essere istituzionalizzato ad esempio con l’ingresso dell’associazione degli enti fieristici in una più grande organizzazione produttiva come può essere Confindustria, di cui Bologna Fiere è già socia, e l’auspicabile accorpamento in un’unica associazione o federazione di associazioni dei vari enti che oggi raggruppano i quartieri fieristici e gli organizzatori per imparare a parlare tutti con la stessa voce, e fare sì che venga ascoltata.
Consigliere delegato Bologna Fiere e vicepresidente Aefi

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