Rassegna stampa

Riminifiera entra nel Palas dopo il «corteggiamento»

Non solo Cna e Legacoop. La Spa della PalaRiccione è destinata ad ampliarsi anche con Riminifiera. L’ente riminese dovrebbe entrare con oltre il 5 per cento che nel contempo alla Perla verde consentirebbe, più che di incassare soldi, di mettere piede anche nella fiera del capoluogo, dalla quale finora è rimasta esclusa. D’altra parte non è un segreto che il sindaco Daniele Imola da tempo faccia la corte a questo partner. Intanto sull’ingresso della Lega delle Cooperative scoppia la polemica. Franca Mulazzani (Fi) teme che l’entrata del nuovo socio nella PalaRiccione sia solo «il primo passo di una scalata che porterà alla conquista degli spazi commerciali, rimasti invenduti. La toppa ai 20 milioni di euro». «Consentire alla Lega l’ingresso in società – sottolinea l’azzurra – credo che ora non sia l’azione più lungimirante, considerato cosa accade in Italia. Tanto meno è la risoluzione alla mancanza dei 20milioni di euro che dovevano rientrare, vendendo i negozi del palacongressi. Il Comune è stato piuttosto miope nel rilasciare tante concessioni edilizie, moltiplicando gli spazi commerciali. Così ha fatto concorrenza a se stesso. Ora arriva il soccorso rosso. Verrà fuori un’altra speculazione. Speriamo che non rivendichino altri due consiglieri, ampliando così il carrozzone che rischia di non muoversi più». Ipotesi esclusa dal presidente del Palas Giorgio Montanari. «D’accordo la Cna, ma non capisco il nesso con la Lega delle cooperative – fa eco Flora Fabbri (Lista civica) -. Questo ingresso mi lascia perplessa. Capirei piuttosto l’entrata di RiminiFiera. Ma se non decollano la terza corsia dell’A14 e l’aeroporto, qui nonostante i prezzi concorrenziali, non ci sarà trippa neppure per Rimini. Resteremo coi grandi miraggi che non portano a nulla». Il Palas intanto fa gola a grossi imprenditori nazionali. Un paio quelli che hanno proposto di acquistare in blocco la struttura. Un’offerta ammonta a 50 milioni di euro rifiutata dal sindaco Daniele Imola. Perché «questa struttura non si può privatizzare. Poi, chi verrà dopo, valuterà. A noi serve per lanciare il turismo congressuale, mentre il privato potrebbe fare altri calcoli. Quei soldi non ci interessano».

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