
Ricettario per collezionisti
di Marco Carminati
Nel mondo dell’arte contemporanea circola un divertente aneddoto. Pare che noti collezionisti si siano travestiti da addetti alle pulizie e da montatori di stand per poter entrare nelle fiere d’arte prima degli altri e intercettare le opere migliori da acquistare.
Chi sono questi personaggi? Un’élite di «ricchi scemi», come si definivano i collezionisti d’arte contemporanea ancora una ventina d’anni fa, oppure un drappello di cinici speculatori, come si tenderebbe a definirli oggi?
Per chi non è immerso nel settore è difficile capire. Quel che è certo, è che il seguito riservato all’arte contemporanea ha assunto oggi dimensioni considerevoli. Si calcola che nel 2007 un serpentone umano di un milione e settecentomila visitatori abbia idealmente unito le città di Venezia, Kassel, Münster, Basilea, Londra, Madrid e Miami Beach.
Chi volesse, da esterno, cominciare a capire qualcosa del fenomeno ed eventualmente rifornirsi dei consigli basilari per entrare senza farsi troppo male nel vortice del collezionismo, non si lasci sfuggire il divertente volume Come comprare l’arte contemporanea appena edito da Umberto Allemandi. Scritto a quattro mani dalla giornalista Louisa Buck e dalla collezionista Judith Greer (con prefazione di Franco Fanelli), quest’aureo libretto ha innanzitutto il pregio di trattare un argomento vasto e complesso con il piglio didattico degli anglosassoni. È sostanzialmente un manuale per collezionisti nel quale si elencano le cose che si devono fare e quelle che non si devono fare se si vuole accedere al serpentone umano dell’arte contemporanea. Vi sono condensati, come in un ricettario, gli ingredienti necessari per scegliere il meglio e per tutelarsi dalle fregature, con l’aggiunta di una ricca farcitura di citazioni di artisti, mercanti, critici, collezionisti e vari operatori del settore che riassumono, in fulminee e spesso spassose sentenze, i vari argomenti trattati nei capitoli.
«Il denaro crea il gusto». La massima dell’artista Jenny Holzer apre il capitolo primo che ci spiega come nasca l’impulso al collezionare. Lapalissianamente i soldi sono un ingrediente fondamentale, ma le due autrici ci confortano citando subito il caso dell’impiegato delle poste Herbert Vogel e di sua moglie Dorothy, bibliotecaria, che, incoraggiati dall’amico artista Sol Le Witt, in trent’anni sono riusciti a raccogliere nel loro bilocale in affitto a New York 250 opere dei più grandi artisti del XX secolo (Warhol, Judd, Christo, Le Witt eccetera), usando lo stipendio di lui per vivere e quello di lei per gli acquisti d’arte.
Messaggio chiaro: tutti possono diventare collezionisti, a patto che imparino alcune regole fondamentali. Innanzitutto, bisogna puntare sull’arte contemporanea, perché è l’arte del nostro tempo, perché ci apre prospettive verso il futuro e perché si può ancora conversare di persona con gli artisti. Curiosamente, nonostante le brillanti performance economiche di questi ultimi anni (L’ora nona di Cattelan costava 880mila dollari nel 2001 ed è stata venduta a 4 milioni nel 2003), ben pochi addetti ai lavori consigliano di collezionare arte contemporanea al solo scopo di investimento. In realtà, i collezionisti che acquistano per cavare profitto sono visti malissimo nel mondo dell’arte e quasi emarginati dal sistema. Sono l’empatia e il genuino entusiasmo per l’arte che devono stare alla base dell’impulso collezionistico. I mercanti e gli artisti più qualificati lo avvertono e – assicurano le due autrici – vi verranno incontro con favore.
Ed ecco i consigli pratici per diventare collezionisti: guardare, guardare, guardare, visitare più gallerie possibili, presenziare a fiere e mostre d’arte, visionare collezioni private. Farsi una biblioteca d’arte per imparare a formarsi cognizioni e giudizi autonomi. «I collezionisti devono imparare a comprare con gli occhi non con le orecchie», dice un diffuso adagio. E poi non avere fretta, e mettere in conto gli errori come passaggi inevitabili e talvolta utili per farsi una bella collezione.
In termini di tecniche e di materiali, l’arte contemporanea ha aperto campi sconfinati rispetto al passato. Eppure, nonostante la presenza di time/base media, di installazioni, di opere site specific e di un sacco di altri supporti, assai apprezzate sono ancora la pittura (ma attenti a non comperare quadri più grandi delle porte di casa!), la grafica, la fotografia, e anche la scultura, a onta del vecchio pregiudizio sottolineato da Baudelaire e cioè che la scultura sia qualcosa in cui si inciampa quando si indietreggia per veder meglio un dipinto. L’importante è – raccomandano le solerti autrici – di non sottovalutare il peso delle sculture!
Finiti i consigli sugli approcci all’arte contemporanea si passa a quelli sui luoghi dove rifornirsi, ovvero su come accedere a «quella zona militarizzata che divide l’artista e il collezionista, percorsa da guerriglieri e agenti doppiogiochisti» (definizione di Brian O’Doherty, artista e scrittore). Gallerie, fiere e case d’asta sono i luoghi deputati ma bisogna conoscerne bene pregi e difetti. Bisogna imparare a distinguere i mercanti primari da quelli secondari e a ponderare la loro affidabilità (come in ogni settore ci sono operatori onesti e disonesti). Rigorosi controlli di autenticità, qualità, provenienza e stato di conservazione devono essere messi in atto prima dell’acquisto, che deve essere fatto con prezzi messi per iscritto. Non esitate a chiedere sconti, il 10 per cento è la normalità, ma non commettete l’errore di rivendere subito a terzi l’opera comprata dal mercante: è un gesto molto biasimato nel settore.
Un capitolo intero è dedicato al galateo da tenere se si accede all’arte attraverso le case d’asta, ma sono le fiere i luoghi più gettonati per approvvigionarsi di opere. «Amo le fiere. Sono i posti migliori dove scoprire nuovi artisti e vedere arte di qualità, insieme a tonnellate di porcherie», sentenzia il collezionista newyorchese Glenn Furman. Anche qui è bene sapere come muoversi in concreto. Ad esempio, prenotare gli alberghi per tempo e fornirsi di una «carta vip» per la preview è fondamentale perché nelle fiere gli affari migliori si fanno tutti nelle ore che precedono l’apertura al pubblico. Chi non lo sa, compra lo stesso, ma c’è il rischio che attinga alle «tonnellate di porcherie» residue.
1 L. Buck, J. Greer, «Come comprare l’arte contemporanea. Il manuale dei collezionisti», Umberto Allemandi & C., Torino, pagg. 304, € 27,00.
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Quali sono le regole d’oro che ogni aspirante collezionista d’arte contemporanea dovrebbe conoscere?
Collegandosi al sito del Sole 24 Ore è possibile disporre di un semplice prontuario nel quale sono elencate le cosa da sapere, quelle da fare (e da non fare) per avvicinarsi al collezionismo attraverso i suoi canali più importanti: i mercanti, le fiere d’arte, le case d’asta.
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