
Resto se si fanno subito le scelte
Ho seguito con attenzione in questi giorni il dibattito che i quotidiani di Bologna hanno animato intorno alle vicende della nostra Fiera: e dico subito che è un bene il fatto che la città abbia la possibilità di conoscere e discutere di una delle maggiori risorse del suo territorio. Con altrettanta franchezza, reputo corretto che tale dibattito si incentri sulle questioni vere dello sviluppo della Fiera, senza dimenticare le scelte già consolidate che l’hanno portata all’attuale livello di solidità e capacità produttiva. Altrimenti, è facile andare fuori tema, è facile dare eccessiva enfasi a problemi che con le sfide effettive di BolognaFiere poco hanno a che fare. La Fiera è una azienda: lo hanno deciso coloro che governano l’economia nazionale e locale, redigendo norme che hanno consentito l’abbandono della forma ente pubblico a favore del modello societario e privatistico. Ne è conseguito un assetto che si impernia su scelte manageriali, e non politiche, per la sua gestione operativa. Questo le ha consentito negli ultimi anni, anni di fortissimo cambiamento del mercato, di stare nel gruppo di testa delle Fiere europee, di elaborare una strategia nazionale ed internazionale efficace, e di portare anche in tempi ravvicinati risultati superiori alle aspettative. La trasformazione della struttura societaria in una vera e propria azienda privata è stata da tempo completata. I soci pubblici, rispettando gli strumenti privatistici della gestione, sono indispensabili nella loro funzione di sostegno all’attività fieristica, assicurando un contesto favorevole di infrastrutture di servizio – di cui c’è urgente necessità – e di relazioni politico – amministrative su scala ampia. La competizione tra Fiere che si è aperta è in realtà competizione fra territori, giocata sulla loro capacità di attrarre e consolidare le attività economiche e gli investimenti, e di ridistribuirne i benefici conseguenti. L’importante indotto che la Fiera assicura a tutta l’area bolognese e regionale è quindi un patrimonio che deve essere incrementato rendendo compatibili le scelte di politica economica territoriale con le esigenze di mercato. La scelta del legislatore nazionale di affidare alle Regioni la esclusiva competenza sulla materia fieristica fa sì che oggi anche l’Emilia Romagna debba sostenere istituzionalmente la competizione attraverso le regole e gli interventi che rendano il nostro territorio, i nostri servizi, dall’ospitalità ai trasporti, e la nostra Fiera più convenienti per le aziende che organizzano, che espongono e che visitano le manifestazioni. La valorizzazione della Fiera compete altresì ai privati, impegnati a garantire la migliore analisi e conoscenza del mercato, e il supporto nel rafforzamento della struttura imprenditoriale dell’azienda, in primis attraverso organi di indirizzo forti di esperienza aziendale e di guida efficace nelle decisioni. Dall’incontro delle due esperienze pubblica e privata può e deve scaturire una maggiore forza della Fiera, vero asset dello sviluppo locale, e quindi di vero interesse generale. Proprio perché abbiamo intrapreso questa strada, ed i primi due anni di “rodaggio” della s.p.a. hanno confermato la correttezza dell’indirizzo, oggi sappiamo che occorre un nuovo passo. Ce lo suggerisce il mercato, ce lo impongono le scelte dei maggiori quartieri italiani, tutti a noi molto prossimi; ce lo indicano l’andamento dei settori produttivi in cui le nostre rassegne eccellono, ed i rapidissimi cambiamenti del contesto internazionale. Le scelte necessarie richiedono immediatezza e tempestività. In questo deve prevalere il carattere privato della società. Per esempio, un consiglio di amministrazione composto da 18 membri non è esattamente coerente con queste esigenze. Se fino a ieri agevolava la partecipazione di tutti i “danti causa” della Fiera nella fase di avvio della spa, ora rende inefficiente il processo decisionale, ed è superato anche dall’ingresso dei nuovi soci privati e dal nuovo codice societario. Così come è da consolidare l’accordo tra soci pubblici e privati che ha trovato la comune ragione nello sviluppo della Fiera, a beneficio di tutta l’economia territoriale e non solo. Accordo che fa del dialogo e della collaborazione i punti di forza dell’azienda, e che non viene contraddetto nemmeno da quei comportamenti anche recenti che mirano ad un interesse particolare, e che voglio considerare isolati. Non è certo un fisiologico ricambio del management, tipico di ogni azienda, il terreno su cui si possono perdere di vista la strategia comune, le necessità dettate dalla concorrenza, il ritmo rapido delle decisioni conseguenti. E’ dovere di tutti i soci contribuire a difendere e costruire il progetto di crescita, rispettandosi nei ruoli e ritrovandosi nelle decisioni comuni assunte. A tutto ciò è estraneo un dibattito, improduttivo e sopra le righe, che porti all’esterno le decisioni che devono essere prese dall’azienda Fiera. E’ invece il momento di concentrarsi sulle questioni decisive: l’ulteriore spinta alla internazionalizzazione, il reperimento delle risorse per i nuovi investimenti, la strategia commerciale sulle rassegne leader di mercato, il confronto con i concorrenti, la maggiore integrazione con la città ed il sistema fieristico regionale. Ho potuto in questi cinque anni guidare ed accompagnare il percorso di sviluppo della società su questi terreni, con grande spirito di servizio nei confronti della mia città. Ed ho ritenuto fin qui la mia funzione fondata su questi presupposti, continuando a svolgerla nel momento in cui ho assunto incarichi associativi ed aziendali di ancor maggiore responsabilità, proprio per amore verso Bologna. E’ stato possibile farlo per la sintonia nella compagine sociale e per il supporto che i vice presidenti, l’amministratore delegato ed il consiglio di amministrazione mi hanno assicurato, garantendo un clima eccellente di collaborazione. Ora abbiamo davanti una scadenza precisa degli organi societari, a giugno: è opportuno allora ripensare alla loro composizione, sia nella forma che nelle persone, a cominciare dalla Presidenza, per creare intorno all’azienda le migliori condizioni operative possibili. Un discorso, questo, da affrontare serenamente ma con grande chiarezza. Ma occorre anche affrontare un secondo problema: quello della continuità gestionale ed operativa, continuità che deve essere garantita entro brevissimo tempo, come una azienda fa normalmente. Non è credibile una impresa che, mentre la concorrenza opera quotidianamente sul mercato, si attarda in dibattiti sui giornali o crea forme di supplenza poco credibili e in ultimo poco efficienti, che inventa procedure invece di effettuare scelte. Credo che i soci di BolognaFiere stiano valutando tutto ciò, e che possano chiudere subito una discussione poco produttiva, dare il segnale di una chiara visione imprenditoriale, favorire scelte che assicurino un presidio affidabile e tempestivo della gestione aziendale: presupposto necessario perché anche io possa proficuamente dedicarmi ancora alla Fiera nei prossimi mesi.