Rassegna stampa

Quattro fiere, una sola strategia

Anche il settore delle fiere vive una stagione di profondo cambiamento. Gli enti gestori si stanno trasformando in società di diritto privato, il programma di attività deve tenere conto delle risorse a disposizione, le logiche di mercato e d’impresa sono diventati principi prioritari. Proprio per questo, le quattro fiere del Friuli Venezia Giulia, presenti nei rispettivi capoluoghi provinciali, hanno iniziato a dialogare. Un confronto rivolto a eliminare doppioni, ma anche per mettere in comune servizi e conoscenze che consentano un’economia di scala per quattro quartieri espositivi che operano in un bacino di utenza più piccolo della sola città di Milano. La strada della collaborazione, però, è anche necessaria per garantirsi la sopravvivenza nel medio e lungo periodo. Come sta accadendo, infatti, in altri settori pubblici liberalizzati, anche nel mondo fieristico stanno crescendo colossi nazionali, che sbarcano addirittura in Borsa. È il caso di Milano, quello nato dall’asse Bologna-Rimini e stanno valutando una fusione già diverse società del Veneto coordinate da Padova.

Dialogo aperto “Negli ultimi mesi ci siamo incontrati per valutare le opportunità di collaborazione” dichiara il presidente di Pordenone Fiere, Alvaro Cardin, riferendosi al dialogo che si è aperto tra le quattro società di gestione presenti in regione. “Il protocollo che abbiamo sottoscritto – continua Cardin – ci impegna a tenerci costantemente informati per evitare doppioni o sovrapposizioni. Ma non solo: in prospettiva e nel rispetto dell’autonomia di ognuno, possiamo pensare a qualche evento “coagulante”. Personalmente ho lanciato l’idea di partire dalla promozione turistica dei rispettivi territori. Si potrebbe così organizzare in contemporanea una rassegna fieristica strutturata sulle quattro sedi”. Secondo Cardin parlare di vere e proprie aggregazioni è ancora prematuro, anche se le strategie locali devono necessariamente tenere conto di quanto sta accadendo nel mare grande delle fiere, sia a livello nazionale che europeo.

Arrivano i ‘giganti’ “Il Friuli Venezia Giulia potrebbe anche tenere testa alle grandi aggregazioni fieristiche, come quella milanese o quella emiliano-romagnola – continua il presidente della fiera di Pordenone – ma credo sarebbe molto più utile pensare anche ad alleanze sovra-regionali. Temo, infatti, che i quattro soggetti della nostra regione, anche sommati, non raggiungano una massa critica sufficiente per consentire di rimanere sul mercato. Sono orientato per un consorzio tra tutte le fiere del Triveneto”.

L’accordo locale Su spinta dell’assessore regionale Enrico Bertossi, già nel mese di febbraio i quattro presidenti della fiere della regione si sono seduti attorno a un tavolo. Questo confronto ha partorito poche settimane fa un protocollo d’intesa che impegna le società a confluire in una associazione che ha lo scopo di coordinare i singoli calendari, di unire le forze per promuovere l’immagine e il tessuto commerciale e turistico della regione in Italia e all’estero, di elaborare un piano di marketing fieristico regionale e di gestire eventuali servizi in comune. Queste finalità saranno tradotte in un piano pluriennale e l’associazione sarà guidata da un presidente a rotazione. Si lascia, inoltre, la porta aperta alla partecipazione anche di altre realtà fieristiche extraregionali. Infatti, il documento impegna i partecipanti ad “avviare una consultazione con altre realtà fieristiche italiane per una possibile partecipazione all’associazione, previa intese che ne garantiscano l’autonomo ruolo in regione”.

La privatizzazione L’alleanza locale parte dall’analisi del processo di trasformazione degli enti in società di diritto privato e della necessità di essere imprenditorialmente competitive in un libero mercato, previsto dalla legge nazionale in base alle direttive europee. Il protocollo d’intesa sottoscritto davanti all’assessore Bertossi e che sarà presentato ufficialmente all’inizio di dicembre, infatti, ricorda che “il progressivo passaggio da enti a società per azioni degli enti fiera italiani genererà un effetto a cascata, con partecipazioni incrociate che potranno interessare anche le realtà fieristiche della nostra regione con la perdita di autonomia nel settore”. Un processo, si aggiunge, che non può essere fermato, ma deve essere guidato con una “decisa politica regionale”.

Pericolo doppioni “In una regione di poco più di un milione di abitanti manifestazioni tra loro simili rischiano di danneggiare tutti – dichiara il presidente di Udine Fiere, Gabriella Zontone – per questo l’accordo sottoscritto è importante, ma alle parole devono seguire i fatti. Ogni fiera deve sapersi specializzare, offrendo il migliore dei servizi sia agli espositori sia ai visitatori, perché sul grado del loro soddisfacimento si strutturano i risultati di gestione”. Calendari alla mano si notano diversi doppioni tra i quattro capoluoghi provinciali, spesso fotocopie di appuntamenti collaudati già da anni. Una situazione certamente non ancora ottimale e sulla quale rischiano di pesare campanilismi non ancora superati. “Sono importanti le collaborazioni con le grandi fiere del Nord Italia – continua la Zontone – ma dobbiamo prima mettere ordine nella nostra regione, per ottimizzare l’offerta e riuscire a svolgere un importante ruolo di attrazione anche nei confronti delle vicine aree austriache e slovene. Facendo squadra, potremo anche andare a proporre e così promuovere l’economia del Friuli Venezia Giulia in altri Paesi europei”.

Ipotesi fusione “Il primo passo, quello cioè della creazione di un’associazione che ci consentirà di acquistare servizi a minori costi e armonizzare i calendari, è l’inizio di una programmazione futura in un’ottica di strategia comune – spiega il presidente della Fiera di Trieste, Riccardo Novacco – il mio auspicio è che questo percorso possa portare, in prospettiva, alla creazione di un’unica fiera regionale che gestisce quattro sedi e che riesce per ognuna a valorizzarne le peculiarità, però sempre in un’ottica internazionale”.

Fattore Expo Proprio da Trieste potrebbe giungere una novità che stravolgerebbe l’intero panorama fieristico, non soltanto locale. “L’Expo del 2008 potrebbe rivoluzionare il modo di fare fiere in regione – continua Novacco – infatti dei 250mila metri quadrati utilizzati per la manifestazione internazionale, circa 50mila con fronte a mare dovrebbero rimanere a disposizione in maniera permanente per l’attività espositiva. Abbiamo già abbozzato il progetto di riutilizzo, puntando a diventare punto di riferimento per tutta quest’area europea e, in particolare, per i Paesi in fase di adesione”.

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