
Quartieri Uniti d’Europa
L’obiettivo è rispondere all’assalto di Cina&Co Lo spauracchio non sono i francesi di Gl Events che conquistano la maggioranza della Fiera di Padova. Né gli spagnoli, che, dopo Barcellona, attrezzano e rendono vincente la Fiera di Madrid andando a costituire un’alternativa mediterranea sempre più forte, capace di guardare non solo al presente ma anche alle prospettive del mercato unico di bacino del 2010. Né i signori delle fiere di Reed Exhibition, colosso mondiale del settore, sempre più indipendenti nelle scelte dal partner Fiera Milano (con cui sono in joint venture in Fmi) e più attenti a che cosa si agita sul mercato nazionale. E neppure i belgi di Easyfairs, gli organizzatori che hanno introdotto su scala continentale le fiere low cost e con i loro saloni di due giorni a costi tutto compreso stanno crescendo in Francia, Germania, Belgio, Svezia, Danimarca, Olanda, Inghilterra e anche in Italia. Addirittura non spaventano i colossi di Auma, la potente associazione degli organizzatori tedeschi che, reduce da un 2004 difficile, ha ritrovato il segno più nel 2005: aumento degli espositori del 2,5%, circa un terzo degli espositori tedeschi che desidera incrementare il proprio budget, 100 mila addetti nel settore, incremento delle fiere organizzate all’estero dagli operatori made in Germany. Il vero mostro per le fiere d’Europa si chiama polarizzazione: è quel fenomeno che fa considerare intere nazioni come l’Italia come macroregioni, riduce le mostre di lunga tradizione a semplici esposizioni locali e induce i grandi investitori a individuare per ciascuna macroregione o macroarea un appuntamento di riferimento e non più d’uno. Ecco, quindi, che la lotta ad accaparrarsi la leadership diventa più serrata e, nella contesa, ciò che fa premio è la capacità di dominare i processi di marketing di ciascun settore. I tedeschi, pur tradizionalmente più forti in questo campo, hanno sparato molte cartucce nel 2005, portando a casa un bottino esiguo rispetto agli investimenti effettuati. Eppure, se confrontati con le organizzazioni di casa nostra, i numeri presentati sono importanti. Le manifestazioni fieristiche organizzate da operatori tedeschi all’estero nel 2006 saranno 192. Un terzo di queste sarà in Cina, seguono la Russia con 29 manifestazioni, gli Emirati Arabi (14) e l’India (13). Tra le città prescelte come sede Shanghai è al primo posto con 36 manifestazioni, seguita da Mosca (26), Dubai (13) e Mumbai (7). Dall’Italia rispondono i programmi d’internazionalizzazione, a partire da Fiera Milano, che lancia teste di ponte in Brasile, a San Paolo, dove realizzerà mostre e servizi e fornirà consulenza strategica al nuovo quartiere in costruzione. Fiera Milano è poi presente in Russia con una partnership con Expocentr a Mosca, ha avviato intese con i cinesi a Shanghai e Shenzhen e sta trattando con un big delle fiere in India. In Brasile ci sono già le golosità di pasticceria che giungono direttamente dalla Fiera di Rimini, organizzatrice di una biennale sul dolciario artigianale proprio a San Paolo. Sempre Rimini organizza la collettiva di aziende italiane Ecomondo Cina nell’ambito della rassegna Ifat China a Shanghai. E proprio dal mondo delle fiere viene il primo italiano insignito in Cina del titolo di docente universitario onorario: si tratta di Guido Corbella, amministratore delegato di Ipack-Ima e di Centrexpo, due organizzazioni italiane che vantano una presenza nel grande paese asiatico. Corbella vede riconosciuta con una cattedra onoraria al Beijing institute of graphic communication la lungimiranza con la quale fin dal 1979 ha avviato rapporti fra il mondo dell’industria italiana delle macchine da stampa e la Cina, ospitando proprio in quell’anno la prima delegazione cinese nell’ambito di Gec. Ma scattano anche alleanze fra gli operatori europei per fermare l’emorragia di grandi fiere dal continente. Nell’assemblea Emeca (l’associazione degli operatori fieristici europei), svolta in novembre a Norimberga, è stata lanciata una nuova parola d’ordine: stringere alleanze tra i quartieri per conservare in Europa la leadership fieristica e respingere l’assalto delle aree emergenti, come Cina, India, Russia e Brasile, paesi nei quali il business fieristico è in forte crescita. (riproduzione riservata)