Rassegna stampa

Quando la Fiera salva i tedeschi

Massimiliano Fuksas, l’architetto che ha progettato il nuovo polo fieristico milanese, ha ripetuto spesso in questi anni che il cantiere di Rho-Pero è stato importantissimo perché rappresenta . Nel miracolo della nuova Fiera, che sta per essere ultimata nel tempo record di 30 mesi, Fuksas vede l’Italia che crea, lavora e vince. E anche l’Italia coraggiosa, che punta sulla formula innovativa del general contractor per realizzare i padiglioni più grandi del mondo.
Un imprevisto, tra i tanti che hanno contrassegnato la vita del cantiere, sembra confermare le parole dell’architetto romano. Tra i più importanti fornitori del nuovo polo c’era l’azienda tedesca Mero, detentrice di una tecnologia d’avanguardia: leader del gruppo d’imprese che sta realizzando le ardite strutture del Logo e della Vela che copre l’asse centrale, ovvero i simboli architettonici della nuova Fiera. Per ragioni estranee alla fornitura per la Fiera la Mero fallisce, con il tribunale tedesco che sancisce lo stato di insolvenza.
A questo punto Npf – cioè il general contractor composto da Astaldi, Vianini e Pizzarotti che sta realizzando l’opera chiavi in mano – si sostituisce alla Mero, prende in carico la gestione degli oltre 40 suoi fornitori e subappaltatori e finanzia – d’intesa con il giudice fallimentare – le officine Mero affinché completino le lavorazioni previste (cioè i 22mila nodi di acciaio, su cui si articola la complessa struttura della Vela e del Logo). Npf assume anche alle proprie dipendenze gli operai specializzati della Mero per completare senza traumi la fase di montaggio.
Questa flessibilità anche nell’utilizzo dei fornitori sarebbe stata impossibile se ci fosse stato un appalto tradizionale, diviso per lotti tra più imprese. Il fallimento di un fornitore avrebbe bloccato i lavori compromettendo tutta la realizzazione del nuovo polo. La Milano che funziona si vede nei casi come questo: nella capacità di affrontare imprevisti e difficoltà.

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