Rassegna stampa

Putignano cerca il “filo”

Puntare sul progetto-pilota “Imprese eccellenti”, che prevede tre azioni per il rilancio del tessile-abbigliamento barese. Questo l’obiettivo dell’incontro che ieri i vertici dell’Assindustria barese hanno tenuto nella sala del consiglio comunale di Putignano, cuore della produzione del Barese, con il sindaco della città, Gianvincenzo Angelini De Miccolis, e diversi imprenditori locali, chiamati ad analizzare i punti di forza e di debolezza del settore, rilevati nel piano strategico “La Fabbrica del futuro” (si veda Il Sole-24 Ore Sud del 5 maggio).
Tre le direttrici del progetto: il sostegno alle piccole imprese perché partecipino alle più importanti fiere del settore; la formazione del personale alle attività legate all’export; il collegamento con gli altri distretti italiani per avviare sinergie di filiera, sul modello di quanto già fatto dall’Assindustria per le calzature con il distretto del Brenta.
Invece, i da sciogliere emersi nell’incontro tra gli imprenditori (per l’Assindustria c’erano il presidente degli industriali baresi Nicola De Bartolomeo, il vicepresidente Alessandro Laterza, il presidente dei tessili baresi Paolo Marinuzzi) sono soprattutto le piccole dimensioni delle imprese del settore e la bassa propensione all’export.
La scelta di tenere l’incontro a Putignano non è stata casuale. Il paese è assieme a Noci e Martina Franca, il polo per eccellenza delle produzioni di abiti da sposa e di moda-bimbo. Quest’ultimo dato, relativo all’abbigliamento per i più piccoli, è stato rivelato proprio dalla mappa del settore realizzata dall’Assindustria di Bari. Nell’area di Putignano si concentrano quasi i due terzi dell’intera produzione italiana di moda bambino. Il “distretto” conta 1.500 addetti sparsi tra le 256 imprese della provincia barese, che realizzano complessivamente un fatturato di 100 milioni di euro, di cui la metà dall’export.
Non solo: nel complesso, il tessile-abbigliamento barese conta 5.195 imprese con oltre 18.700 occupati, dei quali 3.300 nell’area di Putignano. Ma, mentre le circa 150 imprese di abiti da sposa, pur se sorrette da marchi già noti (Sbiroli, Valentini, Val& Max) e con una forte produzione (30mila dei 70mila abiti prodotti ogni anno in Italia), non stanno vivendo un periodo felice, per la moda bimbo si aprono scenari di ripresa. La ragione è che le produzioni sono rivolte alla fascia alta del mercato (quella che invece non riescono a raggiungere le 138 imprese con quasi 3mila addetti dell’intimo-lingerie, altra tradizionale filiera del tessile-abbigliamento) e, dunque, meno soggette alla concorrenza a basso costo.
Un’esperienza significativa, in tal senso, è quella della Mafrat: il gruppo di Putignano, con un fatturato pari a 25 milioni di euro e 150 dipendenti, sta infatti tirando le somme dell’apertura di una decina di negozi a marchio proprio in Italia. “Siamo presenti in Emilia, Lazio, Puglia, Campania e Calabria con tutte le nostre linee – spiega l’amministratore delegato del gruppo, Mario Totaro – da circa due anni”. E, oltre alla vendita dei marchi Mafrat e Bebebò (distinti per fasce di età da 0 a 8 anni), l’azienda ha ottenuto la licenza di commercializzazione dei prodotti con la “griffe” di Laura Biagiotti.
“Operiamo nella fascia alta del mercato e, grazie all’export in tutti i Paesi del mondo ad eccezione del Sud America riusciamo a compensare – spiega Totaro – l’innegabile contrazione dei consumi sul mercato interno, che sta costringendo tante piccole aziende a chiudere i battenti”. Inoltre, per resistere sul mercato l’azienda ha stretto alleanze strategiche: “Mafrat, insieme ad altre sei aziende – conclude Totaro – ha costituito il consorzio Extra”.

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La rilevanza del segmento moda-bambino all’interno del tessile-abbigliamento del Barese
Il primato. Secondo la mappa del tessile nel Barese, realizzata dall’Assindustria di Bari, Putignano non è solo “capitale” delle produzioni d’abiti da sposa, ma anche da bambino. Un settore che, a differenza del primo non sta patendo la crisi.
I dati. Nell’area di Putignano operano 256 aziende di moda-bambino, con un giro d’affari annuo di 100 milioni.

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