
Pubblico e privati litigano sulla Fiera
BOLOGNA
L’assemblea straordinaria della Fiera di Bologna ha approvato un aumento di capitale da 15 milioni già previsto dal Piano industriale 2009-2011 ma i soci privati (che pure hanno votato sia il Piano sia l’aumento di capitale) minacciano di non versare un euro.
E al prossimo Cda della Fiera, fissato per lunedì 18 maggio, gli stessi potrebbero chiedere che venga messo all’ordine del giorno un aggiornamento del Piano industriale che comprenda anche la possibilità dello spin off immobiliare. Ipotesi, questa della scissione tra patrimonio immobiliare e gestione degli spazi, fortemente avversata dai soci pubblici, Regione Emilia-Romagna in testa, ma che tenta i privati. Secondo i quali, l’aumento di capitale da 15 milioni non affronta il nodo della crescita bastando appena, secondo alcuni, a coprire le perdite 2008 e le esigenze di circolate del 2009.
«Serve ben altro di 15 milioni alla Fiera – spiega il presidente di AnceBologna Marco Buriani – e noi crediamo che la strada maestra sia quella della scissione societaria con gestione immobiliare da una parte e gestione fieristica dall’altra. Soltanto questa riorganizzazione societaria può garantire efficienza nella gestione immobiliare e fieristica così come avviene nell’ambito dei nostri principali concorrenti e contemporaneamente rendere possibile la ricerca di nuovi partner».
L’ipotesi allo studio è quella di una parziale cessione del patrimonio immobiliare, che resterebbe in mano alla Fiera per almeno il 51%, portando a casa dai 50 ai 60 milioni. Il cammino è condiviso anche da Unindustria Bologna e da Ascom ma è vista con qualche favore anche da altri soci privati. Resta poi da vedere quale sarà il ruolo delle Fondazioni, di quella Carisbo in particolare, che è guidata proprio dal presidente della Fiera Fabio Alberto Roversi Monaco.
Quel che emerge dallo scontro è una diversa visione dello sviluppo dell’ente fieristico bolognese che dopo aver chiuso in rosso il 2008 per oltre 5 milioni di euro, potrebbe vedere salire il passivo fino al doppio nel corso del 2009. Anche per questa ragione, si legge in una nota di Unindustria Bologna (che insieme ad AnceBologna detengono il 13,3% delle quote della Fiera), «è necessario individuare una vera ed adeguata dote finanziaria, capace di concretizzare efficacemente il rilancio dell’ente».
L’aumento di capitale è caldeggiato dalla Regione Emilia-Romagna (che è da poco entrata nella compagine azionaria di BolognaFiere con il 6% di quote) e l’assessore competente Duccio Campagnoli definisce «incomprensibile» l’eventuale scelta dei soci privati di non investire nella Fiera.
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