Rassegna stampa

Pronto il piano per le aree Expo

Ieri sera i Cabassi e la Fondazione Fiera Milano hanno consegnato la proposta per la cessione dei terreni dove si svolgerà l’Expo.
In particolare, assecondando la richiesta formulata dal tavolo composto dai tecnici di Provincia, Regione e Comune, lo schema giuridico usato è stato quello del comodato d’uso. Ma le cose non sono ancora risolte: perché, adesso, la palla passa alla politica e, nelle prossime ore, potrebbero emergere di nuovo i differenti punti di vista fra Comune e Provincia (favorevoli al comodato) e Regione (favorevole all’acquisto).
Dunque, sotto il profilo formale le lettere consegnate ieri non prevedono la vendita dei terreni in cambio di denaro, ma uno scambio: la Fondazione Fiera (titolare del 70% dei terreni oggi agricoli) e i Cabassi (titolari del 30%) concedono all’Expo 2015 la possibilità di realizzarvi le opere necessarie per l’esposizione, ottenendo in contropartita diritti volumetrici per realizzare nuovi investimenti e nuove opere una volta terminata la manifestazione.
Il che, però, non significa che le cose si siano del tutto risolte con una scelta netta e chiara per questa soluzione, voluta da Comune e Provincia e invece rifiutata dalla Regione. Roberto Formigoni, anche negli ultimi giorni, si è pronunciato per la cessione dei diritti di proprietà, più cara in termini finanziari ma caratterizzata da maggiori certezze sotto il profilo giuridico. Dunque, nei prossimi giorni bisognerà verificare se la proposta dei Cabassi e dalla Fondazione Fiera, in risposta a una richiesta formulata dal tavolo dei tecnici, gli farà cambiare idea. In ogni caso, una soluzione andrà trovata entro il 20 luglio, data del prossimo consiglio di amministrazione.
Ieri sull’Expo è intervenuto anche il presidente della Provincia, Guido Podestà, che ha spiegato per quale ragione non vuole l’acquisto diretto dei terreni. In particolare, è intervenuto sulla inclusione degli investimenti nel Patto di stabilità.
«Finché tutti gli investimenti per Expo rientrano nel patto di stabilità – ha spiegato – è impensabile partecipare in modo proprio». «Inizialmente – ha precisato Podestà – ero assolutamente favorevole all’acquisto», soprattutto «con una leva finanziaria forte» che avrebbe permesso di dilazionare nel tempo le spese. Ma, poi, visti i conti e vista l’impossibilità di tenere fuori i costi per l’Expo dai conteggi sul patto di stabilità interno, ha cambiato idea.
Intanto il Consiglio comunale di Milano ieri è stato impegnato in una seduta fiume dedicata all’esame del Piano di governo del territorio. Alcune decine di persone si sono raccolte fuori dal municipio, in piazza Scala, per manifestare la loro contrarietà al nuovo documento che sostituirà il piano regolatore e per denunciare i rischi di cementificazione della città.
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