
Prodi: «Cuneo, senza penalizzare il Sud»
Lina Palmerini
BARI. Dal nostro inviato
Romano Prodi non scalda una platea forse troppo abituata ad ascoltare promesse sul Sud. Non c’è enfasi nel suo discorso, il tono di voce sembra più basso del solito ma i suoi impegni – quasi sussurrati – sulla fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno strappano i primi applausi. A Bari, all’inaugurazione della Fiera del Levante, il Professore è rimasto fedele a se stesso parlando di «gare mortali», non di facili traguardi. «Dobbiamo vincere. È chiaro? Perchè il Sud è la nuova piattaforma dell’Asia, questa è l’area geografica dove si concentra il più grande interscambio mondiale. Se perde il Mezzogiorno, perde il Paese». Disegna, insomma, il nuovo contesto globale in cui pensare lo sviluppo meridionale ma poi indica gli strumenti: taglio del cuneo fiscale «che non penalizzerà il Sud» e fiscalità di vantaggio che entrerà in Finanziaria. Due impegni che assume mentre la discussione nel Governo e con le parti sociali è ancora aperta, accesa, conflittuale. Sia sulle risorse da destinare alla riduzione del costo del lavoro sia ai meccanismi di distribuzione del taglio.
«Ridurre il cuneo è uno sforzo enorme. Enorme. Ma lo facciamo perchè le imprese hanno bisogno di slancio e di sostegno alle ristrutturazioni che devono fare. Il taglio non penalizzerà il Mezzogiorno, stiamo lavorando perchè le risorse non vadano tutte al Nord dove si concentrano le imprese ma vengano più equamente distribuite». Non entra nel dettaglio il premier perchè a Palazzo Chigi si discute ancora sui meccanismi. «Forse lo faremo con gli sconti Irap, forse con l’Inail ma è importante che sulle risorse invece di 9 al Nord e 1 al Sud, la partita si riequilibri per un 7 a 3», spiega Sergio D’Antoni che ha applaudito il premier, «ha voltato pagina, anche sulla fiscalità di vantaggio è la prima volta che assume l’impegno».
Al Dipartimento dello sviluppo economico territoriale di Palazzo Chigi stanno già studiando un’esenzione Irap sui salari bassi (fino a 20mila euro annui) – che si concentrano appunto sul Mezzogiorno – che consentirebbe di dare maggiore equilibrio territoriale al taglio del cuneo. Ma sulle corsie agevolate per il Mezzogiorno si discute animatamente dentro il Governo: le maggiori resistenze vengono dal vice-ministro Vincenzo Visco ma i sindacati insistono.
E apertissima è anche tutta la partita sulla distribuzione del taglio del costo del lavoro tra lavoratori e imprese. Sembra infatti che Cgil, Cisl e Uil vogliano spuntare – e nel Governo hanno già trovato sponda – una divisione 40 per i lavoratori 60 per le imprese archiviando così l’ipotesi di un terzo-due terzi. Non solo. Sembra perfino che si possa ridurre lo stanziamento destinato al taglio del cuneo fiscale. Ma ieri, le parole del premier, sembravano negarlo. «L’intervento sul cuneo fiscale è irrinunciabile per la competitività delle imprese», ripeteva ieri il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta.
Ma Romano Prodi ieri si è esposto anche sulla fiscalità di vantaggio per il Sud. «Non è facile ma ci impegneremo già in Finanziaria», ha detto soffermandosi sui criteri. «I vantaggi fiscali saranno automatici e selettivi: gli investimenti dovranno essere aggiuntivi a fronte di una maggiore occupazione. Non saranno sussidi per quello che le imprese già fanno, ma incentivi che finanzieranno attività incrementali». Anche su questo passaggio, Prodi non ha indicato lo strumento ma nelle riunioni a Palazzo Chigi quello ormai individuato è il credito d’imposta per i nuovi investimenti e occupazione. «L’Unione europea aveva già dato il via libera in passato», spiega D’Antoni che ieri sentiva di aver vinto una sua battaglia sul Mezzogiorno. Ma la novità è anche la creazione di "zone urbane franche" «quelle cioè – dice D’Antoni – dove ci saranno vantaggi fiscali per 5-7 anni. Ne individueremo già con la prossima Finanziaria, sulla scia di quanto ha fatto la Francia».
C’è spazio anche per le polemiche sulle pensioni, dopo l’altolà del presidente della Camera. «Bertinotti stia tranquillo: lo dico a lui e a tutti i lavoratori: non useremo la riforma per punire i pensionati», replica un po’ amareggiato Prodi che conferma i «30 miliardi» della manovra e «gli impegni con Almunia e l’Europa». Promette uno «sviluppo duraturo dopo 5 anni di bassa crescita e aumento della spesa», conferma la battaglia all’evasione fiscale e il recupero di almeno un terzo, ribadisce l’armonizzazione delle rendite anche quelle per gli affitti al 20 per cento. Infine parla dei «fondi comunitari salvati con molta fatica. Per i prossimi 7 anni avremo 129 miliardi, di cui 100 per il Sud, vuol dire 13-14 miliardi all’anno, per favore usiamoli!» La prova-applausi è rinviata al prossimo anno, il primo del suo Governo.