Rassegna stampa

Più di un partner in pista per la Fiera di Firenze

Cesare Peruzzi

FIRENZE

Nel futuro di Firenze Fiera si potrebbe delineare un accordo tra più soggetti per rilevare la gestione delle attività espositive e congressuali. «Il primo interlocutore territoriale con cui confrontarci resta Pitti Immagine, ma alcuni operatori internazionali hanno manifestato interesse e l’esigenza di trovare una dimensione di business adeguata ci spingerà a non trascurare niente», spiega Anna Rita Bramerini, assessore al Commercio della Regione Toscana, nel cui portafoglio si trova il 31% del polo espositivo.

La questione del partner è decisiva. Dopo due anni di lavoro sui conti delle passate gestioni, il consiglio d’amministrazione di Firenze Fiera ha varato un piano "stand alone" che ipotizza di passare dai quasi 2 milioni di perdita del 2006 (su 15,5 milioni di fatturato, il rosso 2005 era stato di 6,2 milioni) a un sostanziale pareggio d’esercizio nel 2009 con 19 milioni di ricavi. Ma il documento fa chiaramente capire che senza un’alleanza strategica difficilmente il polo espositivio potrà tenere il passo dei concorrenti.

E qui le cose si complicano. Se infatti da una parte la Fiera di Valencia ha effettivamente mostrato interesse, dall’altra resta ancora freddo il fronte di Pitti: «La nostra proprietà (cioè il Centro di Firenze per la moda italiana, i cui azionisti sono gli stessi della Fiera, ndr) ha confermato la disponibilità a lavorare su un progetto condiviso, ma ancora non abbiamo avuto l’opportunità di entrare nel merito della questione e delle sue implicazioni», spiega Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, che da sola rappresenta il 25% del fatturato della Fiera.

«Sono molto scoraggiato – confessa il presidente di Confindustria Firenze (e degli industriali toscani) Sergio Ceccuzzi – passano gli anni è i problemi restano gli stessi: il polo fieristico e congressuale ha bisogno di strutture moderne e di professionalità adeguate, per questo sono indispensabili scelte rapide». Gli amministratori della Fiera hanno quantificato in 30 milioni gli investimenti da fare e hanno anche ipotizzato lo scorporo delle attività dalla proprietà immobiliare: su questa base, la società di gestione dovrebbe sborsare 5,2 milioni di canone quest’anno (quando la perdita stimata sarà 1,7 milioni), per poi salire a 5,6 milioni nel 2008 e a 6 milioni nel 2009, con i conti ormai in pareggio.

Tutto inutile se nel frattempo non arriverà la concessione lunga per l’utilizzo della Fortezza da Basso (quella attuale scade nel 2017). «Abbiamo un tavolo aperto col Governo per rinnovare e allungare la convenzione e speriamo di chiuderlo in tempi rapidi», dice Bramerini, confermando la volontà di definire quanto prima anche tecniche e modalità per la ricerca del partner o dei partner industriali.

Intanto gli azionisti si preparano entro febbraio a ricapitalizzare Firenze Fiera per 3,5 milioni, mentre la commissione regionale d’indagine presieduta da Alberto Magnolfi continua il lavoro per individuare le cause dei buchi di bilancio (e degli errori di gestione) degli anni passati. Il futuro, purtroppo, resta nebuloso. E l’edizione di Pitti Uomo numero 71 apre oggi le porte agli espositori e ai compratori internazionali in uno scenario infrastrutturale e di servizi (oltre che di problemi) sostanzialmente immutato.

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