Rassegna stampa

Personal computer: a volte ritornano

DA HANNOVER

GIUSEPPE CARAVITA

Per fare il punto, al Cebit di Hannover è necessario costruirsi un buon quadrante. La grande fiera dell’It (in pratica l’unica rimasta) sarebbe altrimenti illeggibile, con i suoi 6100 espositori da 77 paesi, e i suoi 200 mila visitatori dichiarati nei soli primi tre giorni (su sette) della manifestazione.

Anche se quest’anno, come ormai avviene ininterrottamente fin dal 2000, qualche limatura al ribasso nei suoi numeri si avverte. Il numero degli espositori si è ridotto di una sessantina, molti grandi nomi non sono presenti (Nokia, BenQ, Apple, Motorola) e altri hanno ridotto la dimensione degli stand. A un mese di distanza l’impatto competitivo del 3Gsm forum di Barcellona, ormai fiera mondiale del telefonino, comincia ad avvertirsi.

Nonostante ciò il Cebit è ancora il gigante delle esposizioni elettroniche. E il suo quadrante, per decrittarne il caos apparente, può lavorare su quattro assi: il digitale diffuso, il consumer di punta, l’evoluzione di internet, l’It delle aziende. Sono quattro capitoli che hanno un unico duplice centro, da sempre il cuore di questa galassia industriale. Da un lato il progresso della microelettronica, da trent’anni motore del digitale e dall’altro dell’utente.

Il Cebit del 2006, a leggerlo bene in profondità, è l’edizione dei system on chip. Ovvero di motori che ormai vanno oltre il microprocessore ma incorporano, su piastrine di silicio sempre più piccole anche altri sottoassiemi, siano essi per il controllo avanzato del video e della grafica, per la comunicazione, per la gestione di periferiche. Qui i messaggi provenienti da Intel e Amd (i due grandi rivali nei microprocessori) sono stati pressoché identici. La prima ha preannunciato prossime generazioni di sistemi su chip sempre più integrate e a minor consumo energetico per il mercato della mobilità. La seconda un futuro di pc desktop sempre meno ingombranti, e allo stesso tempo (alternativamente) l’integrazione delle complesse schede video dell’Ati nei suoi microprocessori per la fascia alta dei pc di gioco.

Ovvia la conseguenza in termini di nuovi sistemi. Se il 3Gsm di febbraio a Barcellona è stata l’edizione degli smartphone (telefonini integrati appunto ai microsistemi evoluti), il Cebit di quest’anno ha visto una selva di pc sempre più minuscoli, compatti, ultraportatili (ma comunque capaci di reggere Windows Vista). Maggiori annunci: Samsung, Sony-Vaio, Fujitsu (con un primo ultraportatile senza hard disk, ma con un suo quasi equivalente fatto di memorie flash ad alta velocità e a oltre 32 gigabyte complessivi).

Fenomeno analogo, se vogliamo, è in corso nei navigatori Gps. Microsistemi interni sempre più potenti consentono a questi sistemini, ormai di uso comune, di sviluppare grafica tridimensionale, aggiungere funzioni telefoniche, radiofoniche, di connessione ai lettori musicali Ipod (come i nuovi Tom Tom). E persino visualizzazione di foto per il nuovo navigatore dell’Asus.

Anche nel consumer di punta il fenomeno sottostante è analogo. Lo si vede nelle reti domestiche a larga banda dove la Linksys (consociata Cisco) promette di aprire un nuovo mercato. Quello delle reti locali via corrente elettrica. Con uno scatolotto, il Ple200, venduto a coppie. Il primo lo si connette via normale cavo ethernet a un modem Dsl e poi lo si infila in una spina elettrica. Il secondo altrettanto, in ogni punto della casa, e riceve il segnale, anche a 200 megabit al secondo dal primo sulla corrente.

E il consumer di punta al Cebit ha visto il ritorno di un vecchio nome: Commodore. Che ora rilancerà il machio sui pc di gioco estremi, a 64 bit e grafica tridimensionale, anche questi, per esempio, a misura di Amd integrati alla grafica Ati.

Più certo l’emergente fenomeno Linux sulle scrivanie. La disponibilità di versioni spettacolari, per facilità di istallazione e uso, come la triade Ubuntu-Kubuntu-Xubuntu ha indotto due tra i grandi nomi dei pc (Hp e Dell) a lanciare messaggi precisi al Cebit. La prima ormai riconosce Linux per i Desktop vicino alla massa critica. La seconda ha persino indetto un referendum online tra i suoi utenti per decidere se e come lanciare modelli tutto-linux per gli utenti professionali. Lenovo, invece, ha preferito andare in direzione opposta: sarà la prima a usare Windows Live, ovvero le applicazioni on demand di Redmond. Ma la prima strada non esclude la seconda.o

Così il portatile
si rinnova


– I computer portatili hanno dimostrato di sapersi rinnovare, al Cebit. Un ruolo di primo piano l’ha avuto Asus, con l’annuncio di una manciata di nuovi prodotti. Si distingue il W5Fe, con cui Asus dice di donare una "seconda vista" ai portatili. Ha uno schermo ausiliare dotato di un sistema operativo indipendente, utilizzabile senza dover aspettare che si avvii quello principale. Utile per accedere a informazioni rapide (numeri di telefono, e-mail, agenda) o per foto, musica e semplici giochi.

C’è anche il portatile Asus C90S (nella foto): è uno dei primi che si fa aprire con facilità (basta togliere quattro viti), grazie al design D-Door. È utile a chi vuole personalizzare e potenziare i componenti del proprio portatile, come farebbe con un computer desktop. Una delle ultime barriere tra i due mondi sta per crollare. Samsung invece punta sulla gamma Ultra Mobile, di cui ha presentato il secondo modello: il Q1. Pur essendo ultra-portatile (779 grammi) ha anche una minuscola tastiera e uno schermo ad alta risoluzione; 1 Gb di Ram, 60 Gb di hard disk, il WiFi. Arriverà a giugno. Ma è molto portatile anche il nuovo notebook Lifebook P7230 di Fujitsu Siemens: 1,25 chili. Sono a tutti gli effetti computer, inoltre, gli smartphone di punta di Toshiba: Portégé G500 e G900. Sono zeppi di connessioni: Triband,

Hsdpa, Umts, Edge, Bluetooth, Wi-Fi e Usb.

ALESSANDRO LONGO


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