
Performance ed estetica esaltano i materiali
diManuela Cifarelli*
e Marcella Ottolenghi**
Vere e proprie città dentro alle città, con ritmi, funzioni, spazi, servizi propri, i quartieri fieristici sembrano tornati a essere occasioni progettuali appetibili anche per le grandi firme. Massimiliano Fuksas a Milano è solo uno dei molti esempi possibili del rifiorire dell’attenzione per un tema spesso declinato secondo modalità espressive anonime, prive di aspetti innovativi dal punto di vista sia architettonico sia funzionale.
Costose folies più o meno inserite nel tessuto urbano o simulacri di villaggi del tutto autosufficienti, i nuovi progetti, se ancora forse stentano a dare agli spazi un senso che vada al di là dei puri interessi commerciali, riescono tuttavia a suscitare ancora la meraviglia che un tempo caratterizzava i grandi progetti in occasione delle esposizioni universali: il mitico Crystal Palace, il padiglione di Mies van de Rohe a Barcellona, l’imperitura Tour Eiffel. Merito certo del disegno dell’architettura, che ricrea spazi coinvolgenti in cui interazione e partecipazione collettiva fluiscono liberamente, ma soprattutto della scelta della materia prima con cui dare sostanza a questi nuovi organismi edilizi: materiali al l’avanguardia, frutto di una ricerca tecnologica mirata essenzialmente sul risultato prestazionale – importantissimo per luoghi frequentati da migliaia di persone contemporaneamente -, ma che non disdegna l’aspetto estetico.
Ecco allora "pelli" performanti e comunicative come i sottili ma multifunzionali sandwich metallici di rivestimento delle "astronavi" di Massimiliano Fuksas, i pannelli prefabbricati in calcestruzzo intelligenti dei padiglioni della Fiera di Rimini o i nastri di lamiera d’acciaio inox della lunga passerella distributiva della Fiera di Roma, che si adattano al variare delle diverse condizioni luminose durante il giorno creando suggestivi effetti di riflessione. Risultati spettacolari per performance – comfort, qualità, durata – e valore comunicativo, in cui tecnologia e materiali sono protagonisti a tutti gli effetti.
Una meraviglia materica che porta a stravolgere anche l’impianto costruttivo classico degli edifici: strutture portanti e tamponamenti riescono a farsi quasi invisibili per dare modo ai visitatori di muoversi liberamente, di passare giornate intere al chiuso senza sentirsi "in scatola", e agli espositori di presentare al meglio i prodotti.
Volumi e accessori tendono a perdere il loro peso specifico a favore di una maggiore leggerezza, e trasparenza. Esemplare l’organica struttura reticolare metallica della lunga copertura di Fuksas a Rho-Pero, che sostiene un’onda sinuosa frammentata in centinaia di triangoli di vetro. Ma anche la facciata del centro congressi di Cordoba, progettata da Rem Koolhaas/Oma utilizzando elementi in vetro verde dalla curiosa superficie a bolle: un éscamotage che garantisce originali effetti di smorzamento e di rifrazione dei raggi solari. Suggestioni high-tech a cui fanno a volte da contrappunto soluzioni low-tech, ove materiali naturali o di riciclo danno il meglio di sé: è il caso di alcuni padiglioni di Hannover per l’Expo 2005 – il bambù intrecciato secondo tradizione ma con effetto "traslucido" del Giappone, le superfici modificabili con sottili cilindretti mobili di legno del Brasile -, occasione di ricerca perfetta per luoghi in cui dovrebbero essere presentati i risultati più avanzati della produzione industriale e intellettuale.
* Material ConneXion (banca dati di prodotti innovativi che collabora con Il Sole-24 Ore Arketipo); ** design.doc (studio specializzato)