Rassegna stampa

Per la guida della Fiera in corsa con De Castro ora c’è Renzo Imbeni

di Marco Montaguti Lunedì pomeriggio un dispaccio dagenzia riferiva che Luca di Montezemolo avrebbe presieduto il consiglio damministrazione di BolognaFiere del 15 luglio prossimo come presidente. Una notizia, per la verità, abbastanza curiosa e di per sè ai limiti dellovvio. Montezemolo infatti è il presidente di BolognaFiere e il fatto che ne presieda il consiglio di amministrazione è cosa quanto meno normale. Ma naturalmente questa quasi ovvietà diventa importante se collegata al rumoreggiare, crescente negli ultimi giorni, intorno alle dimissioni di Montezemolo dai vertici della Fiera. Fino a metà luglio, quindi, il superpresidente resterà al suo posto. Ma dopo? Sul dopo, sui mesi che mancano alla scadenza del suo mandato lanno prossimo, non ci scommette nessuno. Come ebbe a ricordare Sergio Cofferati, quando era ancora candidato, «anche per lui la giornata ha solo 24 ore». Già in precedenza, quando era solo presidente della Ferrari e della Fieg, Montezemolo aveva ben poco tempo per Bologna, ma riusciva comunque, grazie anche alla perfetta sintonia con i vertici, a delineare e ad attuare le strategie di sviluppo della società. Per non ricordare poi il suo ruolo decisivo nel cucire e ricucire con estrema pazienza le maglie di una privatizzazione che, prima di arrivare alla meta, ha avuto parecchie traversie e alcuni momenti a rischio. Oggi è difficile immaginare che Montezemolo riesca a sottrarre un po di tempo agli impegni di Fiat e Confindustria. Laddio, quindi, è solo questione di tempo. E la successione sarà una partita molto aggrovigliata, proprio perché chi verrà dopo dovrà presentare un bagaglio professionale alto e complesso, in quanto dovrà, in primo luogo, essere in grado di giocare con eguale autorevolezza sui tavoli manageriali e su quelli della politica. Non dobbiamo dimenticare che BolognaFiere è un ircocervo dove devono e dovranno convivere le due dimensioni del mercato e della politica, visto che siedono fianco a fianco privati ed enti pubblici come il Comune, la Provincia e la Camera di commercio. Ecco perché un successore tutto politico rischierebbe di non tenere il passo con una concorrenza sempre più spietata e un manager classico, al contrario, faticherebbe a cavarsela in una regione dove fiere, campanili e politica hanno radici profonde e complesse. E poi ci sono le coincidenze. Come il cambio ai vertici del Comune che si risintonizza con la Provincia e la Regione (in questultima risiede il potere normativo sulle fiere). Il cambio di potere significa, ovviamente, poter nominare uomini di propria fiducia ai vertici di società ed enti. E guarda caso, la straripante vittoria diessina ha fatto sì che in queste ore si sia aggiunto un nuovo concorrente di riguardo a quelli già allineati dalla voce pubblica, volenti o nolenti, ai nastri di partenza. Si tratta di Renzo Imbeni, modenese, già nostro sindaco e vice presidente del Parlamento europeo non ricandidato dai Ds e per questo molto, ma molto amareggiato. Il personaggio è di grande spessore politico, penalizzato però da una inesistente esperienza manageriale. Dote, questultima che non manca a un altro candidato, Romano Volta, imprenditore di successo che si avvia a lasciare la presidenza di Assindustria. Contro di lui, che pure ha un ottimo rapporto con Romano Prodi, gioca il fatto di essere confindustrialee quindi troppo in linea con Montezemolo. Anche Nerio Bentivogli è un imprenditore che ha però da tempo scelto la politica nelle fila della Margherita. Può contare sul peso della Provincia che, per statuto, indica il presidente della Fiera essendo lunico socio pubblico con due quote. Resta, da ultimo, il candidato che ha un curriculum nel quale capacità politiche e culturali si intrecciano con evidenti prove di capacità manageriali di alto livello e quindi ne fanno potenzialmente il successore più accreditabile di Montezemolo. Si tratta di Paolo De Castro, bolognese dadozione, docente universitario con un palmarès di indubbio rilievo. E stato un dinamico, concreto e rispettato ministro delle Politiche agricole e forestali, ha collaborato con Prodi a Bruxelles e ha risanato, nel breve arco di un paio danni, il bilancio di Nomisma, ridefinendone la missione e trasformandola in un salotto buono dove i maggiori imprenditori dellagroalimentare siedono a fianco dei più bei nomi dellindustria e della finanza bolognesi.

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