
Per il distretto orafo di Arezzo la strada è ancora in salita
FIRENZE *c L’ultima stagione fortunata fu nel 2000, quando le esportazioni del distretto orafo-argentiero di Arezzo fecero registrare un balzo del 40% in un solo anno. Da allora, le vendite sui mercati internazionali sono crollate di una percentuale analoga, bruciando quasi mille milioni di fatturato (da 2.100 a 1.200 milioni), con un trend negativo che non accenna a finire. «Il comparto orafo soffrirà ancora per altri due anni», sottolinea Gianluca Zucchi, amministratore delegato di Unoaerre, la più grande azienda di trasformazione del settore, 152 milioni di ricavi nel 2003 (80% dall’export) in calo di circa nove milioni rispetto al 2002.
É in questo clima da ultima spiaggia che oggi ad Arezzo il governatore della Toscana, Claudio Martini, inaugurerà la 25esima edizione della fiera OroArezzo, a cui partecipano 600 produttori. «Il mercato domestico è fermo e l’export frena, ma il tessuto produttivo locale non sta smobilitando», puntualizza Antonio Boncompagni, vice presidente della Provincia e presidente dell’Istituzione dei distretti industriali dell’area aretina (oreficeria, confezioni, pelli e cuoio). «Dobbiamo mettere mano alla riorganizzazione della filiera – aggiunge – puntando a una maggiore integrazione per creare un valore aggiunto più alto per addetto».
Debolezza del dollaro e concorrenza asiatica spingono a un consolidamento dei settori tradizionali del made in Italy. In questo panorama è difficile ipotizzare un allargamento della base produttiva, che nel caso del distretto di Arezzo conta su 1.650 aziende (di cui 1.200 artigiane) e oltre 10mila posti di lavoro. Martini, comunque, non arriverà a mani vuote. Oltre al piano straordinario per sostenere la moda, oreficeria compresa (50 milioni all’anno per tre anni), la Regione si appresta a siglare un “Patto per lo sviluppo e la buona occupazione” con tutte le categorie economiche e le parti sociali.
«Siamo pronti a porre con forza a Bruxelles e a Roma la necessità di tutelare le produzioni europee – spiega il governatore -. Nessuno pensa a forme anacronistiche di protezionismo, ma semplicemente a relazioni commerciali che si basino sulla reciprocità e sulla correttezza». Per quanto riguarda l’economia regionale, in sostanziale stagnazione nel 2003, Martini rilancia la politica della concertazione: «Siamo alle battute finali della stesura del Patto per lo sviluppo e la buona occupazione, che speriamo di poter siglare con tutte le parti sociali nei primi giorni della prossima settimana – spiega -. Rispetto al patto del 1996, la novità consiste nell’aver individuato azioni concrete e una decina di progetti che saranno finanziati sia dal pubblico che dai privati».
Dalla Toscana arriva dunque un segnale di ottimismo: «Puntiamo a consolidare la flessione del livello di disoccupati ormai stabilmente al di sotto del 5% – dice Martini – e soprattutto vogliamo impegnarci a ridurre le forme di precariato e di marginalizzazione, senza disconoscere l’importanza degli strumenti di flessibilità». Intanto Arezzo si prepara a ricevere gli operatori del settore orafo, che l’anno scorso furono più di 6mila.
Il distretto orafo
Imprese 1.650
Addetti 10.500
Oro lavorato 165 tonnellate
Argento lavorato 95 tonnellate
Fatturato 2.200 milioni
Export 1.200 milioni
Quota mercato domestico 45%