
Per i galleristi italiani scambi tra 50-100mila $
Da nove anni la prima settimana di dicembre Miami diventa la capitale del mercato dell’arte contemporanea, ospitando la versione americana della fiera internazionale Art Basel, nonché una miriade di eventi collaterali. Per le gallerie italiane che riescono a superare la dura selezione e sostenere il notevole costo della loro presenza in fiera si tratta di un’occasione importante per raggiungere compratori e istituzioni americane. Quest’anno sono state 12 (su oltre 250) le gallerie italiane presenti nella fiera principale Art Basel Miami Beach, di cui ben quattro (su 50 in totale) nella sezione «Art Nova», dedicata a lavori recenti di due-tre artisti contemporanei per stand. Le regole del gioco hanno spinto queste gallerie a presentare un programma innovativo, mentre nel resto della fiera gli strascichi della crisi hanno suggerito a molti dealer grande cautela, con un’offerta conservativa di grandi nomi, in molti casi con opere datate fra l’inizio del 900 e gli anni ’60.
Lo sforzo sembra essere stato premiato: per Franco Soffiantino di Torino «la fiera è andata meglio degli altri anni» e ha riportato vendite nella fascia fra 10-20mila dollari per i suoi artisti Melanie Gilligan, Andrea Nacciarriti e Josh Tonsfeldt. Mentre la napoletana T293 ha venduto bene l’artista inglese Helen Marten (prezzi fra 4mila-10mila $); Raffaella Cortese ha riscontrato «un grande successo di pubblico» per Michael Fliri («Ways around the Urschlamm», 2010 venduto ad un’istituzione americana per 20mila €) e Anna Maria Maiolino, italiana trapiantata in Brasile, apprezzata in entrambi i continenti, mentre l’altra galleria milanese Zero presentava installazioni di Victor Man e Micol Assaël.
Buoni affari anche per le altre otto gallerie presenti: l’internazionale Continua ha riscontrato buoni scambi nella fascia 50-60mila $, con lavori oltre i 100mila in trattativa, e grande curiosità per le strutture in resina di Loris Cecchini. Lia Rumma conferma un soddisfacente trend di vendite attorno ai 50mila $ con nuovi compratori sudamericani e trattative con alcune istituzioni. Chiara Repetto della milanese kaufmannrepetto riporta vendite attorno ai 20-30mila $, con diverse trattative in corso e vendite più lente degli anni scorsi, soprattutto per tutto ciò che non è pittura o disegno, come le opere di Pae White e Gianni Caravaggio.
A stand ormai chiusi la domenica sera la galleria Massimo De Carlo sbandiera un «tutto venduto», con opere fra i 10mila e i 300mila $, principalmente a collezionisti americani, che sembrano aver ammirato in particolare i dipinti di George Condo con prezzi fra 60mila-150mila $. Hanno trovato un acquirente internazionale anche tutte le opere di Andrew Dadson proposte da Franco Noero con prezzi fra 18-25mila €, nonché alcuni lavori di Lara Favaretto.
È stata premiata anche la scelta coraggiosa compiuta dalla romana Magazzino di offrire una mini-esibizione di un solo artista, Jan Fabre, le cui tavole “africane” sono passate di mano a 250mila $ (130mila $ il prezzo per una composizione con teschio). Più conservativa l’offerta di Artiaco, con artisti come Gilbert&George, e della milanese Christian Stein, con nomi noti come Kounellis, Melotti, Pistoletto e Boetti.
Le gallerie italiane hanno presentato un’offerta ampia e differenziata, evitando l’appiattimento su opere tradizionali e tipicamente bidimensionali che hanno dominato la fiera nel suo insieme. Il mercato vivace si è fermato alla fascia di prezzo medio-bassa, mentre gli acquisti di maggior peso richiedono tempi più lunghi di gestazione, soprattutto per i clienti istituzionali.Giovanni Gasparini
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