
Passione di famiglia
Angelo e Francesca Chianale, torinesi, sono entrambi notai, ed entrambi sono, per loro stessa ammissione, «due collezionisti bulimici», innamorati dei maestri storici dell’arte moderna italiana degli anni Cinquanta e Sessanta e dei protagonisti dell’Arte povera, le cui opere sono esposte nella loro casa, non meno che degli artisti internazionali della più fresca contemporaneità, i cui lavori, più ingombranti e complessi, sono invece conservati in un deposito di mille metri quadrati che viene da loro aperto agli amici e un pubblico ristretto in occasione di incontri con gli artisti prediletti o di visite di gruppi (il prossimo 24 novembre ci saranno gli Amici della Gam di Torino): «Nulla di istituzionale – spiega Angelo Chianale –: sono incontri informali, fra amici e appassionati di arte, organizzati per il piacere di condividere la nostra passione».
Nella loro collezione occupano un posto di rilievo la scultura e la fotografia, «siamo invece meno attivi sui video, la cui fruizione, a me soprattutto, sembra più difficile. E non ci interessa affatto la pittura figurativa. Difficile dire quali siano i nostri artisti prediletti. Posso citare se mai alcuni di quelli di cui possediamo più di un’opera: Mona Hatoum, Tony Cragg, Christian Boltanski, che ha creato per noi un’installazione site specific, venendo a realizzarla a Torino, e fra i giovani Vezzoli, Elisa Sighicelli, Botto&Bruno, Lara Favaretto, Charles Avery».
La loro passione totalizzante ha già “contagiato” le maggiori delle tre figlie (14, otto e quattro anni) che, spiega il padre, «hanno già una loro piccola collezione. Tutte e tre comunque guardano con attenzione e grande rispetto all’arte contemporanea, tanto che le portiamo sempre con noi nei nostri viaggi. L’ultimo nostro acquisto, per esempio, è un lavoro di Josephine Meckseper, una giovane artista tedesca che vive a New York: con le nostre figlie l’abbiamo conosciuta di persona nel suo studio durante un viaggio negli Stati Uniti della scorsa estate, ma avevamo già apprezzato il suo lavoro nell’edizione di “Artissima” dello scorso anno, dove una galleria americana esponeva una sua bellissima installazione, che ci aveva molto colpiti».
«Artissima» è infatti per Angelo e Francesca Chianale un terreno di caccia prediletto, e non solo perché si tiene a Torino: «”Artissima” è molto cresciuta con la direzione di Andrea Bellini. Il suo riposizionamento sul versante del contemporaneo ha comportato, è vero, alcune scelte dolorose di esclusione, ma in compenso l’ha resa molto più internazionale, ricca com’è soprattutto di gallerie americane. Non meno positivo è il programma di eventi culturali che si tengono in città. E l’anno scorso, quando eravamo nel pieno della crisi, molti collezionisti hanno rilevato, come noi, che era di gran lunga migliore di “Frieze”, il cui allestimento da “gran bazar”, pensato con evidenza per vendere ciò che era più facile piazzare sul mercato, aveva determinato un forte calo della qualità. La fiera di Torino invece era molto più misurata e più felice: una scelta coraggiosa in quel contesto, che ha comunque premiato anche le vendite».
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