Rassegna stampa

«Parola d’ordine: comprare italiano»

«Uno slogan per il 2012? Compra italiano». Roberto Snaidero, presidente di Federlegno-Arredo, guarda con apprensione ai prossimi mesi per il settore dei mobili, il più penalizzato secondo le simulazioni di Prometeia, ma punta a contrastare la frenata dell’economia con una serie di azioni di supporto da parte dell’associazione.
«L’estero sarà senz’altro la via principale per crescere – ricorda – ma non rinunciamo ad azioni di promozione e comunicazione per quanto riguarda l’Italia. Lo slogan andrà valutato, decideremo con gli esperti di marketing, ma credo che il concetto di fondo sia quello di spiegare a tutti che il mantenimento della filiera è una priorità per l’intero Paese e che acquistare prodotti italiani è quanto mai importante in questa fase». Il settore si appresta ad affrontare il 2012 dopo un anno complicato, chiuso con un fatturato di 32,4 miliardi di euro, in calo di oltre il 3% rispetto all’anno precedente. Segnali positivi arrivano invece dall’export, cresciuto di oltre 5 punti a quota 12,2 miliardi di euro. Ed è proprio lo sviluppo oltreconfine la priorità principale dell’associazione, con un focus particolare sul sostegno alle imprese sui mercati esteri. «Proprio in questi giorni – spiega – stiamo definendo tempi e modi di una fiera in Cina, dove contiamo di portare almeno 130 aziende del settore. Fino a marzo siamo ovviamente concentrati sul Salone del Mobile e un periodo possibile potrebbe essere settembre. Altro mercato che vogliamo presidiare con forza è quello statunitense, dove intendiamo ripetere l’esperienza realizzata a Chicago con 20 aziende. L’idea è incontrare i principali studi di architettura e progettazione per sviluppare insieme progetti comuni e penetrare con maggior forza nel mercato statunitense. Siamo partiti con Chicago e ora andremo a New York». Per Federlegno-Arredo, così come per gran parte dei settori italiani, è la dimensione delle imprese uno dei limiti principali per lo sviluppo dell’export e Snaidero ne è consapevole.
«Tra i nostri 2.500 associati la media è di aziende con 30-40 dipendenti. Con questa scala soltanto poche realtà riescono a strutturarsi con un direttore marketing o responsabili di area per lo sviluppo oltreconfine e anche qui dobbiamo inventarci qualcosa. Insieme ad una banca friulana stiamo ad esempio organizzando una rete informale tra 5-6 aziende dell’area. L’obiettivo è fare massa critica, mettere in comune progetti e se funzionasse potrebbe diventare un modello anche per altre realtà».L.Or.

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