
Palermo punta sul progetto fiere
Siamo pronti a lanciare a Palermo nel 2014 un pre-Expo 2015 e chiederemo a i nostri colleghi lombardi di collaborare. Alle istituzioni siciliane chiediamo la gestione del polo fieristico palermitano e fiducia per realizzare il progetto, tra cui un palacongressi. Noi abbiamo le idee e siamo pronti a metterci le risorse. Sulla trasformazione della fiera c’è già un progetto di massima». È solo una delle proposte di Alessandro Albanese, 45 anni, al vertice di quattro aziende del settore arredamenti e da ieri al vertice di Confindustria Palermo con una squadra con un’età media di quarant’anni cui non partecipa nessuno o quasi del gruppo dirigente che ha retto l’associazione fino ad ora.
Albanese succede a Nino Salerno che comunque resta nel gruppo dirigente e il suo insediamento avviene all’insegna della legalità e della lotta alla criminalità organizzata in un momento in cui inchieste sulle infiltrazioni della mafia nell’economia hanno scosso la stessa Confindustria e sfiorato anche alti dirigenti dell’associazione del capoluogo siciliano: il primo atto dell’assemblea di ieri è stato quello di ratificare l’espulsione dell’Aedilia Venusta di Vincenzo Rizzacasa, l’archietto-imprenditore che è accusato di essere prestanome di imprenditori già condannati per mafia ed è stato arrestato qualche settimana fa.
Una delle deleghe del gruppo direttivo è proprio quella della legalità e sarà data a Giuseppe Todaro, imprenditore dell’area di Carini che ha denunciato i suoi estorsori e vive scortato. Albanese, sulla scia del programma confindustriale avviato da Ivan Lo Bello (presidente regionale) e Antonello Montante (vicepresidente e delegato del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia alla legalità), rappresenta 420 aziende medio-grandi, ed è convinto propugnatore di una decisa svolta modernizzatrice del sistema industriale palermitano e siciliano più in generale con un «no» deciso alla intermediazione burocratica e parassitaria e una spinta alla centralità del mondo produttivo che fa capo a Confindustria. «Al pubblico chiediamo di fare parecchi passi indietro – dice – e di smetterla con il sistema di affidamenti di lavori in house: ci sono le imprese palermitane che hanno le competenze per fare le cose come hanno dimostrato in tutto il mondo».
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