Rassegna stampa

Orogemma svela il B-One

di Marino Smiderle Vicenza. Non basterà certo a battere la crisi ma, di sicuro, è un bel biglietto da visita per chi crede che la sfida lanciata dalla globalizzazione dei mercati possa ancora essere vinta. E la Fiera di Vicenza non può permettersi di essere pessimista, visto che a livello internazionale è riconosciuta come una delle vetrine più importanti del settore oro e preziosi: per questo ha tirato fuori dal cilindro il B-One, o B-1 se lo preferite scritto in cifra (occhio, però, perché si deve pronunciare in inglese, mica è internazionale per niente la Fiera di Vicenza…), un nuovo padiglione di circa 4.000 metri quadrati, costato poco meno di 4 milioni di euro, destinato alle aziende più affermate in termini di brand, marketing e innovazione. Verrà inaugurato il 9 settembre prossimo, in occasione dell’apertura di Orogemma, «da 28 anni punto di riferimento del dettaglio orafo nazionale ed estero sia per la vastità dell’offerta merceologica sia per la vicinanza al periodo delle festività natalizie». In questi giorni gli operai stanno correndo per tirare a lucido tutti i padiglioni e per arrivare in tempo alla giornata inaugurale. I muletti schizzano da una parte all’altra del quartiere fieristico, mentre nel nuovo salotto buono ricavato al B-One si sta lavorando di lima. Gli stand saranno curatissimi, alcuni orafi ci hanno investito diverse migliaia di euro. Meglio ancora, alcuni nomi di grido hanno deciso di rimanere a Vicenza proprio grazie a questa nuova struttura. «Se noi guardiamo soltanto ai metri quadrati – osserva Valentino Ziche, durante la visita guidata effettuata in anteprima al B-One – uno potrebbe ridurre il tutto a una mera questione di stand. Qui trovano posto 24 stand, che non sono moltissimi. In realtà questo è un investimento in qualità: ce ne sarebbero state molte altre di aziende che avrebbero dovuto e potuto entrare a far parte di questo avamposto di eccellenza. Diciamo che è solo un inizio, un modo per indicare qual è la strada da battere in futuro». Si sa che dall’America, che resta uno dei mercati fondamentali per la produzione orafa vicentina, hanno gradito molto questa soluzione innovativa. Qualche buyer, addirittura, verrà appositamente da New York per vedere cosa hanno combinato i vicentini in questo angolo delle meraviglie. Basterà per riaccendere le fiammate della ripresa? Nell’ultimo della rivista Vioro, bibbia delle manifestazioni fieristiche vicentine, Roberto Coin, uno che del brand ha fatto una religione, spiega cosa pensa della novità di via dell’Oreficeria: «Il B-One rispecchia la filosofia del cambiamento. È una nuova e importante chance. Vicenza ha colto lo spirito dei tempi e dei mercati. Ad esempio, gli operatori americani apprezzano l’atteggiamento positivo della Fiera nei loro confronti». E non è un caso che proprio Coin sia stato uno tra quelli che hanno investito di più nella realizzazione di uno stand avveniristico all’interno del nuovo padiglione. Al punto che resterà uno stand fisso, pronto anche per le prossime manifestazioni. E se vogliamo vederci un tornaconto per la Fiera, al di là del prezzo pagato dall’espositore, dobbiamo pensare al fatto che i più importanti orafi saranno “costretti” a rimanere anche in futuro. Quelli del marketing la chiamano fidelizzazione del cliente, che magari nel caso degli orafi non sarebbe stata nemmeno necessaria, ma vista la concorrenza (Fiera di Milano), è sempre meglio “legarli” alle rassegne beriche. «Il B-One è essenziale per il futuro della Fiera – sostiene il segretario generale Corrado Facco – perché traccia il nuovo percorso da seguire. Ed è immaginabile che, andando avanti, ce ne dovranno essere diversi di B-One, anche perché, per fortuna, di aziende eccellenti nel comparto orafo vicentino ce ne sono tante. Noi, come Fiera, cerchiamo di rispondere alle loro rinnovate esigenze con puntualità ed efficacia. Questo è un primo passo, ma non sarà di certo l’ultimo».

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