
«Oro, Vicenza resta capitale»
di Riccardo Maggiolo Nella sala Palladio in fiera, ieri c’era proprio tutta la Vicenza che conta: dal sindaco Hüllweck alla presidente della Provincia Manuela Dal Lago; da Dino Menarin, presidente della Camera di Commercio, a Massimo Calearo, presidente Assindustria Vicenza. Tutti presenti per sottolineare l’importanza di Orogemma 2006, avvenimento fieristico di primo ordine mondiale in campo orafo. Un appuntamento di lunga tradizione, oggi ancor più importante e colmo di aspettative perché giunge in un momento delicato per il settore orafo, che è da sempre un comparto economico fondamentale per la nostra provincia. L’oro vicentino è alle prese con un nuovo mercato mondiale e una nuova clientela che rischiano di metterlo seriamente in crisi. I dati più recenti del settore già cominciano a preoccupare: una flessione del 6-7% nell’ultimo semestre per ordinativi e numero di addetti ai lavori. Ecco dunque spiegata l’attesa per Orogemma 2006 e la prestigiosa platea che ieri ha onorato la sua inaugurazione: tutti si aspettano un segno forte, una reazione. Insomma, una presa di posizione che possa indicare la via da percorrere. E la risposta, ieri, è arrivata. Una risposta autorevole e incoraggiante, perlopiù. A darla è stato soprattutto Eli Izhakoff, presidente del World Diamond Council e ospite d’onore ieri in Sala Palladio: sicuramente una delle voci più autorevoli al mondo per rispondere ai dubbi e alle richieste degli orafi vicentini. «Vicenza è un nome che, nel mondo orafo, è una garanzia – ha subito rassicurato Izhakoff -. Qui avete una potenzialità che forse nemmeno voi stessi realizzate. La qualità dell’oro italiano e vicentino non è seconda a nessuno, e i nuovi paesi emergenti potranno anche cercare di copiarvi, ma nel campo dei preziosi questa non è una strategia vincente. Se saprete rinnovarvi mantenendo il vostro vantaggio qualitativo, riuscirete ad occupare quel settore produttivo dell’alta gioielleria che, vi assicuro, ha prospettive davvero eccellenti per il futuro». Fiducia nel futuro dunque, purché ci si sappia rinnovare. Manco a dirlo, già da questa edizione la Fiera di Vicenza si dimostra rinnovata e potenziata nei suoi impressionanti 24 km di fronte espositivo. «Stiamo affrontando un periodo di grande mutamento per il settore – ha spiegato Valentino Ziche, presidente dell’Ente Fiera -; un periodo a cui la fiera di Vicenza ha voluto rispondere con un nuovo e importante processo di sviluppo e riqualificazione: sia strutturalmente che concettualmente. Simbolo primo di questo rinnovamento è il nuovo padiglione espositivo B-One: uno spazio dal concept innovativo, di grande altezza, luminoso, in linea con l’architettura dei più avanzati quartieri fieristici al mondo, costruito a tempo di record per soddisfare le esigenze di visibilità delle più grandi aziende mondiali del settore». Se un segnale forte di rinnovamento si chiedeva alla Fiera di Vicenza, dunque, non si può certo dire che essa non abbia saputo rispondere adeguatamente. Strutturalmente, come abbiamo visto, ma anche concettualmente. «Oggi affrontiamo una realtà competitiva irta di difficoltà come solo qualche anno fa non avremmo mai potuto immaginare – continua Ziche -. Anche il Made in Italy, che un tempo si faceva comprare da solo, oggi ha bisogno di essere pubblicizzato e galvanizzato. Ecco perché è il momento di intraprendere scelte coraggiose. Occorre lasciare da parte i forti individualismi che caratterizzano la nostra produzione per creare nuove reti associative, nuove realtà aziendali per presentarsi tutti insieme, forti, sul mercato globale. Proprio nell’ottica di questo spirito, anche la Fiera di Vicenza si rinnoverà, diventando molto presto una società per azioni. Il processo di conversione dell’Ente in Spa è già avviato, e siamo certi ci darà grandi soddisfazioni».