Rassegna stampa

Non solo Terzo mondo nelle botteghe equo-solidali

Staccarsi dalla connotazione geografica Nord-Sud del Mondo e ripensare a una nuova geografia di sfruttatori-sfruttati.
Questa la più recente bandiera sotto cui trova casa il commercio equosolidale, anche alla luce delle sofferenze per la crisi, nonché la riflessione al centro dell’assemblea nazionale di AssoBotteghe (in programma a “Tuttunaltracosa”, XVII fiera nazionale del settore, che si svolge da venerdì 30 a domenica 2 a Reggio Emilia) come di Agices (convocata ad “AltroCioccolato” in Umbria per ottobre).
Le due associazioni di categoria – che sono anche enti certificatori degli impegni assunti (no al lavoro minorile, prezzi trasparenti, cooperazione e sviluppo in loco dei progetti, e non solo) – insieme raggruppano nel Centro-Nord 41 organizzazioni e un totale di circa 86 punti vendita. «Ma di norma il 30% dei nostri associati è affiliato anche ad Agices e insieme copriamo all’incirca un 50% delle realtà italiane» specifica Mirko Marelli, presidente nazionale di AssoBotteghe (19 enti e 29 attività di vendita al minuto in zona). Marelli sintetizza così il nuovo trend: «Le botteghe, nate per dare supporto ai produttori del Sud del Mondo, ora sono sempre più legate anche ad altre povertà, anche qui in Italia, come “Libera contro le mafie”, piccoli produttori locali del biologico o cooperative di detenuti».
Solo facendo riferimento al Rapporto Agices, uscito in maggio con dati aggiornati a fine 2009, il settore risulta aver sviluppato ricavi nel Centro-Nord per quasi 8,5 milioni (erano 8,1 nel 2008) su 79,5 nazionali (di cui però 35 solo in Trentino). Nel raffronto con i risultati 2008, le Marche svettano a +31% su una media nazionale di -0,6%, staccando di molto Toscana (+1,5%), Emilia-Romagna (-0,8%) e Umbria (-8,8%). «I numeri sembrano reggere anche per il 2010 – preannuncia il vicepresidente nazionale Enrico Avitabile, giustificando la tenuta alla crisi con consumatori fortemente motivati e proposte di qualità che sanno rinnovarsi –. Anche a livello istituzionale, queste Regioni sono state tra le prime a formulare apposite leggi nel settore, peraltro tra le più strutturate in termini di sviluppo del concetto di filiera».
La tenacia del settore sembra suggellata dagli 84 espositori equosolidali che anche quest’anno confermano la presenza a “Tuttunaltracosa” – evento aperto al pubblico a ingresso gratuito, ma anche fiera campionaria per gli acquisti delle botteghe (240 lo scorso anno) – ospitata sino a domenica alle ex Officine Reggiane, «cattedrale abbandonata che – spiegano gli organizzatori – è simbolo di come il capitalismo più competitivo vada reinterpretato, proponendo un futuro differente».
Se Agices – che nel Centro-Nord impiega 8.359 soci, 952 volontari e 156 lavoratori con un costo di 1,3 milioni – è convinta di «un commercio equo che resiste e rilancia», un po’ meno ottimista sembra AssoBotteghe. «Nel 2006/2007 – commenta il presidente – avevamo fatturati in aumento del 15-20%, ma dal 2008 abbiamo registrato le prime chiusure. Chi è rimasto ha comunque risposto con innovazione e fantasia, ad esempio ricorrendo sempre più a social network e flash mob, ma ora sono i tassi nella grande distribuzione a essere in controtendenza».
E proprio alla grande distribuzione si rivolge Fairtrade Italia, il cui direttore, Paolo Pastore, appunto evidenzia: «Negli ultimi 3 anni i nostri volumi di vendita sono cresciuti di un 15%, grazie all’aumento delle referenze disponibili e del numero di catene in cui siamo presenti. Su quasi 50 milioni di valore al consumo 2010 dei nostri prodotti certificati, circa un 80% è assorbito da Nord e Centro Italia. In Toscana, stanno ad esempio avendo successo due belle iniziative in cui si utilizzano i nostri ingredienti: i gelati Ben&Jerry’s in piazza Duomo a Firenze e i cantucci, prodotti tipici della tradizione, del biscottificio Scapigliati di Valdarno».
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