Rassegna stampa

Niente più pale eoliche – Si studia il maxi-aquilone

BARI
Grandi "aquiloni" per rendere l’eolico più efficiente e con minore impatto ambientale. L’iniziativa è dell’Università di Bari, in collaborazione con la società Sequoia automation srl di Chieri (Torino). È proprio osservando il volo degli oggetti alari che nasce il progetto Kite Gen.
«Stiamo lavorando a questo progetto innovativo – spiega Corrado Petrocelli, rettore dell’Università di Bari –, lo stiamo presentando in giro per il mondo e tra qualche giorno lo faremo anche alla Fiera del Levante. C’è già un interesse forte da parte dell’Australia». Anche la Regione Puglia ha preso visione del progetto e sta negoziando un cofinanziamento sui fondi strutturali nazionali.
Kite Gen sfrutta la velocità del vento ad alta quota trasformando l’energia meccanica in elettrica. Per farlo, utilizza macchine leggere e intelligenti. In aria si muovono profili alari di potenza: grandi ali semi-rigide ad alta efficienza aerodinamica, pilotate automaticamente e simili proprio agli aquiloni. A terra ci sono i macchinari pesanti per la produzione di energia. I due sistemi sono connessi con cavi ad alta resistenza che trasmettono la trazione dei profili alari e allo stesso tempo controllano la direzione del vento. Il cervello del progetto è il software che pilota automaticamente i profili alari per massimizzare la produzione di energia. Mentre i profili volano a un altezza di 800-1.000 metri dal suolo, l’asse verticale rotante della struttura attiva grandi alternatori. A seconda di come il volo viene guidato dal software, si muove l’asse e dalla velocità si produce energia.
I vantaggi sono due. Il fronte vento intercettato, equivalente all’energia disponibile, è centinaia di volte più grande rispetto a quello di una torre eolica: 150 volte di più tra una torre di ultima generazione e un impianto Kite Gen con un carosello di 800 metri di diametro. Inoltre, la maggiore efficienza delle ali permette di raggiungere velocità di 70-80 m/s, che nelle torri eoliche si registrano solo all’estremità delle pale.
Numero, dimensioni e altezza dei profili alari possono crescere a seconda dell’energia che si vuole produrre. La massima taglia raggiungibile è oggetto di studio, ma da valutazioni iniziali sembra possibile eccedere i 1.000 megawatt (1 GW) senza significativi rischi strutturali, con un diametro di circa 1.600 metri.
Tutto questo si traduce in benefici economici: l’analisi finanziaria per una centrale Kite Gen da 100 MW, con un ciclo di vita di 20 anni, proietta un costo dell’energia prodotta inferiore a 30 euro per MWh, con un tasso interno di rendimento superiore al 60%, senza considerare i possibili ricavi aggiuntivi da schemi legati alla riduzione di gas serra e/o crediti per produzione di energia rinnovabile. Un quadro decisamente migliore rispetto alla produzione da combustibili fossili (circa 60 euro per MWh) e all’eolico tradizionale (circa 100 euro per MWh). Un risultato reso possibile dallo sfruttamento di venti più forti e più costanti e da macchinari al suolo con necessità di poche fondamenta. A questo si aggiunge il basso impatto ambientale. Le centrali Kite Gen non solo non inquinano, ma occupano porzioni ridotte di territorio. L’impatto visivo è dunque quasi nullo in confronto a quello dei parchi eolici.

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