Rassegna stampa

Nelle fiere più spazi e meno visitatori

EMILIA-ROMAGNA

A CURA DI

Paolo Tomassone

BOLOGNA

Manifestazioni in leggero aumento (ma non quelle internazionali), visitatori e superfici espositive in lieve contrazione, quartieri fieristici che, lungi dall’accorparsi (10 organizzazioni da Rimini a Piacenza, una densità senza pari in Italia) continuano a proliferare; basti pensare che anche Ravenna sta valutando l’ipotesi di una fiera che prenda il posto di quella faentina se la città manfreda ne deciderà lo smantellamento. Ma è evidente che un peso decisivo nel futuro assetto locale lo giocano non tanto la politica o le istituzioni (che in questi anni, causa il prevalente provincialismo, non sono riuscite a guidare il sistema verso assetti dimensionali sostenibili) quanto i quartieri di Bologna e di Rimini, gli unici con fatturati significativi, investimenti rilevanti in corso e quotazione in vista.

I primi dati resi disponibili sull’attività fieristica dell’Emilia-Romagna contenuti nello studio commissionato all’Istituto Cermes-Bocconi dall’assessorato alle Attività produttive della Regione e che sarà presentato ufficialmente a ottobre, mettono in evidenza che calano leggermente le superfici affittate (da 1.517.011 metri quadrati del 2004 a 1.450.032 del 2005), mentre crescono di poco le manifestazioni (109 nel 2005, 106 l’anno precedente). In questo quadro, continuano a crescere le manifestazioni nazionali e regionali (66) e rimangono praticamente invariate quelle di carattere internazionale (43). Gli espositori sono stati 40mila. I visitatori nel 2005 sono stati 3,67 milioni, un numero leggermente inferiore (-2%) rispetto ai 3 milioni e 740mila visitatori esteri e nazionali del 2004. La maggior parte degli eventi organizzati riguarda il settore delle costruzioni (19%), della salute-ambiente (13%), alimentare (11%), agricoltura, sport, tempo libero e abbigliamento (9%).

Ai posti più alti delle classifiche nazionali – sia per il genere di manifestazioni promosse che per i locali che le ospitano – si piazzano i tre comparti di Bologna, Rimini e Parma. Bologna Fiere – 70 tra fiere nazionali e internazionali, che ha tre quartieri espositivi in regione e mette insieme società e consorzi di servizi – ha chiuso il 2005 con ricavi oltre quota 70 milioni (utile netto di 2 milioni e Mol di 15,2 milioni, in linea con l’anno precedente) e 120 milioni di fatturato a livello di gruppo.

«Tra il 2004 e il 2005 sono stati realizzati 100 milioni di investimenti e per il 2006 e 2007 ne prevediamo altri 70 – spiega l’amministratore delegato, Michele Porcelli -. Cercheremo di privilegiare la specializzazione degli eventi già ospitati e il rafforzamento dei comparti attuali, favorendo la realizzazione di start-up in nuovi settori e promuovendo forme flessibili di partnership con gli organizzatori di manifestazioni». Si dovrà attendere l’autunno 2008 per la conclusione dei due nuovi padiglioni che porteranno a 200mila mq lordi la superficie a disposizione. Sempre entro il 2008 è previsto il completamento del parcheggio Michelino per 7.500 posti auto così come avanzano i lavori per il casello autostradale dedicato.

Anche Rimini Fiera Spa ha proseguito nel 2005 il suo percorso di crescita chiudendo con un consuntivo (48,3 milioni) che è andato oltre le previsioni (+6,1% rispetto al budget) e registrando un Mol di 16,6 milioni (contro i 14,2 milioni del 2003, anno corretto di di comparazione). Il gruppo ha superato i 73 milioni di ricavi. «Ci troviamo all’interno di una congiuntura economica ancora assopita – spiega il presidente Lorenzo Cagnoni -. Il mercato fieristico è turbolento e mentre aumentano le offerte nazionali rimane stabile la domanda». Per questo la discesa su Piazza Affari della società verrà rinviata alla primavera 2009. E sabato prossimo Rimini Fiera inaugurerà ufficialmente i due nuovi padiglioni sul lato est del quartiere fieristico, seconda fase di ampliamento che completa definitivamente la struttura, attualmente la terza in Italia per dimensioni. Sono ora disponibili 109mila metri quadrati di padiglioni, mentre la superficie utile complessiva è salita a 168mila metri quadrati.

Per quel che riguarda Parma (17,9 milioni di fatturato nel 2005) il quartiere punta alla specializzazione. «Il sistema fieristico italiano si è sviluppato – spiega Emilio De Piazza, ad di Fiere di Parma – assecondando le specificità del bacini produttivi locali. Ipotizzare la presenza sul mercato italiano di quartieri onnivori, che ospitano qualsiasi tipo di rassegna a scanso delle specificità del distretto produttivo che li ospita, credo sia uno spreco di risorse che andrebbero finalizzate alla promozione delle nostre specificità produttive».

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