
Nella corsa alla qualità
È tempo di Vinitaly e le più importanti cantine del Sud si preparano a portare i propri prodotti a Verona, sede del principale salone del vino italiano, in programma dal 6 al 10 aprile. Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata e Campania saranno presenti con una gamma di vini più ampia del solito. I tratti comuni più importanti della loro presenza sono prodotti autoctoni e qualità. Così non è un caso se la Campania dedicherà ai vini autoctoni e tradizionali un’intera manifestazione che ormai è anch’essa piuttosto prossima: VitignoItalia, la cui seconda edizione è in programma dal 21 al 23 maggio alla Mostra d’Oltremare di Napoli.
Il Vinitaly vedrà presenze di particolare rilievo per Sicilia, Basilicata e Puglia. L’isola, che quest’anno occupa un intero padiglione, sarà al Vinitaly con 231 aziende (erano 196 nel 2005) e un programma di incontri focalizzato sui vitigni autoctoni. La Basilicata, con 42 cantine, registra la più grande partecipazione della sua storia vitivinicola. La Puglia per la prima volta sarà accorpata in uno spazio degno di questo nome. La regione meno presente sarà la Calabria, che comunque punta sul Cirò anche se non mancano altri prodotti emergenti come il Savuto. Un’analisi più dettagliata sul Vinitaly è nell’articolo a fondo pagina.
La Sicilia cerca qualità. Il comparto vinicolo del Sud è cambiato molto negli ultimi anni, ma ha ancora davanti a sé grandi sfide da affrontare. La Sicilia, ad esempio, deve orientare verso la qualità una produzione di vino da tavola ancora enorme, pari al 75% del totale regionale (solo il restante 25% è a marchio Doc, Docg o Igt), contro una media nazionale del 45%. D’altra parte, sul territorio ci sono ha varietà molto interessanti come Nero d’Avola, Insolia, Frappato e Grillo. Così la Regione sta realizzando il progetto «Valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani» e punta a recuperare parte di quel 75% di prodotto a basso valore aggiunto, con investimenti per far crescere le cantine sociali e incrementare la quota di vino dal buon rapporto qualità/prezzo: ad aprile si aprono i termini di un bando da 100 milioni di euro di risorse regionali. La Sicilia ha 22 Doc e una Docg (Denominazione di origine controllata e garantita). La più grande Doc è il Marsala, noto vino liquoroso. Alcuni vini sono perle enologiche: Moscato di Noto, Passito di Pantelleria, Malvasia delle Lipari. Proprio alle malvasie delle isole europee è dedicata una rassegna in programma a giugno a Panarea, nelle Eolie. L’arcipelago, un tempo ricco di vigneti, oggi ha una piccola produzione di Malvasia in continua crescita: i vigneti (50 ettari) si concentrano principalmente a Salina, ma di recente si sono spinti fino ad Alicudi, la più isolata.
Basilicata e Puglia. Se la Sicilia ha un’importante produzione di bianchi, Basilicata e Puglia sono terre di rossi. In Basilicata il prodotto simbolo è l’Aglianico del Vulture Doc, che nasce su un’area di origine vulcanica tra Potenza e Foggia. La regione ha 4.500 ettari vitati e negli ultimi cinque anni ha realizzato un deciso rinnovamento degli impianti (circa 900 ettari) attingendo a contributi comunitari per la ristrutturazione dei vigneti (6 milioni di euro). Le terre lucane mettono sul mercato 4,5 milioni di bottiglie tra Doc e Igt, con un giro d’affari di 40 milioni di euro. Dopo la Doc Terre dell’Alta Val d’Agri, a luglio è arrivata la terza Doc, quella di Matera.
Nella confinante Puglia, una decisa svolta verso produzioni di maggior qualità si registra verso il Salento, nella zona del Primitivo di Manduria (Taranto), che col Negroamaro è il più noto vino della regione. Tra le annate 2002 e 2004 i produttori del consorzio del Primitivo di Manduria hanno più che raddoppiato il numero di bottiglie (2,2 milioni contro uno) e ora si accingono a richiedere la Docg. Davanti c’è un percorso di almeno due anni, ma finalmente il progetto è partito. Sempre nel Salento, si segnala il Negroamaro: tra le province di Brindisi e Lecce è stato individuata l’area del futuro Parco del Negroamaro, idea che potrebbe aprire interessanti prospettive enoturistiche, ma che nonostante il gran parlare è ancora al palo. Negli ultimi cinque anni hanno investito in Salento importanti cantine di Centro e Nord, mentre tre anni fa le principali aziende locali si sono riunite nell’Associazione grandi vini del Salento.
Irpinia superstar. La Campania è la regione del Sud col più alto numero di Docg, tutte concentrate in Irpinia: lo storico Taurasi e, dal 2003, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. La filiera enologica, un comparto marginale fino a 10 anni fa, oggi rappresenta il 10% della produzione vendibile agricola regionale. Il vino a marchio Doc, Docg o Igt, però, è solo un decimo del prodotto complessivo. Gli ultimi anni hanno visto un graduale recupero degli autoctoni, che hanno dato un buon contributo (non stimabile con precisione, però) al fatturato di 4 milioni dei contratti sottoscritti per gli autoctoni italiani a VitignoItalia 2005. Nel 2007 a questa fiera potrebbe affiancarsi un salone parallelo, VitignoSud, con chiara caratterizzazione geografica e ampia offerta.
MASSIMILIANO RELLA
Calabria
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– Il vino in Calabria vuol dire soprattutto Cirò. Tra le caratteristiche tipiche, un odore vinoso speziato e un gusto asciutto di buona consistenza. Centro della produzione è l’omonimo comune dello Jonio, nella parte nord della provincia di Crotone. Tra i Cirò Doc posizione di vertice la occupa il rosso classico prodotto dalle Cantine Librandi: 100% uve Gaglioppo per 13 gradi di alcol. Un vino da piatti saporiti a base di carne (soprattutto carni rosse e cacciagione) come ce ne sono nella cucina locale. (fra.pri.)
L’emergente
– Negli ultimi tempi, il Savuto Doc è stato oggetto di rinnovato interesse da parte del mercato e degli intenditori che ne apprezzano la storia. In ogni caso, la vite viene ancora coltivata ad alberello, con il sistema praticato dall’antica popolazione dei Bruzi (del Centro-Nord della Calabria) nel III secolo avanti Cristo. Tra le nuove varietà di Savuto, appare interessante il Polpicello, rosso di medio-lungo invecchiamento prodotto dall’azienda Odoardi di Nocera Terinese (Catanzaro). (fra.pri.)
Campania
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– Il vino campano senza dubbio al top di gamma è sempre il Taurasi, il primo prodotto della regione a fregiarsi della denominazione di origine controllata e garantita (Docg). Dal 2003 è in compagnia del Fiano di Avellino e del Greco di Tufo, seconda e terza Docg campane. Il Taurasi, prodotto nei 17 comuni della valle del Calore (in provincia di Avellino), è ottenuto da uno dei vitigni più prestigiosi dell’enologia nazionale: l’Aglianico, cioè l’antica vitis hellenica. Il disciplinare ammette l’impiego fino al 15% di altri vitigni a bacca rossa. Secondo una ricerca di Confcommercio (2005), è tra i vini italiani più richiesti al ristorante. (m.r.)
L’emergente
– La Campania è una terra ricca di vitigni minori. Uno di questi è il Pallagrello (localmente detto u’pallarell), la cui provenienza risale probabilmente ai tempi dell’antica Grecia. È molto diffuso nel Casertano, tra Caiazzo, Castel Campagnano e Castel di Sasso. Fino a poco tempo fa, era confuso con il Coda di Volpe, un’altra varietà campana. Il Pallagrello è sia a bacca bianca che rossa, ma i migliori risultati sono stati ottenuti con il bianco, nell’ambito della Igt (Indicazione geografica tipica) Terre del Volturno. La produzione è ancora limitata ad appena 30-40 mila bottiglie all’anno e le aziende produttrici sono solo cinque. (m.r.)
Sicilia
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– È un rosso di grande prestigio che accompagna i secondi di carne delle grandi occasioni. Il Nero d’Avola, in Sicilia, è sinonimo di eccellenza: maturato per otto mesi in barrique e affinato per quattro mesi in bottiglia, questa Igt (Indicazione geografica tipica) ha un colore rosso rubino intenso con leggeri riflessi violacei, un profumo complesso con note fruttate e un sapore morbido. Molto rara è la "Selezione speciale" di Feudo Montoni, un’ azienda dell’area di Caltanissetta. (fra.pri.)
L’emergente
– Tra i vini dell’area dell’Etna, è quello che secondo gli esperti ha maggiori potenzialità di affermazione sui mercati che contano. Il Nerello Mascalese è un rosato di Indicazione geografica tipica (Igt) fermentato a bassa temperatura. Il suo colore rosa intenso e vivace è espressione di enologia siciliana moderna legata a viticoltura di varietà tradizionale siciliana. È delicato nel sapore ed eccellente a livello di profumo. Tra i principali produttori, c’è l’azienda Abbazia Santa Anastasia. (fra.pri.)
Basilicata
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– L’Aglianico del Vulture è il vino simbolo della Basilicata, un rosso già affermato che però negli ultimi anni sta trovando un ulteriore interesse da parte del mercato. L’area di produzione è ai piedi del vulcano Vulture, il vitigno è la varietà lucana dell’Aglianico. Di colore rosso rubino o granato vivace, a seconda dell’invecchiamento, il vino è prodotto su un’areale di 650 ettari iscritti all’albo Doc. Le bottiglie nel 2005 sono 2,8 milioni, secondo i dati della Regione Basilicata. Le più importanti cantine della zona si sono riunite due anni fa nel consorzio di promozione Qui Vulture. (m.r.)
L’emergente
– In Basilicata sono due i vini emergenti: la piccola Doc Terre dell’Alta Val d’Agri, prodotta ai confini con la Campania nei comuni di Grumento, Moliterno e Viggiano (Potenza); e la nuova Doc Matera, riconosciuta lo scorso luglio e a partire da novembre in commercio con le tipologie dei rossi (Primitivo, Rosso e Moro). Il disciplinare della Doc Matera prevede sei tipologie: tre rossi, due bianchi, uno spumante metodo classico. Il Terre dell’Alta Val d’Agri ha invece una produzione limitata e due sole cantine, ma la Doc cresce a piccoli passi: 4-5 ettari l’anno. (m.r.)
Puglia
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– Le richieste arrivano da tutto il mondo ma la produzione, a causa dell’altissimo pregio delle uve utilizzate, non arriva a soddisfarle in nessuna annata. Il prodotto è il Gratticciaia, un vino rosso di Igt (Indicazione geografica tipica) del Salento che ha saputo così conquistarsi una posizione di leadership tra i passiti italiani. Questo vino viene ottenuto con la speciale tecnica della messa a riposo delle uve in fruttaio. Dati i bassi volumi produttivi, è pressoché impossibile non abbinare questo vino al nome di un’azienda che ne produce una larghissima parte: la società Agricole Vallone, fondata a Lecce nel 1934. (fra.pri.)
L’emergente
– Ha origini antichissime e misteriose, ma per molti, troppi anni è stato piuttosto snobbato sia dai produttori sia dai consumatori. Solo di recente è tornato in auge e ora sembra l’astro nascente del mercato pugliese. È il Sum, un rosso da tavola molto prestigioso da pochi anni lanciato dall’Accademia dei Racemi di Manduria (Taranto) partendo dal Sussumaniello, un vitigno antichissimo, di probabile origine dalmata. L’esordio nella versione attuale che segna il rilancio sui mercati è datato 2003. Questo vino è prodotto in quantità limitata, ma per le annate prossime si candida ad una posizione di leadership. (fra.pri.)