
Milano riscopre la campionaria
Vincenzo Chierchia
MILANO
Il rilancio della competitività dell’Azienda Italia in campo internazionale passa dall’accelerazione sulle produzioni di qualità, che rappresentano – secondo l’indice Piq elaborato dalla Fondazione Symbola (e anticipato dal Sole-24 Ore di mercoledì 23 maggio) – oggi il 44,3% del complessivo, per un volume d’affari di 628 miliardi di euro.
E la Fiera di Milano, dopo un accordo con la Fondazione Symbola, guidata da Ermete Realacci e da Alessandro Profumo, si prepara a varare in novembre una nuova rassegna campionaria, «una grande vetrina del made in Italy di qualità», come spiega Corrado Peraboni, a.d. di Expo Cts e direttore genmerale della Fondazione Fiera Milano. A circa vent’anni dall’ultima edizione della campionaria, rassegna regina del miracolo economico italiano, il salone delle qualità italiane – programmato dal 22 al 25 novembre 2007 presso i padiglioni di Rho-Pero – «farà da traino alla candidatura di Milano all’Expo 2015» aggiunge Peraboni.
«Il modello di sviluppo centrato sulla promozione della qualità – spiega Profumo – può consentire al nostro Paese di accelerare la sua crescita. Abbiamo visto che le esportazioni italiane sono cresciute molto poco in termini di volume, ma molto in termini di valore, il che vuol dire che abbiamo capacità di essere competitivi creando apprezzamento per la qualità implicita nelle nostre produzioni». L’indagine Symbola ha mostrato che i prodotti italiani competitivi hanno un peso del 61,9% sul Pil.
Il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, ha aggiunto che la qualità deve essere considerato come «un elemento pervasivo e distintivo dell’economia in grado di mettere in gioco il valore aggiunto del Paese». Bersani, rispondendo alle sollecitazioni di Realacci e di Domenico Siniscalco, vicepresidente Mrgan Stanley international e responsabile scientifico del Piq, ha sottolineato che la promozione della qualità per il Paese va accompagnata alle liberalizzazioni («i risultati sono andati al di là delle attese, basti pensare al commercio o all’Rc auto») e soprattuto a un nuovo modello di politica industriale. «Vogliamo dare un ribaltone alle politiche pubbliche per i settori industriali» spiega accennando al Ddl industria 2015 che ha l’obiettivo di rivedere il sistema degli incentivi pubblici alle imprese.
«Non si finanzieranno più i capannoni né saranno ammessi gli investimenti generici – sottolinea il ministro – si metterà invece in automatico ciò che va finanziato come il cuneo fiscale o i crediti d’imposta per la ricerca e per il resto i finanziamenti andranno solo ai progetti ad alto tasso di qualità, di recupero di efficienza e di innovazione». Tra i cinque progetti d’innovazione industriale previsti dal Ddl, uno è già partito, quello sull’efficienza energetica, con Pasquale Pistorio (top manager Telecom Italia) come project manager non remunerato.