
Milano non è l’unica fiera con ambizioni di crescita
L’analisi del presidente di Fiera Milano (si veda «Il Sole-24 Ore del 14 luglio) punta il dito su alcuni problemi in cui si dibatte il sistema fieristico italiano da molti anni – lo sconsiderato proliferare di quartieri fieristici con conseguente drenaggio di risorse pubbliche e private – per arrivare a conclusioni sconcertanti.
La nascita del nuovo polo fieristico di Milano è stata salutata con soddisfazione nel mondo fieristico italiano. Inizialmente ha fatto sorgere qualche preoccupazione, ma l’obiettivo dichiarato metteva al riparo da qualsiasi errore di interpretazione: realizzare un polo fieristico di eccellenza nel cuore economico dell’Europa per competere sui mercati mondiali e assicurare all’Italia una leadership di settore fino ad oggi duramente messa in discussione dai competitor, in primo luogo tedeschi. A pochi mesi dall’apertura definitiva del nuovo polo di Rho-Pero (Milano), sul quale sono giustamente confluiti imponenti investimenti perché partisse con una dotazione infrastrutturale adeguata al suo ruolo e alla sua funzione, il bilancio degli effetti è preoccupante a giudicare dalle parole del presidente Perini. In questo ultimo anno la principale attività delle fiere italiane è stata quella di contrastare la politica – che nessuno potrebbe definire di dumping ma che sarebbe eufemistico definire aggressiva – di Fiera Milano che ha cercato di rastrellare praticamente qualsiasi tipo di evento, anche il più insignificante.
Brutto segno quando, dopo aver chiesto soldi ai piccoli risparmiatori facendo intravedere sfide internazionali da giocarsi tra Francoforte e Shanghai, si invoca il libero mercato da una parte e poi si arriva a chiedere alle altre fiere italiane di inchinarsi e donare le proprie manifestazioni. Resto fermamente convinto che il sistema Paese debba essere supportato da una realtà fieristica capace di muoversi sugli scenari internazionali, capace di competere in termini di metri quadrati con i colossi mondiali del settore. Ma se questa è la mission di Fiera Milano auspicherei, per il bene del Prodotto interno lordo del nostro Paese, che la sfida fosse riportata nel suo alveo originario e che producesse come risultato l’arrivo di milioni di metri quadrati conquistati alle fiere estere e il ritorno di milioni di metri quadrati acquistati all’estero dalle aziende italiane.
La proliferazione dei quartieri fieristici è certamente negativa ma è altrettanto vero che ove esistano specificità a autorevolezza non esiste – proprio per la legge della domanda e dell’offerta che ammette l’esistenza di diversi tipi di domanda e diversi tipi di offerta – il parametro unico e indifferenziabile della quantità. Le fiere sono oggi società per azioni con piani industriali chiari e definiti che difficilmente si trasformeranno in enti di beneficenza. Genova non potrà quindi aderire all’invito. Le nostre idee sono estremamente semplici e lineari: rafforzare la vocazione naturale e la nostra collocazione per essere sempre più leader nel comparto marino-marittimo e sommare all’efficienza delle strutture il fascino di una location unica nel panorama fieristico internazionale. Il nostro benchmark non è Milano nè Francoforte, ma Excel di Londra o altri quartieri di dimensioni intermedie, capaci di offrire specificità e appetibilità a particolari nicchie di mercato.
Per questo stiamo portando avanti un programma di riqualificazione che sta trasformando il volto e la qualità del nostro quartiere fieristico e dei servizi che andremo ad offrire. Il nostro margine competitivo si basa sulla qualità: sulla sponda nord del Mediterraneo, per offrire ai nostri clienti un contesto dalle caratteristiche straordinarie, riteniamo decisivo ampliare i nostri spazi a mare, valorizzare le nostre superfici all’aperto, realizzare nuove strutture che enfatizzino la scenografia naturale che ci circonda e contribuiscano, nel loro insieme, a ridefinire il waterfront di Genova secondo l’affresco che Renzo Piano ha voluto progettare per la sua città. Parlo di una Marina che entro il 2006 potrà disporre di seicento posti barca contro i duecento attuali, di un padiglione disegnato da Jean Nouvel che sarà pronto nel 2007 e di un albergo “quattro stelle” fronte mare la cui realizzazione sarà affidata nei prossimi mesi. Vogliamo continuare a contribuire alla crescita economica del nostro territorio, continuare a costituire un volano per l’indotto economico e cercare di incrementarlo.
Se ha ragione il presidente di Fiera Milano fermateci, altrimenti ditegli di smetterla.