
«Meglio la gestione diretta degli eventi»
Ettore Riello, da presidente dell’associazione degli operatori fieristici Aefi, come vede posizionato il sistema fiere in un anno di recessione?
Il 2012 si presenta a tinte fosche ma certamente le fiere che più di altre hanno saputo e sapranno rinnovarsi possono affrontare il futuro con maggior tranquillità. Rifuggo però dal termine “recessione” che implica conseguenze rilevanti.
Tutto è partito dal 2011.
L’anno era partito abbastanza bene, ma da fine maggio è iniziato il tracollo. Non fanno eccezione le fiere che vivono del proprio conto economico: nel 2011 si sono salvate grazie agli spazi venduti, anche se sono stati offerti a prezzi più bassi e a un minor numero di espositori. E il nodo oggi è proprio questo. Gli eventi fieristici fanno parte di quelle attività promozionali su cui le aziende, in tempo di crisi, tagliano solo quando non se ne può fare a meno. Per questo il sistema fieristico inizia solo ora a sentire davvero l’impatto della crisi: e si può reagire solo rinnovandosi.
Che vuol dire rinnovarsi per un quartiere fieristico?
Pensare e presentare nuove formule, prodotti e, soprattutto, servizi aggiuntivi da erogare dentro e fuori dal quartiere fieristico e che permettano di fare cassetta anche al di là della manifestazione. Personalmente credo molto nella gestione diretta degli eventi fieristici da parte degli enti: questo non solo consente di sviluppare servizi collaterali aggiuntivi ma anche di evitare di dover fare i conti con gli interessi di terze parti, non sempre collimanti con quelle dell’ente fiera.
Come valuta il confronto tra eventi fotocopia, Saie a Bologna e Made Expo a Milano? Si può valutare in tanti modi, di sicuro c’è una tradizione e storicità per ciascun prodotto esistente, che non va negata, ma proprio nel rispetto degli interessi locali legati a ogni singola manifestazione. Ciò su cui Aefi sta lavorando è il progetto di armonizzazione dei calendari.
Il processo di aggregazione tra Cfi e Aefi può rafforzare il nostro sistema fieristico?
Ci stiamo lavorando. Con Gian Domenico Auricchio ci siamo proposti di sollevare i più importanti temi, aggreganti per l’intero comparto fieristico. Le fiere sono uno snodo nevralgico del comparto industriale: 60 miliardi di fatturato transitano dalle fiere e quasi il 10% dell’export italiano è generato da trattative che avvengono nell’ambito di manifestazioni fieristiche. Ci auguriamo che il ministro Passera, quando lo contatteremo, potrà supportarci nello sviluppo di un progetto serio, partendo da temi come l’internazionalizzazione e le sovrapposizioni.
Internazionalizzazione: quanti sono i quartieri in grado di svilupparlo?
Sì è vero, non sono molti a poterlo fare da soli. Direi Milano, Verona, Bologna e anche Rimini. Poi ci sono altri soggetti minori che lavorano su iniziative spot.
Eppoi ci sono diversi metodi per internazionalizzare: in joint venture, in gestione diretta o commercializzando alcuni “prodotti”.
Fiera Milano è rientrata in Aefi?
Ci ha comunicato la volontà di rientrare.
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