Rassegna stampa

Mantenute le promesse, ora si riparte

Sui numeri non si scherza. Trenta mesi, un’area di due milioni di metri quadrati, 530mila metri quadrati di pavimento, in cantiere 9mila operai – con punte di 2.200 contemporaneamente – da oltre 60 Paesi nel mondo, 300 aziende, 150mila pezzi della Vela, circa 750 milioni di euro autofinanziati. Questi sono alcune delle cifre del nuovo polo di Fiera Milano. Un’immagine efficace, forse più di quella che si coglie a occhio nudo. Per noi, questi numeri significano promesse rispettate. A partire dalla data dell’inaugurazione: nel giorno in cui abbiamo posato la prima pietra del nuovo polo, di fronte alle autorità, il 6 ottobre 2002, avevamo lanciato un’ipoteca sul futuro, stimando nella fine di marzo 2005 il momento dell’inaugurazione.
Fondazione Fiera Milano è un’impresa peculiare, al confine tra “azienda” e istituzione. Agisce da privato negli interessi del pubblico, non ha azionisti, reinveste in se stessa i suoi utili, porta valore alla comunità. Viene percepita all’esterno, sia dal territorio sia dalle imprese, come soggetto autorevole. É il tessuto sociale ed economico che le attribuisce un ruolo vicino a quello delle istituzioni, se non di istituzione essa stessa.
Quando è cominciata la parabola della trasformazione del sistema fieristico milanese, quindi, la “chiave” di interpretazione vincente è stata cavalcare questa percezione. Capire che, più che di “fiera” in senso stretto, ci saremmo dovuti occupare di territorio. Di economia del territorio e delle sue relazioni. Sarebbe stato fuorviante partire con un approccio da “fieristi”, ovvero pensare prima all’impresa. Errore tanto più grave perché la fiera è un’impresa che a sua volta si occupa di altre imprese, che “produce” indotto, innovazione, scambi, cultura.
Come ha funzionato tutto questo? In primo luogo con il coordinamento e la condivisione di responsabilità con le istituzioni. Un rapporto di sussidiarietà reale tra Fondazione Fiera Milano e i suoi referenti istituzionali, inteso come collaborazione tra soggetti e non come delega al privato di ciò che lo Stato o gli enti locali non riescono a fare. In secondo luogo grazie al nuovo ruolo svolto dalla finanza, che ha dato fiducia a un’imprenditoria sana, dai metodi trasparenti. Così la rete intera ha ricevuto valore: il territorio, con la bonifica, l’indotto e i posti di lavoro attivati, le infrastrutture di collegamento. Fiera Milano, impresa leader di settore per numero di spazi venduti, che ora è all’avanguardia dal punto di vista del servizio espositivo, per ricerca estetica e accoglienza. E contemporaneamente le imprese lombarde e quelle italiane, che potranno utilizzare come mezzo di comunicazione e di promozione una struttura moderna e competitiva.
Per tutte queste caratteristiche, e per altre ancora, Fondazione Fiera Milano viene riconosciuta come una realtà unica. É una “fondazione di sviluppo” un soggetto economico nuovo che interviene su progetti specifici, come questo del nuovo polo, per esempio, mettendo insieme istituzioni, finanza, ricerca e sviluppo, mercato e interesse collettivo in una dimensione di collaborazione e condivisione reciproca. Una fondazione che si impegna a realizzare opere utili per il territorio e per la sua economia. Di più: che si impegna a mantenere le promesse, quelle di oggi e le prossime, da domani.
* Presidente della Fondazione Fiera Milano

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